2019-09-01
Il papocchio è stato concepito a Biarritz
La strana creatura pentadem ha più di un genitore. Non si tratta di Nicola Zingaretti, Sergio Mattarella o Luigi Di Maio, ma delle cancellerie europee che al G7 hanno realizzato il loro piano. Per questo a Bruxelles si festeggia come ai tempi di Mario Monti e si aprono i cordoni della borsa.Nella grande confusione di questi giorni ci sono poche certezze e una ci pare la seguente. Questo governo, se nascerà, non sarà figlio di Luigi Di Maio e neppure di Nicola Zingaretti, cioè dei due che dovrebbero essere i genitori naturali del nuovo esecutivo. Il padre non sarà nemmeno Giuseppe Conte, che pur essendo virtualmente il presidente del Consiglio è destinato a non scegliere i ministri più importanti, perché quelli li vuole indicare Sergio Mattarella. A dire il vero, anche il capo dello Stato non può essere considerato il vero babbo del neonato, perché fosse per lui ne avrebbe fatto venire alla luce uno con caratteristiche più democristiane, scegliendone i lineamenti, le inclinazioni e il colore grazie alla fecondazione artificiale.Occhio però: se è vero che né Di Maio, né Zingaretti, tantomeno Conte o Mattarella, possono essere considerati i genitori del nuovo governo, l'esecutivo non è figlio di NN. Al contrario, la compagine che sta prendendo forma per dare vita a un ircocervo tecnico-politico dai contorni orripilanti, un papà e una mamma ce l'ha. Anzi, in linea con i tempi moderni e con le tendenze a ricorrere all'utero in affitto, questo governo, pur avendo un sesso indefinito, ha più genitori. Per rendersene conto è sufficiente rileggere le cronache di questi ultimi giorni, rintracciando tra le pagine dei giornali le tracce di Dna che consentono di ricostruire l'albero genealogico del nascituro. Cominciamo dal fondo, ovvero dall'ultimo reperto recuperato tra le righe della Repubblica di ieri. In un articolo dell'ottimo Goffredo De Marchis sui dolori del giovane Zingaretti si poteva leggere la notizia di una telefonata di Angela Merkel al Pd, probabilmente sul telefono di Paolo Gentiloni. Secondo il collega del quotidiano radical chic, la Cancelliera avrebbe detto all'ex premier che il governo «va fatto a ogni costo, perché serve a fermare i sovranisti». E poi, guarda caso, Gentiloni ha twittato dicendo che «bisogna fare in fretta». Chiaro il messaggio? Non importa se Di Maio alza il prezzo o se Renzi inciucia per non rinunciare alle poltrone. Conta poco anche la faccia del segretario del Pd, il quale prima giurava che con i grillini non avrebbe mai preso neppure un caffè e ora trangugia tutto, anche Conte premier. Non ci si deve preoccupare neppure del debito pubblico e dell'Iva che rischia di aumentare, perché a tutto ciò c'è rimedio, basta allentare i cordoni della borsa, mentre a Matteo Salvini no. Una traccia genetica si trova nell'intervista del commissario europeo Günther Oettinger. Pur essendo in uscita, il falco Ue ha rilasciato una serie di dichiarazioni molto confortanti all'emittente Swr. In pratica, l'uomo del bilancio Ue ha giudicato molto positivamente il reincarico a Conte, aggiungendo che Bruxelles «è pronta a fare qualsiasi cosa per facilitare il lavoro del governo italiano quando entrerà in carica e per ricompensarlo». La traduzione del linguaggio burocratico-politico europeo è chiara: se buttate fuori Salvini vi concediamo di indebitarvi un po' di più, cioè non vi teniamo più per il collo e potete sprecare quanto volete. Ma come? Non era indispensabile far calare il debito e ridurre il deficit? Non era l'Italia, per via dei suoi conti pubblici, la grande malata che metteva a repentaglio la costruzione dell'Europa? Balle. Si trattava di bastoni messi fra le ruote del governo gialloblù per farlo deragliare. Dal suo letto di dolore (è stato recentemente operato) si è fatto vivo anche Jean Claude Juncker, il presidente uscente della Ue, il quale pur degente si è sperticato in lodi nei confronti di Conte elogiandone la metamorfosi. Nella foga, lo ha addirittura paragonato a Tsipras, cioè a uno che per farsi eleggere promise ai greci fuoco e fiamme contro Bruxelles e poi ha messo a ferro e fuoco Atene. Tutto insomma lascia pensare che a decidere la nascita del Conte bis siano stati gli euroburocrati e le cancellerie straniere, proprio come accadde con il governo Monti, quando con una manovra esterna al Parlamento si decise di far fuori Silvio Berlusconi e di sostituirlo con il rettore della Bocconi. All'epoca, gli sponsor del ribaltone furono Nicolas Sarkozy e la Merkel, con la sponda di Giorgio Napolitano. Oggi uno dei principali artefici sarebbe Emmanuel Macron, con la solita Cancelliera. L'operazione Ursula von der Leyen, cioè l'elezione della nuova presidente della commissione Ue, sarebbe stata il banco di prova, poi il resto sarebbe stato perfezionato a Biarritz, convincendo anche Donald Trump a un endorsement a favore di Conte. Una regia perfetta per consentire la nascita di un governo in provetta, che non ha padri né madri naturali, ma tanti padrini. Un governo transgender, che - guarda caso - è benedetto pure dal Papa, perché i populisti, cioè i politici che danno la parola al popolo, fanno più paura dei governanti Lgbt, di genere incerto, ma di poteri forti.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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