
Stracciato il contratto d'acquisto dell'aereo voluto dall'ex premier. Lo Stato risparmierà almeno 70 milioni. Luigi Di Maio: «Si potevano comprare 600 scuolabus».Sembrava di vedere una di quelle scene da fine dittatura dove i cittadini liberati mostrano al mondo i tesori segreti dei vari tiranni abbattuti. Un po' come è successo alla caduta di Saddam Hussein o Muhammar Gheddafi. Ieri il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli hanno improvvisato una conferenza stampa dentro a un hangar dell'aeroporto di Fiumicino e hanno mostrato al mondo quello che considerano il più grosso spreco dell'ancien regime renziano: il cosiddetto Air Force Renzi, il misteriosissimo (sino a ieri) e costosissimo Airbus 340-500 fatto acquistare dal governo di Matteo Renzi nel 2016 da Etihad, la compagnia di Abu Dhabi. I due hanno annunciato di aver chiesto formalmente, insieme con la collega Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, ai commissari di Alitalia di rescindere il contratto di leasing. Il tutto con la benedizione benevola del premier Giuseppe Conte. Toninelli ha ricordato a tutti che quel vecchio velivolo, fuori produzione da 8 anni sarebbe stato il più grosso flop industriale dell'Airbus: «Stiamo parlando di un quadrimotore turbofan uscito dal mercato nel 2011 e quindi superato, obsoleto» ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture. L'Airbus 340 è talmente grosso «da dover atterrare per forza a Fiumicino, non a Ciampino, che è l'aeroporto in cui fanno scalo normalmente i voli di Stato». Non è finita. «L'ultimo esemplare stato ceduto nel 2015 a 27 milioni di euro. La prima rata che ha pagato la presidenza del Consiglio con soldi italiani era dello stesso valore», ha spiegato Toninelli ai giornalisti. I pentastellati hanno evidenziato la segretezza della documentazione e hanno parlato di un contratto capestro da 144 milioni di euro da pagare in 96 rate in 8 anni. «L'accordo prevede quattro salatissime voci di spesa», ha puntualizzato Toninelli. Si tratta del leasing (70 milioni di euro), poi la manutenzione (31 milioni), l'handling (12 milioni) e l'addestramento piloti (quasi 4 milioni). Ma quanto risparmierà, rescindendo il contratto, lo Stato italiano? Inizialmente si è parlato di 108 milioni, in serata la cifra è scesa a 70 milioni, che, però, risparmiando le penali schizzerebbe a 112. Dunque il nodo penali resta, anche se Toninelli ha giurato che grazie all'articolo 24 del contratto di fornitura di leasing e a una norma del codice civile non saranno pagate: «È tutto molto semplice, il problema è che non c'erano le carte». I ministri hanno sottolineato la segretezza del contratto sui cui si sono scornati per anni i giornalisti e la difficoltà che hanno incontrato per recuperare i documenti. A loro giudizio il leasing era «un regalo solo per Etihad che non ha certo brillato come socio di Alitalia e che per giunta era previsto si riprendesse il velivolo alla data di scadenza del salasso». I due ministri si sono tolti lo sfizio di rottamare l'Air Force Renzi dell'ex Rottamatore in diretta streaming calpestandone la moquette tra battute e frecciate. «Ha 300 posti, forse ci voleva viaggiare con un intero Comune? Io non l'ho mai visto un aereo così», ha scherzato Di Maio. Lui e Toninelli hanno girovagato per il gigantesco aereo, mostrando a tutti i circa 300 posti che contiene. «Ma al massimo una delegazione di governo si compone di 30-40 persone» ha ricordato il vicepremier. Che ha più volte irriso Renzi per la megalomania e per il fatto di non averci mai volato: «Attendeva che vi fosse montata la jacuzzi». In effetti la riconfigurazione del velivolo, per cui, secondo i 5 stelle erano già stati stanziati i soldi (circa 17 milioni di euro), non è mai partita. E così quel gigante dei cieli è stato utilizzato solo per una ventina di voli con a bordo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l'ex premier Paolo Gentiloni, l'ex ministro degli Esteri Angelino Alfano e sembra anche l'ex sottosegretario Ivan Scalfarotto per un viaggio governativo a Cuba. Cinquanta milioni di euro per una ventina di voli significa che il governo ha speso circa 2,5 milioni ogni volta per far decollare questo Airbus fuori produzione, che solo di carburante costava 5.000 euro l'ora. Prima della conferenza stampa della sera a Fiumicino, Di Maio, con un pizzico di demagogia che non guasta, aveva sotterrato già il Bullo di Rignano su Facebook: «Con i circa 150 milioni sprecati per questo delirietto di onnipotenza lo Stato avrebbe potuto fare ben altro uso. Avremmo potuto acquistare 600 scuolabus ogni anno fino al 2024. Secondo voi l'Italia aveva bisogno di più scuolabus o di un aereo per Renzi?». Toninelli aveva rincarato la dose spiegando che con quei soldi «si possono acquistare tre treni nuovi di zecca per il trasporto regionale e dei pendolari. Oppure acquistare una decina di nuove Tac per la Sanità pubblica. O ancora costruire due scuole con almeno 25 aule ciascuna e laboratori ai nostri ragazzi». Dunque i ministri pentastellati non hanno fatto mancare le carezze a Renzi neanche sui social, dove hanno paragonato il suo ego alla pesantezza dell'apparecchio, un velivolo «fuori dal tempo, proprio come la megalomania del fu segretario del Pd che non è nemmeno riuscito a modificarlo all'interno, a riconfigurarlo appunto (quinta voce di spesa) secondo i suoi smodati desideri». Sino all'ultima stoccata: «Oggi il senatore di Scandicci è passato dagli aerei di lusso alle ville da nababbo. Ma ai cittadini ha lasciato sul groppone questo assieme a mille altri sprechi».
Ansa
Slitta a oggi il termine per le modifiche alla manovra. Spunta bonus per le scuole private.
Rush finale per gli emendamenti alla manovra. È slittato a oggi il termine per la presentazione dei cosiddetti segnalati. Significa che le 5.742 proposte di modifica del testo iniziale, saranno ridotte a 414. Sempre oggi si svolgerà un pre Consiglio dei ministri in vista del cdm di domani. Uno dei punti all’ordine del giorno è lo schema di disegno di legge che prevede l’istituzione del Registro unico nazionale dei dispositivi medici impiantabili. Sono poi previsti due schemi di decreto legislativo. Il primo su Terzo settore, crisi d’impresa, sport e Iva. Il secondo, introduce integrazioni per Irpef e Ires, tocca la fiscalità internazionale, le imposte sulle successioni e donazioni e di registro, con modifiche anche allo Statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie. Si affronterà poi l’adeguamento alla normativa europea. Vengono esaminati in via definitiva i decreti relativi alle sanzioni per chi viola gli obblighi sui carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf).
Lucio Malan (Ansa)
La mossa di Lucio Malan ricorda che 275 miliardi di riserve sono del Paese. Anche se non ne può disporre per le regole europee.
Ci sono diversi modi per mandare frecciatine nemmeno tanto trasversali verso la Banca d’Italia, l’Eurosistema e la Ue. Uno è quello di voler stabilire in modo inequivocabile chi è il proprietario delle riserve auree detenute e gestite dalle stanze di Palazzo Koch.
Dopo un tentativo simile durante il governo Conte uno, a opera del senatore leghista Claudio Borghi, venerdì è stato il senatore Lucio Malan, capogruppo di Fdi al Senato, con altri quattro senatori del suo partito, ad apporre la propria firma su un lapidario emendamento alla legge di Bilancio 2026: «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 19 novembre con Flaminia Camilletti
Roberto Calderoli e Luca Zaia (Ansa)
Attilio Fontana e Luca Zaia siglano le pre-intese su Protezione civile, professioni, previdenza integrativa e sanità. Il Doge: «Subito 300 milioni agli ospedali». Roberto Calderoli: «Federalismo fiscale entro marzo o saltano 32 miliardi di Pnrr».
Diciotto novembre. Data storica. Un anno dopo l’intervento della Corte costituzionale che ha fermato, di fatto, l’entrata in vigore della legge Calderoli sull’Autonomia differenziata, sono arrivate le prime storiche pre-intese tra i governatori di Veneto e Lombardia con il ministro degli Affari regionali su quattro materie: Protezione civile, professioni, previdenza complementare e gestione finanziaria della sanità. Nella Costituzione c’è scritto che sono 23 le materie che possono essere affidate in gestione alle Regioni, ma 15 sono «protette» dai Lep, ovvero bisogna fissare i Livelli essenziali di prestazione prima di procedere alla devoluzione. «Entro la legislatura», saranno fissati i criteri per i Lep ha annunciato Roberto Calderoli ieri mattina a Palazzo Balbi, la sede della Regione Veneto, durante la firma dell’accordo con Luca Zaia.






