2021-03-12
Il Papa in prima serata sfida Maria (De Filippi)
Il Papa e Don Pozza (Ansa)
«Vizi e Virtù», in onda sul Nove da sabato 20, vede il debutto di un pontefice alle prese con un programma di una tv generalista Bergoglio dialogherà con don Marco Pozza su abissi e vette dell'animo umano. E sarà guerra di ascolti con la regina di MediasetPortare il Papa di fronte ad un pubblico «meno garantito», così da rendere la speranza un valore universale, senza bandiere, etichette, senza il vincolo di una fede religiosa. Don Marco Pozza ha maturato l'idea di Vizi e Virtù nel carcere Due Palazzi di Padova, dove presta servizio. «Con il Santo Padre ha raccontato, «ho già lavorato ad una trilogia per Tv2000. Insieme, abbiamo analizzato il Padre Nostro, l'Ave Maria, il Credo. Ringrazio di aver avuto questa opportunità, ma la connotazione del prodotto, allora, è stata necessariamente partitica»: pensata per un pubblico di fedeli e a questo rivolta. «Un giorno, in carcere, ho visto una riproduzione fedele della Cappella degli Scrovegni di Giotto. Mi sono fermato a guardarla. Ho realizzato solo allora quanta ricchezza Giotto abbia lasciato a Padova. Vedere il suo lavoro riflesso negli occhi delle 500, 600 persone del carcere ha fatto nascere in me un sospetto bellissimo», ha continuato Don Pozza, portando alla luce una dialettica antica, tra Bene e Male. «Nessun uomo è solo vizio o solo virtù: ciascuno di noi ha dentro l'Arcangelo e ha dentro la Bestia». Una consapevolezza, questa, che ha portato il parroco a pensare ad un contenuto televisivo attraverso il quale normalizzare il conflitto. «Giudicare è un'azione facile, ben più difficile è ascoltare, addentrarsi in una zona crepuscolare così come ci ha insegnato Francesco. Noi non vogliamo dare risposte, punti esclamativi. Ci piacerebbe, però, che qualche spettatore andasse a letto con qualche domanda in più», ha detto ancora, raccontando l'esigenza di destinare il proprio prodotto televisivo, rinominato Vizi e Virtù, ad un pubblico diverso, non scontato. «Ho pensato a Nove e, nel titolo, ho voluto richiamare una grammatica antica, già propria di Aristotele». Vizi e Virtù, in onda in tre prime serate, sabato 20 e 27 marzo, e la domenica di Pasqua, non è, dunque, un contenuto di propaganda, finalizzando all'evangelizzazione di chi non abbia «il dono della fede». È, piuttosto, uno spunto di riflessione, cui l'epoca odierna conferisce una sua attualità, una sua urgenza. «Dio non ama l'aggettivazione della persona, ama la persona, com'è, peccatori o non peccatori», ha detto, in un estratto del programma, papa Francesco, cui Don Pozza si rivolge con il «Tu», «pronome non della villaneria, ma della confidenza», da cui sola sarebbero potute nascere le sette puntate dell'evento. Un evento in cui gli affreschi di Giotto dettano il ritmo di una narrazione si muove su due binari, tra i sette vizi, le sette virtù e storie comuni che possano esserne la concretizzazione. Vizi e Virtù, che nella giornata del 22 aprile avrà una distribuzione mondiale, ha uno sviluppo orizzontale. Il Papa e don Marco Pozza raccontano la coesistenza, nell'uomo, di Bene e Male: di Ira, Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza e di Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Fede, Speranza e Carità. Poi, le loro parole cedono il passo ad un approfondimento verticale. Persone comuni raccontano le proprie storie. Un ex boss mafioso, Domenico Vullo, parla della moglie, della fedeltà con cui ha cresciuto da sola i loro bambini. Il padre di un bimbo affetto da tetraparesi spastica spiega come la disperazione sia stata motore d'azione e si sia tramutata in speranza. Due madri raccontano la carità, un carcerato l'ira. «Italo Calvino diceva che bisogna sapere riconoscere chi “in mezzo all'Inferno, non è inferno". Bisogna alimentare la speranza. Spesso, mi si rimprovera di essere eccessivamente mediatico, ma io dico che, se c'è gente che ha il coraggio di andare in televisione e spettacolarizzare la disperazione, perché mai dovrei vergognarmi di raccontare la speranza?», si è chiesto don Pozza, che nel progetto, diretto da don Dario Viganò (ex prefetto della Segreteria per la comunicazione), ha voluto coinvolgere alcuni famosi, J-Ax, Mara Venier, Sinisa Mihajlović, Elisa Di Francisca, Silvia Avallone, Carlo Verdone. I volti noti di spettacolo, sport e televisione sono stati chiamati ad approfondire, ciascuno attraverso la propria storia personale, alcuni aspetti di quel che le puntate raccontano. Non c'è stato studio o copione. I sei hanno raccontato con semplicità la propria natura umana, fragilità e forza di esseri comuni le cui confessioni possono arrivare più forti, più chiare, ad un pubblico giovane. «Papa Francesco riconosce che l'informazione è terapia», ha detto ancora Don Pozza, il cui programma debutterà nel giorno, lo stesso, in cui Maria De Filippi esordirà con la nuova edizione di Amici, su Canale 5. «Non voglio andare “contro" nessuno», ha dichiarato il parroco. Ma la speranza che qualcuno decida di seguire la sua conversazione con Francesco, traendone «non risposte, ma domande», è ben viva e pulsa quanto il messaggio del Papa, che ai protagonisti della serie ha voluto regalare una massima, insieme assolutoria e motivazionale. «Quando si decide di andare avanti, di riprendere gli atteggiamenti giusti, di lottare, sempre si fa vita. La fede è un dono, non sempre riusciamo a rendercene conto ed a portarlo avanti. Un giorno ho la fede, un altro giorno non la sento, l'ho persa, non l'ho persa. Ma questa è la strada dei giusti», le parole del Santo Padre.