2020-01-18
Il magistrati concedono alle Ong il diritto di speronare motovedette
Respinta l'opposizione della Procura contro l'ordinanza che lo scorso 2 luglio ha rimesso in libertà Carola Rackete: «La comandante non andava arrestata». In fondo aveva solo rischiato di uccidere dei finanzieri italiani...Nel frattempo i colleghi della «capitana» ne scaricano 119 a Taranto. Sbarchi ormai senza sosta. La Sea Watch approda in Puglia mentre in Sardegna continuano gli arrivi di barchini algerini.Lo speciale comprende due articoli. Prima ha forzato un blocco della guardia di finanza, poi ha speronato due motovedette, infine è approdata a Lampedusa carica di migranti. Carola Rackete, per la vulgata buonista, è da tempo un'eroina. Da ieri, secondo la giustizia italiana, è pure una capitana senza macchia. È l'intrepida che, a dispetto di leggi inumane e regole scriteriate, ha tratto in salvo 53 disperati. La corte di Cassazione ha difatti respinto il ricorso della Procura di Agrigento contro l'ordinanza che, lo scorso 2 luglio, aveva rimesso in libertà la comandante della Sea Watch 3, ormai celebre nave dell'omonima Ong tedesca. Insomma, la gip Alessandra Vella, che non aveva convalidato l'arresto della ragazza, era nel giusto. Non c'è stata nessuna resistenza e violenza a nave da guerra. I reati contestati inizialmente alla Rackete sono stati un abbaglio dei pm. Carola non andava fermata, ma forse ringraziata per la sua prodezza.La prima a rallegrarsene è l'indomita attivista. Il suo tweet non cela l'entusiasmo per la decisione degli ermellini: «Questo è un verdetto importante per tutti gli attivisti impegnati nel salvataggio in mare! Nessuno dovrebbe essere perseguito perché aiuta le persone in difficoltà. La direttiva Ue sui crimini di solidarietà necessita di essere riformata». Nell'attesa, la decisione di ieri è destinata a fare scuola. Le procure siciliane hanno aperto, negli ultimi tempi, molte inchieste sulle Ong. Che fine faranno adesso?Se la capitana tedesca esulta, il capitano leghista mastica però amarissimo: «È incredibile l'ingiustizia in Italia» assalta Matteo Salvini, l'ex ministro dell'Interno che bloccò la Sea Watch 3. «Si ritiene che una signorina tedesca, che ha rischiato di uccidere dei militari italiani, non debba essere processata. E invece» prosegue riferendosi al caso della nave Gregoretti «si vuole processare un ministro che ha difeso i confini del suo Paese. Lo facciano ma ci sarà bisogno di un tribunale molto grande, perché penso che la stragrande maggioranza del popolo italiano sarà con me». Carola e Matteo, del resto, non si sono mai amati. «Sbruffoncella», «viziata comunista», «speronatrice di navi militari» e «traghettatrice di immigrati». Il leader della Lega non si è risparmiato. Mentre lei, dopo la bravata marittima, faceva di tutto pur di guadagnarsi fama mediatica e aurea da intrepida. Certo, temeraria ma permalosetta. Difatti, dopo la revoca dei domiciliari, decide di querelare Salvini, chiedendo addirittura di oscurare i suoi account Facebook. Segue immancabile inchiesta per diffamazione sulle frasi del leghista, che replica: «Per me è una medaglia». La decisione della Cassazione, intanto, chiude ogni pendenza giudiziaria sul caso. Risale allo scorso giugno. La comandante, dopo l'approdo a Lampedusa, finisce in manette. Lei si difende: ha compiuto quei reati perché era in «uno stato di necessità». I pm di Agrigento sono però di diverso avviso: «Non risulta che i fatti siano stati compiuti in presenza di una causa di giustificazione o di non punibilità». Il procuratore, Luigi Patronaggio, spiega: «Le situazioni di emergenza a bordo erano state fronteggiate con forme di assistenza sanitaria ai migranti, con sbarco a terra dei casi di pericolo di danno grave alla persona». Insomma, era tutto sotto controllo. Le quaranta persone rimaste a bordo non correvano rischi. Il 3 luglio 2019 la gip di Agrigento revoca però l'arresto della capitana. Resistenza a pubblico ufficiale? Violenza a una nave da guerra? Macché. L'audace manovra di Carola viene giustificata «dall'adempimento di un dovere»: quello di salvare vite umane in mare. La giudice chiarisce che quell'operazione di soccorso non si esauriva «nella mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione fino al più volte citato porto sicuro», identificato in quello di Lampedusa. E non è stata, aggiunge, una scelta strumentale bensì obbligatoria: attraccare in Libia o in Tunisia era rischioso. «Sono sollevata dalla decisione» commenta all'epoca la comandante della nave tedesca. «È una grande vittoria della solidarietà verso i migranti e rifugiati e contro la criminalizzazione di chi vuole aiutarli». Al contrario, Salvini ovviamente ribolle: «Quella di Agrigento è una sentenza politica. Purtroppo in Italia i delinquenti sono protetti dalla legge. Autorizziamo tutti a non rispettare le forze dell'ordine». Il leader della Lega quella volta viene spalleggiato dall'allora alleato, e ora arcinemico, Luigi Di Maio. Il capo politico dei 5 stelle si dice sorpreso dalla scarcerazione: «Ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza. Ad ogni modo, se confischiamo subito l'imbarcazione, la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro paese e le nostre leggi». Altri tempi. Fuori i crudeli gialloblù, adesso è il turno degli accoglienti giallorossi. Carola vive e lotta insieme a loro. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-magistrati-concedono-alle-ong-il-diritto-di-speronare-motovedette-2644843928.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nel-frattempo-i-colleghi-della-capitana-ne-scaricano-119-a-taranto" data-post-id="2644843928" data-published-at="1758183339" data-use-pagination="False"> Nel frattempo i colleghi della «capitana» ne scaricano 119 a Taranto Cambiano le coste e la nazionalità ma continuano gli sbarchi di immigrati nei porti italiani. Stavolta, però, c'è anche un arresto. La polizia di Taranto, infatti, nelle operazioni di sbarco dei 119 migranti dalla Sea Watch 3, al molo San Cataldo, ha individuato e fermato lo scafista di 22 anni, che appartiene alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani dalla Libia. Il giovane, gambiano, aveva condotto il gommone carico di migranti, tra cui 41 minori, partito dalle coste africane, e poi soccorso in 3 distinte operazione in acque maltesi. Gli investigatori con l'analisi delle foto e di alcuni video in possesso dell'equipaggio della nave, hanno visto che durante le fasi di salvataggio, il giovane dava ordini con modi autorevoli ai migranti che peraltro, durante l'avvicinamento della Sea Watch, presi dall'euforia, si erano mossi in modo tale da mettere in serio pericolo la stabilità del gommone, già insicuro per il suo eccessivo carico. Le forze dell'ordine hanno anche accertato che il gambiano, riconosciuto da alcuni migranti come lo scafista di un precedente viaggio, era parte attiva dell'organizzazione e che in più occasioni, durante la lunga permanenza degli stranieri sbarcati nei campi libici era stato visto in compagnia di componenti dell'organizzazione criminale del Paese. Inoltre, in brevi immagini acquisite dal suo telefonino, si vede mentre maneggia una grossa mazzetta di denaro. Ora si trova nel carcere di Taranto. I 41 minorenni non accompagnati sbarcati sono stati trasferiti in strutture comunali tra Taranto e provincia, Mesagne, Foggia e Potenza, mentre gli altri saranno dislocati nei centri di accoglienza nazionali ed esteri, avendo dato disponibilità ad accogliere i richiedenti asilo Francia, Germania, Portogallo e Irlanda. Nel frattempo si non si fermano gli arrivi «fantasma» di algerini in Sardegna. Ieri mattina i carabinieri hanno rintracciato altri 42 giovani algerini vicino alla località balneare di Porto Pino, a Sant'Anna Arresi. I 42 si sommano al numero considerevole di algerini approdati in questi primi 17 giorni dell'anno sulle coste del Sulcis, «abbastanza vicine» all'Algeria. Giovedì notte invece due barchini con a bordo complessivamente 22 migranti erano stati intercettati dalla Guardia di finanza al largo di Capo Teulada. Poco prima 5 uomini erano stati fermati a Carloforte mentre altri 15 erano stati rintracciati a Sant'Antioco e altri 19 in località Giunco. Sono proprio gli algerini, secondo i dati riportati dal Viminale, a rappresentare la nazionalità più presente tra coloro che sono arrivati irregolarmente in Italia: 200 su 678 migranti approdati in Sardegna. Sono tutti arrivati lungo le coste meridionali dell'isola, in modo più o meno autonomo o fantasma, seguendo una rotta molto più corta rispetto quella libica o tunisina e quindi con rischi minori. Cosa che comunque appare piuttosto strana, considerando che in Algeria non c'è alcuna guerra da cui scappare ma semplicemente una fase politica difficile che dura però da oltre un anno, ovvero dalle proteste contro l'ex presidente Bouteflika. Intanto a Macomer, nel centro della Sardegna, promosso dal ministero dell'Interno, lunedì aprirà il Cpr, centro regionale per permanenza e rimpatrio dei migranti irregolari che potrà ospitare fino a 100 persone. Lunedì ne arriveranno una cinquantina. È stato già attivato il servizio di sicurezza, affidato al commissariato locale, assieme alla Questura di Nuoro. I carabinieri, invece, svolgeranno il servizio di sorveglianza, anche attraverso il battaglione di Cagliari. Mobilitato inoltre l'esercito, che vigilerà davanti alla struttura, mentre si attende il ritorno a Macomer della guardia di finanza, come prevedono gli accordi. A gestire la struttura è la Ors Italia srl, una società con sede in Svizzera, che ha vinto la gara europea bandita dalla prefettura di Nuoro. Mentre aumentano gli sbarchi fantasma di algerini, si registra una drastica riduzione di immigrati in arrivo dalla Tunisia. Infatti, sempre dall'inizio di quest'anno sono 31 i tunisini arrivati a Lampedusa dove dal 1 gennaio c'è stato un solo sbarco.
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