2020-11-04
Il governo ignora l’appello di 30.000 veterinari pronti ad aiutare i medici
In una lettera, firmata anche da Giuseppe Guzzetti e Stefano Zamagni, l'esercito di professionisti chiede di essere coinvolto in ricerca e tamponi. Ma Giuseppe Conte e Roberto Speranza continuano a snobbarli.Ci sono 30.000 veterinari che potrebbero aiutare nella lotta al Covid-19. Con una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Salute Roberto Speranza e ai governatori e assessori regionali, l'economista d'impresa Marco Vitale e il giurista Fausto Capelli invitano le istituzioni a tenere conto della possibilità di coinvolgere anche questi professionisti della salute nella lotta al virus. Nella lettera, firmata da una ventina tra imprenditori, docenti universitari, economisti, uomini politici, giornalisti, dirigenti industriali e altre personalità, si invitano i destinatari a «non ripetere lo stesso errore commesso durante la prima ondata pandemica» e a non omettere «di coinvolgere, in difesa della collettività, circa 30.000 (trentamila!) professionisti qualificati che anch'essi da anni operano in Italia in difesa della salute pubblica». L'idea è del giurista Capelli, esperto di diritto europeo e per anni consulente del ministero della Salute. «Ho visto che nella prima ondata si erano dimenticati dei veterinari. Sono cose dell'altro mondo: è salute pubblica», dice l'avvocato alla Verità. Nel governo sono talmente «impegnati nelle decisioni da prendere, che non si sono resi conto che c'è un esercito di 30.000 specialisti in epidemie e pandemie» che potrebbero essere d'aiuto. «Sugli uomini, i medici hanno un'esperienza del secolo scorso», continua, «i veterinari hanno un'epidemia ogni anno, sono a contatto con questi aspetti. Mi sembra assurdo che, in una situazione di emergenza, non vengano coinvolti tutti quello che possono dare un contributo». Una dimenticanza abbastanza grave, visto che c'è un regolamento europeo (n. 178/2002) nato sul principio internazionale del One health (la salute è unica). «Anni fa, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e della sanità animale (Oie), Nazioni unite per l'infanzia (Unicef) Banca Mondiale e altri enti», spiega, al telefono, il professor Vitale, «hanno lanciato un grande messaggio che si basa sul concetto del One health: la salute è una sola perché molti agenti patogeni che infettano gli animali contagiano anche l'uomo. Non si può curare la salute dell'uomo se non la si considera insieme a quella degli animali e a quella del mondo vegetale». In altre parole, i vari specialisti devono comunicare, mettere a fattore comune la loro esperienza per la salute di tutti. «La maggior parte delle nostre epidemie», osserva Vitale, «arriva attraverso gli animali, da virus che fanno il famoso salto di specie», come in questo caso del coronavirus Sars-Cov2 da pipistrello a uomo e, prima, con la suina, dai maiali. Il 75% delle nuove infezioni nell'uomo, dall'Hiv all'Ebola e l'influenza, hanno origine animale. I veterinari sono l'unica categoria sulla piazza che ha vera esperienza di epidemie. Ovvio che quella di maiali o dei polli è un'epidemia diversa, ma c'è una base statistica e matematica comune. Uno dei firmatari, Luciano Gattinoni, professore emerito di Medicina della rianimazione all'Università di Milano, attualmente visiting professor all'Università tedesca di Göttingen, spiega che sono molteplici i compiti in cui l'aiuto dei veterinari potrebbe rivelarsi prezioso. «In particolare nel campo della ricerca», afferma, «perché di coronavirus i veterinari ne sanno certamente più dei medici. I veterinari possono comunque dare una mano professionale in situazioni di emergenza e supportare ad esempio l'attività delle analisi di laboratorio» (tamponi e test sierologici). La lettera aperta è «una reazione contro il tradizionale approccio del nostro mondo politico-amministrativo di ignorare o snobbare gli aiuti professionali preziosi che possono venire dalla società civile, soprattutto nelle emergenze come il coronavirus», scrive Vitale ringraziando i sottoscrittori. «In questo senso è solo un nuovo episodio della eterna lotta contro la burocrazia e contro l'approccio burocratico di tanti politici». I sottoscrittori della lettera aperta sono prevalentemente coloro che hanno fornito il proprio contributo per la redazione del libro Al di là del tunnel - Se non ora quando (editore Marco Serra Tarantola, 2020) pubblicato a cura di Vitale. Tra gli altri firmatari ci sono Giuseppe Guzzetti già senatore, ex presidente della Regione Lombardia, della Fondazione Cariplo e dell'Acri; Giancarlo Pagliarini, già parlamentare della Lega e ministro del Bilancio; Stefano Zamagni, economista, professore Dipartimento di Scienze economiche Università di Bologna. La lettera non è stata scritta «su suggerimento dei veterinari, ma sulla base delle nostre riflessioni», precisa Vitale, « la sua uscita in contemporanea a una loro assemblea nazionale, ha fatto sì che arrivasse subito la loro disponibilità. Ci hanno ringraziato». Nessun cenno invece è arrivato dal governo. L'errore fatto nella prima ondata di non coinvolgere le risorse professionali che operano per la difesa della salute, come 30.000 veterinari, andrebbe evitato. Del resto, ci sono anche 9.000 medici che non hanno accesso alla specialità e che potrebbero essere utili sul territorio. Quasi 40.000 professionisti sono pronti a sostenere il sistema sanitario al collasso, ma nessuno li chiama.