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2019-04-04
Il ministro Trenta tradita dai generali. E Leonardo affossa Piaggio
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Ansa
I generali accerchiano il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Nel giro di un mese il numero uno di via XX settembre è stata smentita due volte su un tema delicato come il salvataggio di Piaggio Aerospace, azienda strategica per l'industria militare italiana. La prima il 12 marzo scorso, quando il capo di stato maggiore dell'aeronautica Alberto Rosso ha spiegato in commissione che il progetto del P.1HH non serve, smentendo la posizione assunta in febbraio dal Mise, che si impegnava a un investimento di 250 milioni di euro per l'azienda che si ritrova in amministrazione straordinaria. La seconda smentita è arrivata ieri, durante l'incontro tra il commissario straordinario di Piaggio, Vincenzo Nicastro, e i sindacati. Se poche ore prima il ministro Trenta aveva dichiarato che «la Difesa continua a supportare la creazione delle condizioni idonee ad una soluzione più duratura possibile, che possa contemperare al meglio le esigenze operative dello Strumento militare e il valore strategico dell'azienda», dopo poche ore è arrivata la doccia fredda di Nicastro.
A fronte dell'assenza di ordini e della mancanza di lavoro in alcuni settori, il commissario ha annunciato l'avvio della procedura di cassa integrazione per un massimo di 1.027 dipendenti. «È partita la procedura di cassa integrazione e non la cassa vera e propria, – ha poi specificato a margine Nicastro. – Forse c'è stato un misunderstanding e qualcuno che ha partecipato all'incontro ha poi comunicato notizie non vere: le smentisco nella maniera più categorica. Avviamo la procedura per la cassa, poi valuteremo e verificheremo con i sindacati la mancanza dei carichi di lavoro e i numeri saranno ristretti rispetto alle oltre mille persone di cui stiamo parlando. Lo giudico un panico ingiustificato e fuori luogo. La procedura prevede 25 giorni di consultazioni e poi, ai primi di maggio, dovrebbe partire la cassa per le persone per le quali, al momento, non ci sono i carichi di lavoro».
Smentita o no, l'aria inizia a farsi pesante a Genova e Villanova d'Albenga. Se si valuta la situazione da una prospettiva politica, è indubbio che il ministro Trenta sia stata messa in angolo due volte, prima da Rosso e poi da Nicastro, e, nel primo caso almeno, in maniera imprevedibile e sconcertante. Risulta infatti alla Verità che il giorno precedente la sua audizione in commissione, il gen. Rosso abbia dato piene rassicurazioni sul suo supporto al programma P.1HH persino di fronte al capo di stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, che per anni è stato il "watch dog" del progetto e di Piaggio (e forse, in assenza di nuove nomine, lo è ancora). In questo ruolo, avrebbe dovuto esercitare i poteri speciali riservati allo stato italiano dalla legge Golden Power, tra cui alcuni risultano oggi particolarmente disattesi: quello di vegliare costantemente sull'equilibrio economico-finanziario dell'azienda ligure e quello di garantire la continuità delle sue operazioni in settori strategici per la difesa, tra cui la manutenzione motori.
Questo succedersi di strani eventi dà l'impressione che il destino di Piaggio sia segnato: un fallimento che porterà a uno spacchettamento dei vari rami d'azienda, con la parte motori appetibile proprio per Leonardo. Il dubbio che il cammino di Piaggio fosse condizionato da Leonardo è sorto a molti il giorno della nomina del commissario, quando venne "sorteggiato", tra i tanti candidati, proprio il nome di Vincenzo Nicastro. E non è forse un caso che quest'ultimo avrebbe dovuto incontrare venerdì, subito dopo l'annuncio della cassa integrazione, Alessandro Profumo: ma l'incontro non ci sarà per il numero uno di piazza Montegrappa si trova in Perù. D'altra parte i due si conoscono bene da anni: hanno lavorato insieme ai tempi in cui Profumo era amministratore delegato di Unicredit e insieme sono stati indagati per usura bancaria.
Sempre il caso (che c'entra per molto in questa storia, evidentemente) vuole inoltre che, nel giorno in cui il commissario straordinario di Piaggio annuncia la cassa integrazione, in visita agli stabilimenti di Leonardo a Grottaglie in Puglia sia arrivato l'ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg. La nostra azienda della Difesa e gli Stati Uniti sono da tempo legati a doppio filo, anche a causa dell'acquisizione da parte di Finmeccanica, nel 2008, di Drs, tra i principali fornitori del Pentagono. In ambienti della Difesa c'è chi sostiene che la sparizione di Piaggio, che avrebbe potuto, se ben gestita, rappresentare un contributo strategico italiano allo sviluppo del drone europeo, non sia per nulla sgradita a Washington. Non solo. La stessa sparizione sarebbe addirittura favorita da Leonardo, il cui unico obiettivo sembra essere quello di mantenere il monopolio incontrastato in Italia nell'ambito della difesa.
A fare le spese di una vicenda complessa, ambigua, dove da anni ciò che appare è ben diverso da ciò è vero, è oggi Elisabetta Trenta, tradita dai generali, inascoltata dal commissario Nicastro e ora costretta a difendersi dagli attacchi di sindacati e opposizione, che persistono a dire cha la sola soluzione apparente per salvare l'azienda ligure sarebbero i fondi statali negati. Ammesso che altri finanziamenti di tipo assistenziale fossero possibili, non rappresenterebbero di certo la panacea, in assenza di un piano industriale serio e di un management competente e coraggioso. Eppure dice il segretario generale della Cgil Maurizio Landini «è inaccettabile quello che sta accadendo in questi giorni e il rischio che si prospetta per il futuro del lavoro e dell'occupazione. Chiediamo al Governo di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità per scongiurare un declino che appare irreversibile se non verranno mantenuti gli impegni più volte assunti».
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Riduci
In meno di due settimane il numero uno della Difesa viene smentita sull'azienda di Villanova d'Albenga. Il commissario straordinario Vincenzo Nicastro propone cassa integrazione per quasi tutti i lavoratori. Si va verso il fallimento. Ma oggi non ci sarà l'incontro con Alessandro Profumo che è in Perù.I generali accerchiano il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Nel giro di un mese il numero uno di via XX settembre è stata smentita due volte su un tema delicato come il salvataggio di Piaggio Aerospace, azienda strategica per l'industria militare italiana. La prima il 12 marzo scorso, quando il capo di stato maggiore dell'aeronautica Alberto Rosso ha spiegato in commissione che il progetto del P.1HH non serve, smentendo la posizione assunta in febbraio dal Mise, che si impegnava a un investimento di 250 milioni di euro per l'azienda che si ritrova in amministrazione straordinaria. La seconda smentita è arrivata ieri, durante l'incontro tra il commissario straordinario di Piaggio, Vincenzo Nicastro, e i sindacati. Se poche ore prima il ministro Trenta aveva dichiarato che «la Difesa continua a supportare la creazione delle condizioni idonee ad una soluzione più duratura possibile, che possa contemperare al meglio le esigenze operative dello Strumento militare e il valore strategico dell'azienda», dopo poche ore è arrivata la doccia fredda di Nicastro. A fronte dell'assenza di ordini e della mancanza di lavoro in alcuni settori, il commissario ha annunciato l'avvio della procedura di cassa integrazione per un massimo di 1.027 dipendenti. «È partita la procedura di cassa integrazione e non la cassa vera e propria, – ha poi specificato a margine Nicastro. – Forse c'è stato un misunderstanding e qualcuno che ha partecipato all'incontro ha poi comunicato notizie non vere: le smentisco nella maniera più categorica. Avviamo la procedura per la cassa, poi valuteremo e verificheremo con i sindacati la mancanza dei carichi di lavoro e i numeri saranno ristretti rispetto alle oltre mille persone di cui stiamo parlando. Lo giudico un panico ingiustificato e fuori luogo. La procedura prevede 25 giorni di consultazioni e poi, ai primi di maggio, dovrebbe partire la cassa per le persone per le quali, al momento, non ci sono i carichi di lavoro».Smentita o no, l'aria inizia a farsi pesante a Genova e Villanova d'Albenga. Se si valuta la situazione da una prospettiva politica, è indubbio che il ministro Trenta sia stata messa in angolo due volte, prima da Rosso e poi da Nicastro, e, nel primo caso almeno, in maniera imprevedibile e sconcertante. Risulta infatti alla Verità che il giorno precedente la sua audizione in commissione, il gen. Rosso abbia dato piene rassicurazioni sul suo supporto al programma P.1HH persino di fronte al capo di stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, che per anni è stato il "watch dog" del progetto e di Piaggio (e forse, in assenza di nuove nomine, lo è ancora). In questo ruolo, avrebbe dovuto esercitare i poteri speciali riservati allo stato italiano dalla legge Golden Power, tra cui alcuni risultano oggi particolarmente disattesi: quello di vegliare costantemente sull'equilibrio economico-finanziario dell'azienda ligure e quello di garantire la continuità delle sue operazioni in settori strategici per la difesa, tra cui la manutenzione motori.Questo succedersi di strani eventi dà l'impressione che il destino di Piaggio sia segnato: un fallimento che porterà a uno spacchettamento dei vari rami d'azienda, con la parte motori appetibile proprio per Leonardo. Il dubbio che il cammino di Piaggio fosse condizionato da Leonardo è sorto a molti il giorno della nomina del commissario, quando venne "sorteggiato", tra i tanti candidati, proprio il nome di Vincenzo Nicastro. E non è forse un caso che quest'ultimo avrebbe dovuto incontrare venerdì, subito dopo l'annuncio della cassa integrazione, Alessandro Profumo: ma l'incontro non ci sarà per il numero uno di piazza Montegrappa si trova in Perù. D'altra parte i due si conoscono bene da anni: hanno lavorato insieme ai tempi in cui Profumo era amministratore delegato di Unicredit e insieme sono stati indagati per usura bancaria.Sempre il caso (che c'entra per molto in questa storia, evidentemente) vuole inoltre che, nel giorno in cui il commissario straordinario di Piaggio annuncia la cassa integrazione, in visita agli stabilimenti di Leonardo a Grottaglie in Puglia sia arrivato l'ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg. La nostra azienda della Difesa e gli Stati Uniti sono da tempo legati a doppio filo, anche a causa dell'acquisizione da parte di Finmeccanica, nel 2008, di Drs, tra i principali fornitori del Pentagono. In ambienti della Difesa c'è chi sostiene che la sparizione di Piaggio, che avrebbe potuto, se ben gestita, rappresentare un contributo strategico italiano allo sviluppo del drone europeo, non sia per nulla sgradita a Washington. Non solo. La stessa sparizione sarebbe addirittura favorita da Leonardo, il cui unico obiettivo sembra essere quello di mantenere il monopolio incontrastato in Italia nell'ambito della difesa.A fare le spese di una vicenda complessa, ambigua, dove da anni ciò che appare è ben diverso da ciò è vero, è oggi Elisabetta Trenta, tradita dai generali, inascoltata dal commissario Nicastro e ora costretta a difendersi dagli attacchi di sindacati e opposizione, che persistono a dire cha la sola soluzione apparente per salvare l'azienda ligure sarebbero i fondi statali negati. Ammesso che altri finanziamenti di tipo assistenziale fossero possibili, non rappresenterebbero di certo la panacea, in assenza di un piano industriale serio e di un management competente e coraggioso. Eppure dice il segretario generale della Cgil Maurizio Landini «è inaccettabile quello che sta accadendo in questi giorni e il rischio che si prospetta per il futuro del lavoro e dell'occupazione. Chiediamo al Governo di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità per scongiurare un declino che appare irreversibile se non verranno mantenuti gli impegni più volte assunti».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Riduci
Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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