2021-09-24
Il Mise dimezza il fondo di Patuanelli. Il piano anti Covid grillino è già morto
Stefano Patuanelli (Ansa)
Nato sotto il Conte bis su iniziativa dell'esponente 5stelle, Enea tech doveva sostenere la filiera biomedicale. Ma i 400 milioni aggiuntivi stanziati appena due mesi fa sono stati ritirati perché giudicati «non necessari».Per l'ex ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, la fondazione Enea Tech deve essere stato un boccone amaro da digerire. Di quelli che creano ancora oggi qualche mal di pancia. Soprattutto dopo che il 17 settembre la sua creatura ha dovuto dire addio a una dote da 400 milioni, ammontare che è finito nelle tasche della Invitalia di cui Domenico Arcuri è amministratore delegato. Il motivo di tanta amarezza per Patuanelli si può intuire. Il 25 agosto 2020, circa tredici mesi fa, fu proprio l'ex numero uno del Mise a firmare il decreto che sanciva lo statuto di Enea Tech. L'obiettivo della fondazione, operativa a partire dal dicembre 2020 e nata nell'ambito del decreto Rilancio, doveva essere quello di promuovere investimenti e iniziative in materia di ricerca e sviluppo con particolare riferimento alle start up e Pmi innovative.Peccato che due mesi dopo la partenza dell'istituto, quando a febbraio il Mise passa sotto la guida di Giancarlo Giorgetti, tutto cambi. Il nuovo numero uno del Mise, forse anche per sedare le critiche di chi riteneva la fondazione un clone del Fondo nazionale innovazione in capo a Cdp, decide di cambiare nome, statuto, vertici e obiettivi nell'ambito del decreto Sostegni bis. In pratica, la fondazione Enea Tech viene rivoltata come un calzino. A dicembre 2020, insomma, la fondazione parte con le migliori intenzioni e un tesoretto da mezzo miliardo di euro. A questi fondi, a seguito della trasformazione voluta da Giorgetti nel Sostegni bis a luglio, vengono aggiunti 400 milioni per progetti di riconversione. Contestualmente, siamo a giugno 2021, Patuanelli, grazie a un emendamento, tenta di ripristinare le funzioni iniziali della fondazione da lui voluta. Alla fine, si trova un compromesso. La nuova norma prevede la trasformazione del soggetto in «Enea Tech e Biomedical», in grado di occuparsi anche di «potenziamento della ricerca, sviluppo e riconversione industriale del settore biomedicale verso la produzione di nuovi farmaci e vaccini». La nuova disposizione prevede che 250 milioni siano destinati esplicitamente ai settori dell'economia verde e circolare, dell'It, dell'agritech e del deep tech. Ci sono, inoltre, altri 400 milioni per il settore biomedicale.A questo punto il cda della Fondazione viene azzerato. Quello nuovo prevede cinque poltrone: due nomine dal Mise, una da Enea, una dal ministero dell'Istruzione e università e una dal ministero della Salute. Alla presidenza si pensava dovesse andare una vecchia conoscenza del governo Conte 1, l'ex ministro del Tesoro, Giovanni Tria. Ma, in realtà, un cda con nomi e cognomi non è mai stato costituito. Proprio nel momento in cui si sente l'odore della ripartenza, però, l'immobilismo la fa da padrone. Nonostante un nuovo cda e un tesoretto ben definito, il sito della Fondazione da maggio 2021 appare fermo e tale rimane tuttora. «In progress» si legge. Come se non bastasse, manca anche lo statuto.Così, si arriva a settembre. Il 17 arriva l'ultima doccia fredda per la creatura che fu di Patuanelli. La dote da 400 milioni, dopo nemmeno tre mesi, finisce sotto il controllo della Invitalia di cui è ad l'ex commissario per l'emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri. Giuseppe Bronzino, direttore generale della direzione per gli incentivi alle imprese del Mise, lo scrive nero su bianco con un provvedimento a sua firma. In parole povere, i fondi stanziati non riescono a trovare un collocamento, così gli uffici di Giorgetti decidono di spostarli verso lidi migliori, quelli di Invitalia, appunto. Restano comunque i 500 milioni destinati alla Fondazione sin dalla sua nascita. Il problema è che nessuno saprebbe come utilizzarli, in mancanza di una governance definita. Inizialmente l'obiettivo era di destinare 250 milioni ad attività specificamente biomedicali: biotecnologie, telemedicina, produzione di dispositivi medicali e prevenzione delle emergenze sanitarie mentre gli altri 400 sarebbero dovuti servire per finanziare start up operanti nell'intelligenza artificiale o nell'elettronica.Alla fine, purtroppo, nulla di tutto questo è avvenuto. In più, spiace per i 31 dipendenti che si trovano costretti a gestire un progetto al momento senza obiettivi. L'unica novità rilevante è che con il passaggio dei fondi sotto il cappello di Invitalia, dallo scorso lunedì è stato riaperto il bando per presentare le richieste di agevolazione per investimenti di grandi dimensioni da realizzare attraverso i Contratti di sviluppo.I 400 milioni transitati sotto l'egida di Enea Tech non serviranno più per finanziare l'innovazione, ma per sviluppare l'occupazione sul territorio. «Ai fini della sottoscrizione di un accordo di programma o di un accordo di sviluppo», si legge sul bando, «il decreto del ministero dello Sviluppo economico prevede che le aziende, nel caso abbiano previsto un incremento occupazionale, si impegnino a procedere prioritariamente all'assunzione dei lavoratori» percettori di interventi a sostegno del reddito, disoccupati a seguito di procedure di licenziamento collettivo o lavoratori delle aziende del territorio di riferimento coinvolte da tavoli di crisi attivi presso il Mise.La creatura di Patuanelli, insomma, è ad oggi un buco nell'acqua. Mezzo miliardo di euro farebbero senza dubbio gola alle tante aziende italiane che operano nel biotech. Peccato solo che le richieste di finanziamento finirebbero sempre e comunque senza risposta. Al momento, infatti, Enea Tech e Biomedical è soltanto una fondazione senza testa.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)