2024-08-23
Il medico vaccinatore pentito: «Raccontate balle colossali»
Giovanni Morassi: «Già dopo 6 mesi si è capito che il siero non funzionava e c’erano effetti avversi, ma l’Iss ha fatto finta di niente. La tachipirina? Si usa quando non si capisce nulla. Tradito il giuramento di Ippocrate: ho stracciato l’attestato».Era già in pensione ma durante la pandemia rispose all’appello, mettendosi a disposizione della campagna vaccinale. Giovanni Morassi, settantaquattrenne di Gorizia, 49 anni di professione medica, due specialità, è la voce critica di un uomo di scienza che prima ha creduto nella necessità di dare l’anti Covid, poi ha cominciato ad avere sempre più dubbi, indignandosi perché l’Istituto superiore di sanità fingeva che tutto andasse bene. Difende l’operato dei dottori, trova vergognoso che siano stati calpestati nel loro diritto/dovere di agire secondo scienza e coscienza. Quando gli è arrivato un attestato di benemerenza per aver somministrato il vaccino, l’ha stracciato.Nel suo curriculum si legge che aveva uno studio dentistico a Cormòns, ma che ha lavorato molto all’estero come chirurgo.«Ho frequentato medicina a Bologna con la media del 30 e lode, sono stato assistente del professor Domenico Marrano all’Istituto di Patologia chirurgica del Policlinico Sant’Orsola, in seguito passai alla Patologia chirurgica dell’Università di Chieti. Dopo un anno fui richiesto dal ministero come chirurgo in Nigeria».La scelta di seguire l’odontoiatria?«Perché da una dentista di Madrid, che mi aiutava come anestesista in Africa, ho imparato a occuparmi delle patologie che colpiscono denti. Al mio rientro in Italia fui assunto all’ospedale di Palmanova, nella chirurgia maxillo-facciale. Le ferie le ho sempre fatte aiutando nelle sale operatorie del continente nero».Il lavoro negli Stati Uniti?«Parlo diverse lingue, ai congressi mi chiedevano di tradurre in quanto uscivano diversi strafalcioni da interpreti che non erano del mestiere, così ho conosciuto tanti colleghi che mi invitavano negli Stati Uniti. Per trent’anni ho avuto la carta verde, sono membro dell’American academy of periodontology. Ogni due mesi mi spostavo. Si imparano tantissime cose dal confronto continuo».Veniamo alla pandemia.«Ero in pensione dal 2018. Non perché fossi stanco di lavorare, ma non riuscivo più a studiare come prima. E senza studio sei tagliato fuori da un lavoro serio».Come reagì all’emergenza sanitaria?«Pensai che nulla si sapeva del Covid, ma che c’era una tendenza al sovratrattamento e all’inappropriatezza degli interventi. Era una forma infettiva, quindi un medico sa come curare un’infezione. Ad amici, parenti ho prescritto Ibuprofene che è un antinfiammatorio e se la febbre non scompariva dopo tre giorni, o saliva, in base alle mie nozioni di patologia consigliavo l’Azitromicina antibiotico. E poi di rivolgersi al medico di base».Niente Tachipirina e vigile attesa come raccomandava il ministero della Salute?«La Tachipirina si usa quando non si è capito nulla. Butta giù la febbre, ha poche controindicazioni quindi va bene quando si fa la “medicina difensiva” per prevenire il rischio di denunce legali, ma è un pessimo antinfiammatorio».Perché si rese disponibile a somministrare dosi?«Sono un convinto sostenitore dei vaccini, ne ho fatti tanti viaggiando in Africa. Richiedono anni di sperimentazioni, l’anti Covid tirato fuori dopo quattro mesi non mi convinceva però era definita una procedura d’urgenza, quindi accettabile. Quando cercarono professionisti disposti a dare una mano nella campagna vaccinale, mi presentai. Impartirono un breve corso di aggiornamento sulle tecniche di rianimazione, che già conoscevo, ma non sui vaccini anti Covid perché nessuno ne sapeva».Negli hub ebbe qualche ripensamento?«No. Sulla base delle informazioni di allora era ragionevole vaccinare. Mi fidai della sanità centrale. Le perplessità nacquero sul dare dosi ai ragazzini, quando chiedevo ai genitori se fossero convinti mi rispondevano che in quel modo i loro figli potevano andare a scuola senza problemi, frequentare palestre, fare vita sociale. Il più delle volte si seccavano per le mie domande, il clima di paura di allora era tremendo».Quando sono sorti i primi dubbi?«Leggendo gli studi seri che cominciavano circolare. Informavano su eventi avversi e scarsità delle sperimentazioni effettuate. Anche La Verità mi ha aiutato ad aprire gli occhi, ponendo delle domande che ci eravamo fatti in molti. Poi mi sono arrabbiato».Perché?«L’Ordine dei medici vietò ai propri iscritti di operare secondo scienza e coscienza. Ci hanno fatto fare il giuramento di Ippocrate, però siamo stati obbligati ad applicare un protocollo che non aveva fondamento scientifico. I colleghi che non volevano vaccinarsi, anche bravi medici, sono stati sospesi dalla professione quando bastava imporre loro l’utilizzo della mascherina. È stato aberrante, non si può imporre un trattamento».Purtroppo non si parla mai abbastanza delle responsabilità degli Ordini durante la pandemia.«C’è stata supina acquiescenza ai voleri dell’Istituto superiore di sanità. I ministri della salute non sono quasi mai medici, sono politici, i veri responsabili stanno all’Iss. Perché non avevano un piano pandemico, perché terrorizzarono la gente al fine di imporre delle pratiche che altrimenti sarebbero state inaccettabili. Se in un primo momento forse pensarono di essere nel giusto, poi mai hanno ammesso errori malgrado l’evidenza».Come la vaccinazione obbligata e il green pass per forzare gli indecisi.«Sono stati imposti vaccini di cui non conoscevamo l’azione né gli effetti a lungo termine. Quando è stato detto che ogni 6 mesi bisognava rifarlo, risultò evidente che non era un vaccino, era una cura. E non parliamo degli eventi avversi, in una città piccola come Gorizia ne sto vedendo tanti. Abbiamo esposto a complicanze la popolazione, forse anche alterandone il patrimonio genetico, a fronte di una malattia virale che si poteva curare. Rimane agli atti che Speranza, Draghi, il capo dello Stato dissero: vaccinatevi così non vi ammalerete e non infetterete».Venivano spacciate per certezze cose prive di scientificità.«Molti “esperti” andavano in televisione e non avevano dubbi, poi a distanza di pochi mesi si contraddicevano. La medicina è fatta di dubbi, bisogna studiare, confrontarsi, discutere. Un mio vecchio professore diceva: “Anche una scimmia sa operare bene, ma non sa perché lo fa”. Ai vertici della sanità nessuno si è messo in gioco e poi si sono nascosti. Questo mi fa arrabbiare».È vero che ha cestinato una pergamena dell’Ordine dei medici?«Due mesi fa mi hanno dato un attestato per aver vaccinato, dopo aver letto le motivazioni l’ho stracciato. Ho ricevuto tanti riconoscimenti, questo non lo trovo onorevole. Forse, quello che ho fatto non era la cosa giusta».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.