2020-12-13
Il Natale finisce nell’ingorgo del Parlamento
Sul via libera agli spostamenti tra Comuni sarà il caos fino all'ultimo. Mentre Giuseppe Conte illude gli italiani, Francesco Boccia e Roberto Speranza alzano le barricate. Serve un decreto legge ad hoc, ma il premier ha scaricato tutto su Camera e Senato, già oberati tra manovra e dl Ristori.Natale a Palazzo Chigi non è il titolo di un nuovo cinepanettone, anche se gli ingredienti per un successone ci sarebbero tutti: la collaudata coppia di attori (Giuseppe Conte e Rocco Casalino), le barzellette (i provvedimenti del governo), la scena finale in cui si scoprono tutti gli altarini (il giorno in cui si capirà che le promesse di Giuseppi di un allentamento dei vincoli il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio sono difficilissime da mantenere). Conte, dando vita alla ennesima capriola, ha dato una speranza agli italiani, letteralmente inferociti per il divieto di spostamento tra Comuni a Natale, Santo Stefano e il primo dell'anno. Una norma letteralmente oscurantista, un castigo inutile e dannoso al quale verranno sottoposti gli italiani che vivono nei Comuni più piccoli: mentre un residente di una grande città potrà attraversarla, percorrendo chilometri e chilometri, per raggiungere i familiari per gli auguri, chi risiede in un piccolo centro non potrà andare a far visita ai propri cari che si trovano in un Comune limitrofo, pur a poche centinaia di metri di distanza.Lo stesso Conte, dicevamo, si è reso conto, o ha finto di rendersi conto, di quanto cervellotica e profondamente ingiusta sia questa norma: «È chiaro», ha detto Conte, «che chi vive in una grande città e ha i congiunti prossimi ha la possibilità di muoversi. Chi è in paesini più piccoli, può avere qualche difficoltà. Se il parlamento, assumendosene tutta la responsabilità, vuole introdurre eccezioni sui Comuni più piccoli, in un raggio chilometrico contenuto, torneremo su questo punto. Il parlamento è sovrano. Ma grande cautela», ha concluso Conte, «in qualsiasi eccezione».Dunque, per consentire gli spostamenti tra Comuni anche nei tre giorni per i quali il governo ha introdotto il divieto, bisognerà aspettare la decisione del parlamento. Bene, anzi malissimo: mancano 10 giorni al Natale e non è assolutamente chiaro come si possa pensare, con Camera e Senato oberate di lavoro, a partire dall'esame della legge di Bilancio, come possano i parlamentari trovare il tempo per varare una legge che consenta questi benedetti spostamenti. Una delle ipotesi è un emendamento al dl Ristori, che domani sbarca in Aula al Senato dopo il via libera in Commissione. Ma non sono solo i tempi e le modalità dell'eventuale dibattito in parlamento a spingerci al pessimismo riguardo alla effettiva concretizzazione della promessa di Conte. Il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, e quello alla Salute, Roberto Speranza, pasdaran della linea rigorista, irriducibili del divieto di spostamento, alzano le barricate: «Il parlamento ovviamente è sovrano», sottolinea Boccia, «e se il parlamento deciderà nella sua interezza di rimuovere i limiti fra i confini comunali rendendo tutto aperto, chi lo farà ne risponderà davanti alle persone che invece chiedono rigore e che noi intendiamo garantire. Che questa discussione venga fuori all'improvviso, solo per tre giorni di festa nei quali abbiamo semplicemente applicato norme che sono in vigore da un mese e mezzo», aggiunge Boccia, «deve farci riflettere non poco sul tentativo di cercare sempre la scorciatoia. Lo ribadisco perché né io, né il ministro Speranza né gli altri esponenti del governo abbiamo intenzione di deflettere sul rigore e sulla difesa dei più fragili. Se è necessario chiarire, o con un chiarimento vero e proprio o con una norma, che nei piccoli Comuni confinanti è necessario autorizzare anche il passaggio», sottolinea Boccia, «non abbiamo nulla in contrario. Se invece, rimuovendo questa regola, si vuole far prevalere le ragioni della festa, dell'assembramento, dell'incontro tra tanti parenti, noi siamo contrari e non lo consentiremo».«Sono preoccupato», dice all'Ansa il ministro Speranza, «per le due settimane delle feste natalizie. Se passa il messaggio liberi tutti si ripiomba in una fase pericolosa a gennaio e febbraio quando saremo in piena campagna vaccinale. La mia linea è, e resta, quella della prudenza». Continua a chiedere buon senso Matteo Salvini: «Se su questo il governo ci ascolta e cambia idea», dice il leader della Lega e del centrodestra, «ne sono felice. Meglio tardi che mai. La tutela della salute è fondamentale. Nessuno vuole assembramenti, festoni, veglioni, cene con 200 persone, trenini o cose strane. Però il diritto alla famiglia, all'affetto sicuro e protetto di paese in paese, poter portare una fetta di panettone, un sorriso a un anziano solo, a una persona sola nel paese di fianco non mette a rischio la salute di alcuno», conclude Salvini, «ma scalda i cuori». «Impedire a Natale il passaggio da un Comune all'altro», aggiunge la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, «avrebbe abbandonato alla solitudine milioni di italiani e avrebbe impedito alle famiglie di vivere le feste insieme. Il centrodestra ha presentato una mozione che è stata calendarizzata e il presidente Conte ha detto di essere aperto alla revisione di quella decisione».Intanto, cambiano colore alcune Regioni: Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte passano dall'arancione al giallo. L'Abruzzo oggi torna arancione: la Regione dal 6 dicembre si trovava in fascia arancione grazie a una ordinanza del presidente Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia. Contro questa ordinanza il governo ha fatto ricorso al Tar, che l'ha accolto, sospendendo l'efficacia del provvedimento e ritingendo l'Abruzzo di rosso, ma solo per 24 ore, poiché oggi sarebbe tornato comunque arancione. Protesta la Toscana: «La Toscana in zona arancione è una decisione ingiusta e immotivata», attacca il presidente Eugenio Giani, «mi sento di segnalare questa ingiustizia, perché i dati ci portano a condizioni di zona gialla, di possibilità di movimento e di libertà delle persone».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.