2020-06-02
Il pm Antonio Sangermano: «Annientare l’osmosi tra Anm e Csm»
Antonio Sangermano (Ansa)
L'ex numero due del sindacato dei giudici, che criticò la legge Severino applicata retroattivamente al Cavaliere e irritò Luca Palamara: «Sistema incancrenito, gli incarichi nei due organi vanno resi incompatibili. Alla nostra categoria serve una rigenerazione etica».Antonio Sangermano, in magistratura dal 1994, è il capo della Procura del tribunale per i minorenni di Firenze, in passato pm a Milano, dove rappresentò l'accusa contro Silvio Berlusconi nel processo Ruby. È citato nelle chat del pm Luca Palamara perché, a proposito del decreto Sicurezza di Matteo Salvini, aveva osato difendere l'autonomia della politica e in un'intervista aveva definito la legge Severino inapplicabile a Silvio Berlusconi. È stato vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati. L'anno scorso ha lasciato la corrente di Unicost, la stessa di Palamara, in aperta polemica e ha fondato il Movimento per la Costituzione. Lei ha fatto arrabbiare i suoi colleghi definendo inapplicabile la legge Severino a Silvio Berlusconi e dicendosi contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere e alle adozioni delle coppie gay.«Sulla legge Severino espressi una mera valutazione tecnica, convinto che mai nessuno avrebbe osato tacciarmi di essere filo berlusconiano. Sbagliai, sottovalutando il peso determinante che l'ortodossia ideologica ha per alcune componenti dell'Anm. Il tema della liberalizzazione della droghe leggere è stato oggetto di dibattito al congresso dell'Anm di Siena e io sono fermamente contrario, in quanto questa opzione di fatto inoculerebbe nei giovani un sentimento giustificazionista. Quanto alle adozioni omoparentali, quei fascicoli trasudano di amore e umanità, e io ne ho il massimo rispetto. Ma non dovrebbe spettare ai giudici delineare la nozione di famiglia e dei cosiddetti nuovi diritti, ma al legislatore. Purtroppo in assenza di una legge, il giudice ricorre ai principi generali. È questa la delega all'ordine giudiziario che la politica non dovrebbe consegnare».Lei è anche stato uno dei pochi a difendere Salvini nel comitato direttivo centrale dell'Anm…«Io non ho affatto difeso l'ex ministro dell'Interno, ma un principio di diritto. Quando si discuteva del decreto Sicurezza, chiesi semplicemente che nel documento del Cdc fosse inserita una premessa che sottolineasse come la politica della immigrazione competa al governo, che la deve attuare nel rispetto della Costituzione e delle convenzioni internazionali. I magistrati possono al più evidenziare la congruità tecnica o meno delle soluzioni giuridiche che vengono date dal Parlamento, ma non disconoscere le istanze socioculturali che la politica ha inteso valorizzare, perché questo trasformerebbe l'Anm da sindacato di categoria a partito politico. Ed è proprio questo che io e pochi altri amici abbiamo strenuamente combattuto». Proprio quanto ha scritto il nostro direttore, Maurizio Belpietro. Procuratore, dicono che lei sia di destra... «È una vecchia tecnica quella di discreditare l'avversario attribuendogli posizioni e idee che non ha. A venire in gioco non sono le mie presunte idee politiche, ma una determinata concezione della giurisdizione, che per me è attuazione del diritto e non creazione. Io rigetto la concezione della giurisdizione intesa come forma della politica, militanza civica, strumento di promozione socioculturale e trovo che il collateralismo, di qualsiasi matrice, sia un tradimento della giurisdizione. Io non sono né di destra né di sinistra. Sono solo un magistrato. Anzi, come direbbe Leonardo Sciascia, un “piccolo giudice"». Palamara nelle chat annunciava le sue dimissioni. «Ho subito un linciaggio violento per le mie posizioni, invero pacifiche e volte a difendere la funzione da improprie sovrastrutture ideologiche, ma sarebbe profondamente sbagliato replicare a tanto odio con corrispettività. Non ne sarei mai capace. Mi sono dimesso dal Cdc perché credo in una Anm non politicizzata, pluralista e libera dal giogo dell'ambizione e del potere. Basta con la Anm partito di opposizione a intermittenza e fabbrica di comunicati su tutto e tutti. Ci sono correnti che pontificano su tutto lo scibile umano e sovra umano. Mi pare francamente inaccettabile». Una volta le carriere avvenivano per anzianità, poi è stata introdotta un nuovo tipo di valutazione incentrata teoricamente sulla meritocrazia. Che cosa non ha funzionato? «Il combinato disposto tra questa epocale riforma e la gerarchizzazione delle Procure ha creato una miscela esplosiva, che ha fomentato il potere delle correnti, ma anche ambizioni sfrenate. Bisogna prendere atto di quanto accaduto e tornare a valorizzare, mettendola al centro della valutazione, la precedente esperienza giurisdizionale, con clausole che consentano di non ripetere il tragico errore di cui fu vittima Giovanni Falcone (penalizzato nella corsa a procuratore di Palermo dalla giovane età, ndr)». Bisognerebbe rimodulare anche il rapporto tra politica e magistratura.«È un rapporto che funziona quando ognuno fa la sua parte, con senso dello Stato, rispetto della sfera di competenza istituzionale altrui, compostezza e sobrietà espressiva, e, aggiungo, con una sana distanza personale. Compito del giudice non è quello di creare il diritto, ma di esserne il rigoroso interprete oltre che il garante, partendo sempre dalla norma. La politica deve rispettare il lavoro dei magistrati, senza interferire con attacchi e delegittimazioni». Come intervenire sul sistema elettorale per evitare il controllo delle correnti sul Csm?«Spetta al legislatore trovare la corretta soluzione. Quel che posso dire è che il sorteggio, auspicato da molti, anche da alcuni magistrati, sarebbe una soluzione pessima, oltre che verosimilmente incostituzionale. Non si sorteggia neanche una assemblea di condominio, non vedo perché lo si dovrebbe fare con un organo di rilevanza costituzionale. Serve piuttosto un meccanismo elettorale che valorizzi le migliori professionalità nei territori, di modo che i candidati non siano cooptati dalle correnti, ma scelti dalla base per comprovate capacità e integrità morale. Le riforme però non basteranno mai da sole, serve una rigenerazione etica e il reciso annientamento del perverso e putrescente meccanismo osmotico tra Anm e Csm, perché quella è l'origine del male». Che cosa intende? «L'Anm deve tornare a essere sindacato di categoria, anche incentrato sulla tutela dei valori costituzionali dell'autonomia e della indipendenza, e non partito di opposizione a correnti alternate, trampolino di lancio per le candidature al Csm, rete di relazioni. Ci deve essere una incompatibilità netta tra questi due organi, per almeno due mandati. Troppo comodo però demonizzare solo Palamara, persino da parte di chi ne era intimo sodale. È l'intero sistema che è incancrenito e nell'Anm domina una sorta di “conformismo ideologico" che epura chiunque osi dissentire».