2020-05-07
Perché questo governo
deve andarsene a casa
Dalle pagine di Corriere e Repubblica, Sergio Mattarella ha mandato ieri un messaggio ai partiti che fanno parte della maggioranza di governo. Attenti, se fate cadere Conte non vi do la possibilità di sostituirlo, ma sciolgo il Parlamento e vi spedisco alle elezioni senza passare dal via. Come è noto, i grillini e i compagni temono il voto più del coronavirus e dunque l'avvertimento del Colle è stato letto per quello che è, ossia un invito a ingoiare il rospo di Volturara Appula. Certo, il tentativo del capo dello Stato di tenere a galla un esecutivo che si sta lentamente inabissando è una mossa un po' disperata, in quanto ogni giorno la nave di Palazzo Chigi rischia [...][...] di affondare. Una volta perché si scopre che il Guardasigilli ha silurato la candidatura di un pm antimafia che non piace alla mafia. Un'altra perché il ministro dell'Agricoltura, invece di pensare ai contadini italiani, ha occhi solo per i clandestini che lavorano nei campi. Come mai il presidente della Repubblica difenda un'accolita di scappati di casa come quella timonata da Giuseppi, dove la responsabile dell'Istruzione sembra la valletta di una televisione di provincia e quella del Lavoro è più esperta in disoccupazione che in occupazione, è un segreto meglio conservato di quello di Fatima.Tuttavia, a prescindere da ciò che pensa l'inquilino del Quirinale e da ciò che fa scrivere ai giornali amici, ci sono diversi motivi per cui questo governo dovrebbe in fretta fare le valigie. Il più recente è appunto quello che riguarda i boss mafiosi, i quali mentre gli italiani erano agli arresti domiciliari sono stati scarcerati per un'epidemia che era più fuori che dietro le sbarre. La liberazione è diretta conseguenza di una circolare firmata dal capo del Dap, il tizio che in maniera repentina il ministro Alfonso Bonafede ha preferito a Nino Di Matteo, il pm antimafia che appunto non piaceva alla mafia. Risultato, con beneplacito governativo, 376 capi clan, compresi alcuni narcotrafficanti, sono stati fatti uscire di cella e spediti a casa.Il secondo motivo che fa pendere il piatto per le dimissioni dell'esecutivo, sempre per rimanere alla cronaca attuale, è la sanatoria che la ministra Teresa Bellanova pretende per i clandestini. Con la scusa che nessuno raccoglie i pomodori, la capofila dei renziani al governo vuole regolarizzare gli immigrati illegali presenti sul territorio nazionale. Ma se la sua deputata di maggior spicco ha più a cuore gli stranieri degli italiani, perché Renzi non cambia nome al partito, trasformandolo da Italia viva in Viva l'Africa e non fa le valigie proprio in direzione del continente nero? Già queste due ragioni dovrebbero indurre Conte e compagni al trasloco, ma a esse si aggiungono motivi anche più gravi e riguardano la gran quantità di promesse farlocche che il presidente del Consiglio ha dispensato in questi mesi di emergenza. Avete presente l'iniezione di liquidità immediata e poderosa che Giuseppi annunciò a reti unificate l'8 aprile? Beh, i soldi non sono mai arrivati. Una volta è colpa delle banche, a cui il premier si rivolge chiedendo un atto d'amore manco fossero un ente di beneficenza, un'altra della burocrazia. Sta di fatto che il denaro che doveva far ripartire le aziende non c'è. Alla Sace, la società che doveva garantire i finanziamenti alle imprese, le domande evase sono poche decine, mentre i prestiti di minore entità sono incagliati nell'iter dei comitati crediti delle varie banche, perché - come ha ammesso Conte ieri in un'intervista - il decreto governativo non ha sterilizzato le norme bancarie e le procedure per evitare il coinvolgimento nelle procedure fallimentari. Sì, in pratica, fatta la legge si sono dimenticati di fare ciò che serviva ad applicarla. Risultato, i fondi sono rinviati a data da destinarsi, cioè con un altro decreto, che doveva arrivare ad aprile e forse arriverà a maggio, ma può darsi perfino che - come già qualcuno ironizza - si veda a giugno.E ora, dopo le ragioni economiche per cui il governo dovrebbe liberare le stanze, veniamo a quelle che riguardano la salute. L'esecutivo e le task force di cui si è circondato si erano fatti belli raccontando di un'applicazione da collegare al telefonino che avrebbe protetto gli italiani dai rischi di contagio, avvisandoli nel caso entrassero in contatto con un malato di Covid. Beh, l'app - già criticata per ragioni di privacy e perché tra gli azionisti della società ci sono anche i cinesi - in realtà non sarà operativa prima di fine maggio, cioè quando molto probabilmente non servirà più. Ma c'è di peggio. In pompa magna il commissario all'emergenza Domenico Arcuri aveva annunciato di aver riempito l'Italia di milioni di mascherine al prezzo calmierato di 50 centesimi e Giuseppi aveva promesso in tv che avrebbe ridotto l'Iva sui dispositivi di protezione. Risultato, come abbiamo raccontato in un editoriale e come ieri hanno scoperto anche i giornaloni, le mascherine a 0,50 euro non ci sono e l'Iva è sempre al 22 per cento. Dai banchi delle farmacie e dei supermercati sono spariti anche l'alcol e i guanti di lattice, che pure in certe regioni sono obbligatori per salire sui mezzi pubblici. Risultato, gli italiani sono, come al solito, costretti ad arrangiarsi. Ecco, con buona pace di Mattarella, abbiamo elencato le ragioni per cui riteniamo che il governo debba levare le tende e sparire. Comprendiamo che, in un momento di crisi economica e sanitaria, il capo dello Stato tema le elezioni e il probabile vuoto di potere. Ma noi, più del voto, temiamo il vuoto. Quello di Conte è un governo artificiale, che neppure la terapia intensiva del Colle può salvare. Per il bene del Paese e degli italiani, meglio farla finita con questa agonia.
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