2020-11-14
Il «patto dell’Ora d’aria» che serviva a riempire il forziere dell’ex premier
Matteo Renzi (Getty images)
Dalla cena fiorentina ai benefici per i finanziatori. I quali tagliarono i fondi già nel 2014Metti, una sera a cena. Così, come in un film di Giuseppe Patroni Griffi, nasce il «patto» tra Open (allora Big bang) e alcuni dei suoi finanziatori. La cena è quella del 22 ottobre 2013, a poche settimane dalle primarie che incoroneranno Matteo Renzi segretario del Pd, in un ristorante di Firenze, L’Ora d’aria. Al banchetto partecipano lo stesso Renzi, l’avvocato Alberto Bianchi, Marco Carrai, gli imprenditori Vito Pertosa, Guido Ghisolfi (morto nel 2015), Luigi Pio Scordamaglia. È assente Beniamino Gavio, uno dei re delle autostrade italiane, che si fa rappresentare, secondo le carte in mano alla Procura del capoluogo toscano, da Ghisolfi. Sulla presenza del finanziere Davide Serra è sorta una querelle. Alla Verità, l’entourage del fondatore di Algebris l’ha smentita «categoricamente». La fattura da 585 euro, allegata al faldone dell’inchiesta, reca però una nota manoscritta: la voce «partecipanti», in cui figura anche «D. Serra». Comunque, il giorno dopo Serra riceve, come gli altri commensali (e Gavio), un’email da Bianchi, il quale enuclea una serie di «impegni reciproci». Gavio, Pertosa e Scordamaglia convengono di versare, per un lustro, 100.000 euro annui a Open. In cambio, assicura il legale, avranno «almeno tre incontri l’anno» con Renzi. Inizialmente, si legge nelle carte, «Serra si sarebbe impegnato “fungendo da terminale di raccolta tra i suoi amici di Londra”». A lui « sono riferibili» contributi per 225.000 euro, tra il 3 dicembre 2012 e il 17 novembre 2014. In quei mesi, Renzi è in fulminea ascesa. Quando vince le primarie, Bianchi giubila con i compagni dell’Ora d’aria: «È stato un innegabile successo […]. E grazie anche a voi, e agli impegni che avete preso e che state mantenendo». Sugli «impegni», il capo di Open torna in un’email del 31 dicembre, in cui augura «un magnifico 2014, nella speranza che si realizzino, nel privato e nel pubblico, tutte le cose cui tenete e teniamo». In effetti, a febbraio il neosegretario del Pd entra a Palazzo Chigi. Intanto, gli «impegni» verso la fondazione si sono trasformati in un vero e proprio «“patto dell’Ora d’aria”», cui Bianchi fa esplicito riferimento nella missiva del 15 gennaio 2014, in cui ringrazia «in particolare Beniamino Gavio, che ha già anticipato la somma anche di questo secondo trimestre». Gli inquirenti collegheranno le sue contribuzioni a una misura dello Sblocca Italia (novembre 2014), che proroga senza gara alcune concessioni, per lo più riconducibili proprio al gruppo Gavio. Le fortune di Renzi, tuttavia, si ribaltano entro il 2016. E il «patto» ne risente.Dei 100.000 euro in cinque anni che avrebbero dovuto versare i contraenti, sono arrivati 76.000 euro da Gavio negli anni 2013 e 2014; 50.000 euro da Michele Pizzarotti, il dominus dell’autostrada A35, nel solo 2014 (anche se il costruttore incontrerà più volte Bianchi e prenderà anche parte alla cena all’Harry’s di Firenze, il 15 gennaio 2016); 100.000 euro da Scordamaglia e Luigi Cremonini, per il periodo 2013 e 2014; 125.000 euro da Ghisolfi, tra il 2012 e l’anno della sua scomparsa; 100.000 euro da Pertosa nelle annualità 2013 e 2014. Quanto a Serra, il clima inizia a cambiare già quando Renzi approda alla presidenza del Consiglio. In un’email dell’11 luglio 2014, Bianchi gli chiede con apprensione «se vale ancora il vecchio impegno relativo ai 25.000 euro a trimestre ([...] se almeno potesse valere fino alla fine del 2014, sarebbe un gran sollievo…)». Il finanziere bocconiano risponde in italiano zoppicante: «Faro (sic) ancora tre versamenti poi basta. Se ero tra chi si è sbattuto di più per avere Matteo premier agli inizi e in tempi di battaglia, vedo conflitti ovunque oggi negli occhi di terzi che si vogliono fregare Matteo e ce (sic) rischio che più che aiutarlo lo si danneggi». Serra lamenta anche l’«effetto negativo pubblico» del suo sostegno, che gli è costato una mancata onorificenza al «merito civile», inizialmente proposta dall’ambasciatore a Londra: l’Alto rappresentante Ue, Federica «Mogherini e suo staff l’ha bloccata perché ha letto noi eravamo delle Cayman». E il 14 luglio, il fondatore di Algebris chiosa: «Il potenziale conflitto di interessi e (sic) letale ora che Matteo e (sic) premier. Quindi finisco impegni presi (ossia mia parte debito fondazione ha con terzi) e poi Basta finanziamenti». Non che, negli anni successivi, Open non sia riuscita a trovare altri canali di sostentamento (ad esempio, i versamenti dei Toto girati direttamente da Bianchi). Ma intanto il «patto dell’Ora d’aria», iniziato come Metti, una sera a cena, è finito come in un’altra pellicola: C’eravamo tanto amati.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)