2022-09-22
La Corte dei Conti avvertì il governo: nell’affare Aspi qualcosa non va
A dicembre la Corte dei conti criticò l’operazione perché era «impossibile valutare la sussistenza dell’equilibrio economico». Nonostante ciò, l’esecutivo tirò dritto con la vendita a Cdp, ottenendo alla fine il via libera della magistratura contabile.A metà dicembre del 2021 la Corte dei conti aveva avvertito il governo che qualcosa non quadrava nell’accordo che poi ha portato all’ingresso dello Stato in Autostrade per l’Italia, tramite la Cassa depositi e prestiti in cordata con i fondi, rilevando le quote di Atlantia. Ma a Palazzo Chigi evidentemente si è preferito tirare dritto. Ieri La Verità ha raccontato che la Procura di Roma ha sentito a gennaio come persona informata sui fatti un alto dirigente del ministero delle Infrastrutture a proposito della vendita di Aspi al consorzio capeggiato da Cdp. Le indagini sono state innescate da un esposto inviato via pec nel luglio 2021 e recapitato a mano quattro mesi dopo dal presidente della commissione permanente di Finanze e tesoro del Senato, il dem Luciano D’Alfonso. Alcuni dei rilievi evidenziati dagli esposti di D’Alfonso e di altri suoi colleghi come Mattia Crucioli (gruppo misto) e Lucio Malan (Fratelli d’Italia), erano stati avanzati anche dai magistrati contabili a dicembre dell’anno scorso. Il ministero delle Infrastrutture aveva sottoposto alla Corte dei conti l’atto transattivo sottoscritto dal governo con Aspi per chiudere il contenzioso aperto dopo la tragedia del Morandi. Il 16 dicembre del 2021 l’ufficio di controllo della Corte invia all’ufficio di gabinetto del ministro Enrico Giovannini e per conoscenza all’ufficio centrale di bilancio presso il Mims un documento firmato dal consigliere delegato Franco Massi e dai magistrati istruttori Ugo Montella e Marco Boncompagni. Nel documento non solo si restituiscono gli atti al ministero per carenza documentale, ma si punta il dito anche sul valore di Aspi e dunque su quanto verrà a pagato ai Benetton dal consorzio guidato da Cdp. In particolare, si rileva come, «in assenza di documentazione atta a dimostrare che del costo della transazione (3,4 miliardi) si sia tenuto conto nella valorizzazione (in diminuzione) delle quote di Atlantia in Aspi, risulta impossibile valutare la sussistenza dell’equilibrio economico dell’accordo e, di conseguenza, il rispetto del principio di economicità». In sostanza, per i magistrati contabili dal testo dell’accordo che avevano visionato erano certe le concessioni dello Stato, ma incerte quelle della controparte «soprattutto laddove fosse la stessa parte pubblica, acquirente delle quote di Aspi, ad assumere, di fatto, l’onere della transazione stessa». E questo, viene sottolineato, «potrebbe incidere sulla validità del contratto stesso» per «violazione del canone generale di correttezza». La Corte evidenzia anche il parere reso a settembre dall’Avvocatura dello Stato che aveva lanciato l’allarme sull’impatto dell’accordo per la possibile «decadenza» del concessionario a seguito dell’accertamento delle sue responsabilità nel processo di Genova sul ponte Morandi: in quel caso, infatti, l’accordo «diverrebbe privo di causa». Altri rilievi vengono poi fatti sulla mancanza di riferimenti a eventuali manleve di Atlantia nei confronti di Aspi, «relativamente agli eventuali oneri derivanti dai contenziosi risarcitori avviati da terzi danneggiati e conseguenti al tragico evento del crollo del viadotto Polcevera». Garanzie che, viene aggiunto, sembrerebbero necessarie al fine di scongiurare il rischio che debba essere il (futuro) cessionario «pubblico» delle quote a farsi carico di eventuali oneri risarcitori. Attenzione alle date: il 16 dicembre i magistrati contabili sospendono il giudizio sull’accordo chiedendo maggiori documenti ed evidenziando numerose lacune. Il 22 dicembre, quindi pochi giorni dopo, il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica) approva il dossier e sblocca il nuovo piano economico finanziario di Aspi (che concede un aumento annuo dei pedaggi dell’1,61% fino al 2038 e garantisce 542 milioni di indennizzi per il calo del traffico causa Covid) rinviando in pressing gli atti alla magistratura contabile. Il 17 marzo 2022 la Corte dei conti dà il via libera alla cessione di Autostrade al consorzio di Cdp e fondi. La morale della storia? Mentre l’esposto sulla nascita di Aspi presentato a maggio 2020 da una serie di associazioni si concentra su accordi sottoscritti sotto il governo giallorosso Conte bis, l’attività istruttoria sulla vendita riguarda atti formali che sono stati sottoscritti durante la legislatura del governo Draghi. L’esecutivo, come abbiamo ricostruito, aveva ricevuto degli alert sulla vendita di Autostrade che però non sono stati ascoltati. Così come oggi i liristi mediatici di «super Mario» sembrano non voler sentire gli allarmi che suonano dalla Procura di Roma. Proprio ieri a pagina 8 de La Stampa è spuntato, un po’ nascosta, un «colloquio» con Alessandro Benetton, figlio del fondatore Luciano e presidente della holding di famiglia Edizione. Gli è stato chiesto un commento sull’inchiesta della Verità di questi giorni? Macché. Si è preferito dare risalto al suo appello, «Il nuovo governo non sprechi il lavoro di Draghi», e al suo augurio che «nessuno abbia intenzione di cambiare quanto costruito finora». Nemmeno la Procura.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)