2022-03-24
Come previsto, fine green pass mai. Ora il Wwf invoca quello climatico
L’organizzazione ambientalista vuole usare l’identità digitale per la transizione ecologica. Intanto in Italia si muovono i primi passi per l’utilizzo in chiave fiscale.Il green pass è per sempre. Se ci fossero dubbi, basta sfogliare l’ultimo decreto della presidenza del consiglio datato 2 marzo. Il testo rinnova la validità tecnica del certificato verde per 540 giorni rinnovabili in automatico e di un altro anno mezzo con un semplice dpcm. Sono ben più di tre anni. Ciò spiega chiaramente che nonostante il governo e, soprattutto, il ministro Roberto Speranza, abbiano promesso il progressivo spegnimento del green pass, si voglia giocare su una pericolosa ambiguità di fondo. Con la fine di marzo si esaurisce la copertura dello Stato di emergenza, un ombrello che ha permesso a Mario Draghi e al suo predecessore di applicare norme contrarie alla privacy e alla tutela della sfera privata dell’individuo. L’obiettivo dell’ultimo mese è stato far decadere lo status emergenziale (non più rinnovabile per motivi politici) e al tempo stesso lasciare intonsa l’intera struttura del green pass. Il gioco delle tre carte è stato facilitato dal fatto che tutte le telecamere italiane siano rivolte verso Est a raccontare ciò che accade in Ucraina. Così, nei prossimi due mesi, diminuirà fortemente il numero dei luoghi o locali per cui sarà richiesto di esibire il lasciapassare, ma in nessun caso verrà abolita l’impalcatura della carta verde. Resterà per le Rsa, per le strutture pubbliche e per quei luoghi che impongono una precisa identità fiscale. La Verità ne scrive da mesi. D’altronde l’obiettivo dell’Unione europea, un obiettivo apertamente dichiarato già a febbraio del 2020, è quello di trasformare i cittadini in identità digitali, tramite un «id wallet», un portafoglio appunto digitale che si sviluppa su una blockchain, guarda caso identica a quella messa in piedi per il green pass. Era dunque ovvio che la presunta finalità sanitaria (tracciare i positivi e poi i vaccinati) andasse a toccarsi con la finalità fiscale. Non si tratta di avvisaglie, ma di esempi concreti che a breve saranno esperienza quotidiana. Il ministero dell’Economia, scriveva ieri Italiaoggi, ha dato sostanzialmente il via libera alla proposta dei grillini di modificare la legge delega fiscale presentata nel corso delle riunioni di maggioranza da Vita Martinciglio, capogruppo M5s alla Camera, e ha sciolto sul punto le riserve. Le detrazioni mediche e altri sconti fiscali arriveranno sul conto corrente del contribuente notificate attraverso la app Io e non più attraverso la presentazione della documentazione in dichiarazione dei redditi. Ovviamente sembra portare con sé un vantaggio immediato. Incassare subito ciò che altrimenti sarebbe arrivato a mo’ di rimborso mesi e mesi dopo. Non si può però omettere un dettaglio. L’app Io nasce con funzioni sanitarie e integra la lettura del green pass e quindi ospita i dati transitati sulla blockchain costruita ad hoc per il green pass medesimo. Non sfugge che tutto l’investimento digitale portato a termine a partire da giugno 2021, con il contributo dell’Ue e l’impegno della Zecca dello Stato, comincia a dare i primi frutti. Poco importa se non verrà più richiesta l’esibizione del lasciapassare al momento di sedersi al tavolo del ristorante o per entrare in un negozio, lo strumento è sempre attivo sul telefono di milioni di italiani e potrà essere modulato per le future necessità.A ottobre dello scorso anno, il decreto Riaperture ospitò un articolo che apparentemente nulla ha a che fare con i colori delle Regioni o la possibilità di tenere chiuse o aperte le piscine. L’articolo 13 consente agli enti pubblici e alle partecipate dello Stato di scambiarsi, senza dichiararne lo scopo, dati e informazioni relative ai singoli cittadini. Dentro questa lunga lista, che viene aggiornata ogni anno dall’Istat, non c’è solo l’Agenzia delle Entrate, ma anche i consorzi che erogano l’acqua, quelli che gestiscono i trafori o altre infrastrutture. Ursula von der Leyen, a settembre del 2020, il giorno dell’insediamento, non ha nascosto l’obiettivo di comprimere i servizi pubblici, i sistemi di pagamento e di verifica fiscale in una sola app. A questo punto non è più un tema di se, ma di quando. Quando il green pass cambierà nome a svelerà i propri compiti fiscali? Quando la blockchain sviluppata durante la pandemia servirà a rendere realtà l’euro digitale? In Olanda, con i fondi Ue, si studia il modo di prelevare l’Iva al momento stesso della transazione. Certo, le anime belle ci ricorderanno che è solo per combattere l’evasione fiscale. A loro è bene sottoporre le richieste che pervengono dalle ali più estreme della società, ad esempio il Wwf. La sezione francese è entrata in questi giorni a gamba tesa nelle elezioni per l’Eliseo. Sul sito dell’organizzazione ambientalista campeggia un panda verde dentro un Qrcode. La richiesta è che si applichi il green pass per spingere la transizione ecologica. L’idea non coinvolgerà i singoli cittadini ma i politici - ai vari livelli - che saranno così costretti a utilizzare uno strumento digitale per misurare l’effetto e le ricadute di ogni legge sull’ambiente. Chiaramente, dietro la provocazione, c’è un’idea drammaticamente pericolosa. A decidere se una scelta legislativa sia più o meno buona per l’ambiente non sarà, in questa ottica, l’esperienza umana ma un parametro digitale. Valido anche per la legge finanziaria. Il compito di associazioni come il Wwf è quello di forzare la mano per consentire al legislatore di compiere un minimo passo indietro e far trangugiare al cittadino l’invasività dello strumento digitale. Gli scopi futuri sono praticamente infiniti, basterà accendere o spegnere il semaforo verde. Per questo sarebbe opportuno discutere adesso di cosa capiterà fra dieci anni. Nel 2032 sarà troppo tardi.