2020-02-04
Il mito Nino Benvenuti prende a cazzotti i negazionisti delle foibe
Esce l'autobiografia a fumetti del campione di boxe che racconta il suo esodo e il dramma degli istriani. Che qualcuno prova ancora a oscurare.Per i martiri delle foibe non c'è mai pace: la sinistra ossessionata dalla «memoria» continua a negare e a calpestare quella degli italiani massacrati dai titini. Siamo addirittura arrivati al paradosso per cui a occuparsi delle foibe in una sede istituzionale di primo piano sarà l'Associazione nazionale partigiani, che sull'argomento ha sempre tenuto una posizione quanto meno ambigua (e addirittura giustificazionista in alcune occasioni). Oggi, infatti, nella Biblioteca del Senato si terrà un incontro intitolato Il fascismo di confine e il dramma delle foibe, organizzato proprio dall'Anpi. Si tratta di un seminario in cui, ovviamente, non mancherà la proverbiale intemerata su «I crimini dei fascisti (1919-1945)» (così si intitola l'intervento di Marta Verginella, dell'Università di Lubiana). Non ce la fanno proprio. Invece di commemorare gli italiani sterminati in modo atroce solo perché italiani devono per forza tirare in ballo il fascismo e dunque, nemmeno troppo implicitamente, suggerire che il massacro qualche ragion d'essere in fondo l'aveva. Ha totalmente ragione Marcello Veneziani, che su Twitter ieri ha commentato: «È un'infamia storica e un oltraggio ai caduti nelle foibe che in Senato la rievocazione ufficiale sia affidata all'Anpi. La dittatura sulla Memoria sta diventando insopportabile».Purtroppo il caso del Senato è forse il più grave ma non certo l'unico. In vista del Giorno del ricordo (10 febbraio) un po' ovunque stanno scoppiando le solite, immonde polemiche. Fortuna che a sgombrare il campo dalle offese negazioniste arriva una voce di devastante potenza: quella di Nino Benvenuti. Esatto, il campione mondiale dei pesi medi di pugilato, l'uomo che è rimasto sulla vetta del mondo dal 1967 al 1970, uno degli sportivi italiani più famosi di tutti i tempi, medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1960. Benvenuti è istriano, è nato a Isola d'Istria il 26 aprile del 1938 e ha vissuto sulla sua pelle il dramma dell'esilio. Ora ha deciso di raccontarlo in una straordinaria autobiografia. Si tratta di un racconto molto particolare, prima di tutto perché il campione ha scelto il medium del fumetto per mettere in scena la propria storia.Il volume autobiografico si intitola Il mio esodo dall'Istria, ed è firmato da Benvenuti assieme a Mauro Grimaldi, per i disegni del giovane e bravo Giuseppe Botte. A pubblicarlo, con una postfazione di Emanuele Merlino, è l'editore Ferrogallico. Il libro a fumetti sarà presentato giovedì, sempre in Senato (ed è una bella risposta alle cialtronate di marca Anpi) dal campione su iniziativa di Ignazio La Russa. Poi sarà disponibile in libreria a partire dal 15 di febbraio. Non si tratta però di una semplice autobiografia. In quest'opera il tema dell'esodo istriano (come del resto rivela il titolo) è preponderante. Il racconto è cinematografico, ed è incredibilmente valorizzato dal tratto di Botte, che è stato allievo di un maestro senza pari del fumetto come Enrique Breccia. Il suo bianco e nero è estremamente suggestivo, e le parole scolpiscono una tragedia che non si può cancellare. È stato proprio Benvenuti, qualche tempo fa, a rilasciare commoventi dichiarazioni al Corriere della Sera sulla sua terra. «Ancora oggi mi sento un esule», disse il campione. «Ci ho lasciato il mio cuore e la mia rabbia per essere stato derubato della mia identità. Solo l'esodo di 350.000 istriani ha evitato che si consumassero massacri ancora più brutali di quelli delle foibe. Quando siamo arrivati in Italia, ci chiamavano fascisti, ma eravamo italiani, da allora non ho più avuto una patria».Nell'introduzione al volume, Nino dà una risposta formidabile a tutti coloro che, ancora oggi, vorrebbero nascondere una delle più orribili tragedie del secolo passato. «Ci sono storie che non si possono dimenticare», scrive. «La mia è una di quelle. Di un popolo intero. Cacciato, umiliato, calpestato, strappato dalla propria terra senza che nessuno, dico nessuno, abbia alzato un dito per difenderlo». È il dramma, quello che Benvenuti racconta, «di un popolo dimenticato, la cui storia è stata oscurata per anni, cancellata dai libri di storia, negata. Solo la forza di chi non ha mai abbassato la testa - di chi, nonostante tutto, ha conservato la propria dignità, di chi non si è mai arreso - ha ridato voce a tutti noi istriani, fiumani e dalmati, anzi italiani. Si perché le eravamo prima e lo siamo oggi. Italiani». Ecco, in queste poche frasi c'è tutto l'orgoglio di chi, nonostante le ferite, la fatica e la sofferenza, non cessa di combattere. È emblematico che sia proprio un pugile a dare voce al popolo istriano, perché gli italiani costretti all'esilio non hanno mai gettato la spugna, esattamente come fanno i grandi combattenti sul ring. Nonostante le botte, nonostante il sangue e il dolore, nonostante il sudore e le gambe che sembrano di piombo. Erano italiani e lo sono rimasti. «Nessuno di noi ha mai cessato di esserlo e questo vorrei gridarlo a chi, al nostro rientro forzato in Italia», scrive Benvenuti, «ci ha accolto con insulti, con offese, con brutalità. A chi, per oltre mezzo secolo, ha negato le migliaia di morti, le violenze, le foibe. A chi, ancora oggi, nega». Questi negazionisti il campione li manda al tappeto senza tanti complimenti. E ricorda a tutti che non si può mai abbassare la guardia: «Bisogna fare ancora uno sforzo, perché non tutti sanno - soprattutto le giovani generazioni - ed è giusto che sappiano. È giusto, perché fa parte della loro storia, non la storia scritta sui libri di scuola ma quella fatta di pagine bianche che devono essere riempite. Per rispetto di chi non c'è più». Quando ha lasciato, anzi quando lo hanno trascinato via dalla sua terra, Benvenuti aveva appena 16 anni. «Era il 1954. È passato tanto tempo. Troppo. Ma non bisogna dimenticare. Io non ho mai dimenticato. Chi sono, da dove vengo, le mie origini». C'è ancora qualcuno, oggi, che vorrebbe preservare l'oblio, che vorrebbe oscurare la memoria e per questo continua a raccontare bugie tirando in ballo il fascismo e le presunte colpe degli istriani, dei dalmati e di tutti coloro che sono stati sradicati a forza. Le parole di Benvenuti sono una risposta perfetta a chi diffonde menzogne. Sono un pugno di granito in piena faccia.