2019-10-07
Palazzo Chigi taglia i fondi alla Libia. Salta il cordone contro l’invasione
Possibile l'azzeramento dei soldi per la Guardia costiera libica. Regalo a Francia e Ong.La nuova maggioranza giallorossa si prepara a fare un regalo di Natale anticipato alle Ong e alla Francia, creando le condizioni per un indebolimento dell'influenza italiana in Libia. Peggio ancora: ponendo le basi affinché Parigi, sempre più potenza di riferimento, gestisca e maneggi a proprio favore il rubinetto del petrolio, e a nostro sfavore il rubinetto dell'immigrazione incontrollata. Premessa numero uno: già la scorsa primavera, forse esagerando ma dando il senso di un rischio concreto e imminente, il premier libico Fayez Al Serraj aveva lanciato una via di mezzo tra una minaccia e un allarme, ipotizzando una stima di 800.000 migranti libici pronti a invadere Italia ed Europa, in caso di deflagrazione della guerra civile e di situazione fuori controllo in quel Paese.Premessa numero due: nello stesso periodo, l'uomo forte di Misurata, Ahmed Maitig, aveva rincarato la dose, segnalando - all'interno di quella massa umana - anche un numero imprecisato di criminali e guerriglieri Isis. Premessa numero tre: è evidente che la Guardia costiera libica non sia stata sempre irreprensibile, e non sia certo un modello da prendere ad esempio, ma è pur vero che - per ragioni che non necessitano di alcuna spiegazione - è nel nostro interesse nazionale che qualcuno svolga un'efficace attività di controllo, pattugliamento e intercettazione. È per questo che l'Italia ha finanziato forme di collaborazione con la guardia costiera libica. La notizia è che, nel corso dell'esame parlamentare (presso le commissioni Difesa e Esteri della Camera) dello schema di decreto per il rifinanziamento delle missioni estere, governo e maggioranza si accingono a poderosi tagli di quel finanziamento, fino a un azzeramento pressoché totale per il 2020. Altri tagli riguarderanno quasi certamente il nostro supporto alla missione Onu in Libia e ogni altro programma di collaborazione con quel Paese. L'allarme l'ha giustamente lanciato un approfondimento di Mauro Indelicato su Inside Over. Che coglie nel segno nel leggere la curvatura politica dell'operazione: da sempre l'ala più aperturista (nel senso dei porti aperti) del Pd e di Leu indica la Guardia costiera libica come un bersaglio. Le recenti rivelazioni di Avvenire sul pericoloso trafficante di esseri umani Bija accolto nel 2017 presso il Cara di Mineo all'interno di una delegazione libica (che rappresentava anche la Guardia costiera) hanno fatto il resto. Episodio gravissimo, sia chiaro. Ma il Pd farebbe bene a rivolgersi agli uomini del governo di allora (lo presiedeva Paolo Gentiloni: e non si tratta di un caso di omonimia) per capire che tipo di interlocutori l'esecutivo dem non avesse saputo - diciamo - vagliare e selezionare. Ma decidere oggi di tagliare tutto produrrà due effetti perfino banali: sarà la Francia a tendere la mano alla Libia e alla sua guardia costiera; e saranno le Ong a rivendicare un ruolo maggiore e perfino istituzionalmente legittimato. Già a settembre, com'è noto, gli sbarchi sono pressoché triplicati rispetto allo stesso mese del 2018 (oltre 2.300 contro circa 900). Poi non ci si sorprenda se questa tendenza sarà ulteriormente irrobustita.
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini (Imagoeconomica)
Nino Cartabellotta (Imagoeconomica)