
La maggioranza trama per cacciare il premier a settembre, magari grazie al passaggio di parlamentari berlusconiani in Iv. Molte le mine su cui Giuseppi può saltare: prima il Mes, poi le consultazioni regionali.«Riteniamo cruciale che la decisione del Consiglio Ue sia assunta entro luglio e non sia svilita da un compromesso al ribasso. Sarebbe inaccettabile»: parole e musica del maestro Giuseppe Conte, cantore delle sue (presunte) eroiche gesta, pronunciate in aula, alla Camera e al Senato, il 15 luglio scorso, sei giorni fa, in occasione delle comunicazioni rese in vista del summit di Bruxelles. Pronunciate a testa alta, con tono solenne e ciuffo svolazzante, queste immortali frasi suonano, a risentirle oggi, assai stonate: un compromesso al ribasso, anzi al ribassassimo, sarà infatti probabilmente il risultato del Consiglio europeo (ieri ancora in corso quando La Verità è andata in stampa), che Conte cerca di propagandare come un successo, ma che invece porta l'Italia in zona retrocessione, sconfitta dai «frugali» ma soprattutto dalla debolezza politica del governo.Sarà un caso, ma proprio mentre era in corso la trattativa a Bruxelles, ieri, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su Facebook ha pubblicato un post con un messaggio cifrato: «La trattativa europea va avanti», scrive Di Maio, «il presidente Conte con fermezza sta negoziando il miglior risultato possibile senza voler accettare alcun compromesso al ribasso». Ovviamente non siamo tanto maliziosi da pensare che quella di Di Maio sia una bella staffilata verso Conte, ma è pur vero che dalle parti del M5s, e non solo tra i fedelissimi dell'ex capo politico, le quotazioni del premier sono in vertiginoso ribasso, e lo spread tra la sua voglia di rimanere incollato alla poltrona di Palazzo Chigi e le effettive possibilità che ci resti è schizzato alle stelle.accordicchioConte, se il Consiglio europeo fosse finito con un nulla di fatto, sarebbe saltato seduta stante: noi della Verità ne abbiamo la certezza, avendo registrato indiscrezioni attendibilissime già sabato scorso, a notte fonda, quando la rottura sembrava vicina. Con un accordicchio a Bruxelles, il premier si può assicurare un paio di mesi di galleggiamento, ma a settembre il suo tempo sarà scaduto: si lavora alacremente alla sostituzione di Conte, con allargamento della maggioranza a Forza Italia, con il partito di Silvio Berlusconi direttamente al governo oppure grazie a una migrazione «spintanea»di parlamentari verso Italia viva. L'incidente parlamentare che farà saltare il premier? Di mine politiche sparse sul cammino di Conte ce ne sono diverse, tutte pericolose: la prima si chiama Mes, e ci fa tornare diritti a Bruxelles.In maggioranza, non sono pochi quelli che pensano che durante le lunghe notti di trattative, Conte, pur di spuntare l'accordicchio, abbia fornito ampie garanzie sull'utilizzo del Fondo: lo temono almeno 50 parlamentari pentastellati, tra Camera e Senato, che sono pronti a spaccare il M5s pur di non votare mai e poi mai il ricorso a quel finanziamento-capestro. Pronti a spaccare il M5s e a far saltare, insieme a Conte, pure il reggente, quel Vito Crimi che viene accusato di non avere polso né presenza mediatica e politica: basti pensare, sussurrano autorevoli fonti parlamentari grilline, a come il reggente abbia dovuto piegare il capo di fronte al pressing di Conte per le alleanze con il Partito democratico alle regionali. Un Pd che sull'accordicchio non può che tacere, avendo ottenuto la poltrona di commissario europeo agli Affari economici per Paolo Gentiloni e quella del presidente dell'Europarlamento per David Sassoli. In Liguria la gioiosa macchina da guerra giallorossa, capitanata da Ferruccio Sansa, è garanzia di sconfitta; in Puglia si prova a replicarla, fino all'ultimo istante, per avere una speranzella di portare a casa almeno una delle regioni in bilico, visto che una disfatta alle regionali di settembre produrrebbe, se pure Conte riuscisse ad arrivare fino a lì, il crollo del governo. Lo scenario (realistico) da incubo che agita i sogni di Giuseppi è quello di una sconfitta in Veneto e Liguria (già in quota centrodestra), ma soprattutto in Puglia e nelle Marche, oggi governate dal Pd: non basterebbero di certo la possibile riconquista della Toscana e quella probabile della Campania a salvare Conte, tanto più che Vincenzo De Luca non si può certamente definire un sostenitore dell'alleanza giallorossa, che bombarda in continuazione dal suo quartier generale partenopeo.emergenzaA proposito di bombardamenti, il fortino di Giuseppi perde un'altra torretta: il premier avrebbe voluto prolungare lo stato di emergenza da coronavirus fino alla fine del 2020 per allontanare l'addio a Palazzo Chigi, ma ieri Matteo Renzi ha risposto picche. «Non credo», ha detto Renzi, «che ci sia bisogno dello stato di emergenza fino al 31 dicembre. L'emergenza oggi non è il coronavirus, ci sono poco più di 50 persone in terapia intensiva: ok le regole, distanziamento, le mascherine e la prudenza. Ma la vera emergenza è l'economia: si rischia di morire di fame, non di Covid». Una convinzione che è ampiamente diffusa anche nel M5s.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.