2021-06-03
Il ministro isolato perfino nel suo ministero
Mai visto: i sottosegretari contro il titolare della Salute, mollato anche da Mario Draghi. Il premier è rimasto stizzito dal contrasto tra il suo messaggio di ottimismo e le restrizioni surreali comunicate nelle stesse ore. E pure il M5s abbandona l'uomo di Leu.Aggiungi un posto a tavola, che c'è un ministro in più: in più, nel senso di troppo, naturalmente, e il ministro di troppo è, guarda caso, Roberto Speranza. Il governo ha deciso di convocare per oggi un tavolo tecnico, sede in cui sarà affrontata la questione relativa al limite di quattro persone non conviventi al tavolo nei ristoranti, al chiuso e all'aperto, in zona bianca e in zona gialla. Un possibile punto di equilibrio potrebbe essere quello di lasciare il limite solo per i ristoranti al chiuso in zona gialla, ma l'unica cosa certa è che il premier Mario Draghi non ha digerito lo scherzo da pretino che gli ha fatto il ministro della Salute. Proprio mentre Draghi, l'altro ieri, leggeva il suo «discorso della rinascita», rivolgendo parole di incoraggiamento e di fiducia agli imprenditori italiani, Speranza tirava ancora una volta il freno a mano e rovinava tutto, ribadendo la regola dei quattro commensali. Stizzito, amareggiato per la evitabilissima polemica scatenata dal ministro Speranza, dalla furia dei governatori, dalla protesta dei ristoratori e di tutti gli imprenditori della filiera agroalimentare, Draghi ha dato ordine di risolvere la questione, e così oggi si riuniranno i tecnici legislativi del ministero della Salute, quelli del ministero degli Affari regionali guidato da Mariastella Gelmini e quelli delle Regioni, per arrivare a una decisione che spazzi via le polemiche di queste ore, eliminando questo inaspettato ostacolo sulla strada del ritorno alla normalità. La Gelmini, contattata dal presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, di cui è interlocutore istituzionale, si è attivata immediatamente per cercare il percorso migliore per risolvere la questione nella maniera più efficace. Al fianco della Gelmini il centrodestra di governo, Lega e Forza Italia, con gli azzurri in particolare che si sono prodigati in dichiarazioni e comunicati stampa sull'argomento, a partire dai due capigruppo di Camera e Senato, Roberto Occhiuto e Anna Maria Bernini. Contrari alla linea ultra rigorista del ministro Speranza, a quanto apprende La Verità, anche diversi esponenti del M5s, e non è certo un caso che il sottosegretario alla Salute pentastellato, Pierpaolo Sileri, si sia schierato contro la regola del quattro. Contro il suo stesso ministro si è schierato anche l'altro sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, di Noi con l'Italia: una circostanza inedita, anzi per meglio dire inaudita, che rappresenta plasticamente l'isolamento di un ministro asserragliato nel suo ufficio, circondato, pronto alla capitolazione. «Speranza», racconta alla Verità una fonte di governo, «è ostaggio dei sondaggi. La sua linea ultrarigorista punta a ottenere il consenso dei pensionati, di chi non esce mai di casa, di chi vive ancora nel terrore del Covid. Negli ultimi giorni appare sbandato dal punto di vista politico, isolato. Bisogna parlargli con calma, convincerlo, altrimenti si impunta su ogni dettaglio». Già, il dettaglio: per sbloccare la situazione ed eliminare la regola dei quattro si ricorrerà probabilmente a un'alchimia tecnica, per non dare la sensazione di una piena sconfessione politica di Speranza. Il ministero della Salute, l'altra sera, ha confermato la regola dei quattro anche in zona bianca e all'aperto affidandosi «al dpcm del 2 marzo scorso, a sua volta richiamato dal decreto legge 22 aprile 2021 e nella premessa delle linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali del 28 maggio 2021 al punto 1». Chi di burocratese ferisce, però, di burocratese potrebbe perire: i tecnici della Gelmini e di Fedriga, dal canto loro, sostengono che la regola dei quattro si applica solo in zona gialla, e fanno riferimento allo stesso dpcm del 2 marzo 2021, che chiarirebbe che per la zona bianca questa restrizione dovrebbe intendersi superata. La decisione sarà dunque battezzata come «tecnica», per salvaguardare gli equilibri politici già precari della variegata maggioranza che sostiene Draghi. Se poi non si riuscisse a trovare la quadra, allora spetterà allo stesso Draghi intervenire per risolvere la situazione. Qualcuno ipotizza, se lo stallo dovesse continuare anche oggi, l'intervento decisivo di un tecnico di Palazzo Chigi. «L'importante», scherza un addetto ai lavori, «è che al tavolo non siano più di quattro persone, altrimenti Speranza si alzerà e se ne andrà».
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)