2022-06-09
Tassa verde sulla nostra spesa
Daniele Franco e Mario Draghi (Ansa)
Sorpresa: nella delega fiscale è previsto di adeguare l’Iva al green deal europeo. In pratica sui prodotti sarà messa un’imposta più alta in caso siano ritenuti «inquinanti». Stanno già compilando la lista. Con un unico bersaglio: le tasche dei consumatori.Ricordate la tassa sui sacchetti di plastica biodegradabile, quelli che si usano quando al supermercato si comprano frutta e verdura? Fu introdotta nel 2018, eredità del governo Gentiloni. Pochi spiccioli, dai 2 ai 10 centesimi, che però moltiplicati per il numero di acquisti facevano, secondo le varie associazioni dei consumatori, un aggravio di spesa annuale per le famiglie di circa 12-15 euro. Bene. Anzi, male. Perché l’idea della tassa green in nome della salvaguardia del pianeta sta prendendo piede e, al grido di vogliamo un Paese più sostenibile, rischia di sfondare i portafogli degli italiani. Che ci si debba preparare al peggio lo si capisce leggendo il testo della delega fiscale predisposto dal governo e in discussione in Parlamento. Basta arrivare all’articolo 4, quello che si occupa dei criteri per razionalizzare l’Iva, per comprendere che la riforma non sarà a saldo zero. Nell’ultimo paragrafo del succitato articolo si può leggere che verrà adottato un «adeguamento delle strutture e delle aliquote della tassazione indiretta, in coerenza con l’European Green Deal e con la disciplina europea armonizzata dell’accisa, in modo tale da tener conto dell’impatto ambientale dei diversi prodotti, nonché con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni, alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti, alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili e alla promozione di uno sviluppo sostenibile».Lasciate perdere il linguaggio da burocrate del ministero delle Finanze: anche se un po’ involuto, il comma non lascia spazio a dubbi. In pratica, con la formula dell’«adeguamento delle strutture e delle aliquote» ci dobbiamo preparare a una valanga di tasse su tutto ciò che non è coerente con il Green deal europeo. Cioè, l’Iva sarà graduata sulla base dell’impatto ambientale dei singoli prodotti. Faccio qualche esempio per rendere esplicita la fregatura. Compri un’auto a benzina, che dunque è ritenuta altamente inquinante? Paghi un’imposta sul valore aggiunto con aliquota massima. Ne compri una elettrica, che già al momento dell’acquisto ha incorporato un prezzo più elevato in quanto è green? Beh, in questo caso l’imposta è più bassa o anche solo ordinaria. Con il risultato che le persone più facoltose, che possono permettersi la vettura non inquinante fruiranno di una fiscalità più generosa rispetto a chi, avendo redditi bassi, è costretto a comprarsi l’utilitaria diesel.Un altro esempio? Provate a pensare ai pescatori, che già ora piangono perché il gasolio è alle stelle. Domani, chi vorrà comprarsi una barca nuova per andare in mare a gettare le reti pagherà un’Iva più alta perché, dai rimorchiatori ai pescherecci, i natanti non vanno né con l’energia solare né a batteria, dato che hanno bisogno di una potenza che al momento è data da un motore endotermico. Volete qualche altra esemplificazione di ciò che ci aspetta se passa il codicillo inserito nella legge delega, su volere dell’Europa? Provate a immaginare che cosa succederà all’industria delle piastrelle che, come è noto, funziona con forni a gas. Probabilmente, le ceramiche avranno una tassazione più elevata rispetto a materiali che verranno ritenuti più ecocompatibili. Non parliamo poi della plastica, che derivando dal petrolio ed essendo difficile da smaltire, sarà sicuramente equiparata al peggio del peggio e dunque punita. O meglio: a essere puniti saranno i consumatori che sceglieranno di comprare un secchio di moplen o qualche contenitore che non sia composto di carta riciclabile.Pensiate che io sia un inguaribile pessimista, che vede il male anche dove non c’è o che immagina il peggio senza considerare i vantaggi di vivere in un mondo verde, con l’aria più fina e l’acqua cristallina? No, io auspico che i fiumi siano meno inquinati, che le microplastiche non inquino il mare e i sacchetti di plastica i boschi. Tuttavia, penso anche alle ricadute economiche sul bilancio delle famiglie e non sono affatto tranquillo. La transizione ecologica è bellissima, la sostenibilità anche, ma prima dev’essere sostenuto lo stipendio dei consumatori, perché altrimenti andremmo verso un mondo verde completamente al verde. E siccome so che il ministro della Transizione è al lavoro per stilare la lista dei prodotti green, cioè da agevolare fiscalmente, e quella dei prodotti da stangare, confesso di non essere tranquillo. Finora ci siamo lamentati della bolletta troppo alta a causa del rincaro di gas e benzina, ma domani, proprio per effetto delle misure che colpiranno gas, benzina e tutto ciò che sarà ritenuto inquinante o poco ecofriendly (cioè amico del pianeta) potremmo trovarci in bolletta. Altro che gretini, cioè amici di Greta Thunberg, qui la fine dei gretini rischiamo di farla noi.
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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Oltre quaranta parlamentari, tra cui i deputati di Forza Italia Paolo Formentini e Antonio Giordano, sostengono l’iniziativa per rafforzare la diplomazia parlamentare sul corridoio India-Middle East-Europe. Trieste indicata come hub europeo, focus su commercio e cooperazione internazionale.
È stato ufficialmente lanciato al Parlamento italiano il gruppo di amicizia dedicato all’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), sotto la guida di Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Affari esteri, e di Antonio Giordano. Oltre quaranta parlamentari hanno già aderito all’iniziativa, volta a rafforzare la diplomazia parlamentare in un progetto considerato strategico per consolidare i rapporti commerciali e politici tra India, Paesi del Golfo ed Europa. L’Italia figura tra i firmatari originari dell’IMEC, presentato ufficialmente al G20 ospitato dall’India nel settembre 2023 sotto la presidenza del Consiglio Giorgia Meloni.
Formentini e Giordano sono sostenitori di lunga data del corridoio IMEC. Sotto la presidenza di Formentini, la Commissione Esteri ha istituito una struttura permanente dedicata all’Indo-Pacifico, che ha prodotto raccomandazioni per l’orientamento della politica italiana nella regione, sottolineando la necessità di legami più stretti con l’India.
«La nascita di questo intergruppo IMEC dimostra l’efficacia della diplomazia parlamentare. È un terreno di incontro e coesione e, con una iniziativa internazionale come IMEC, assume un ruolo di primissimo piano. Da Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-India non posso che confermare l’importanza di rafforzare i rapporti Roma-Nuova Delhi», ha dichiarato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea.
Il senatore ha spiegato che il corridoio parte dall’India e attraversa il Golfo fino a entrare nel Mediterraneo attraverso Israele, potenziando le connessioni tra i Paesi coinvolti e favorendo economia, cooperazione scientifica e tecnologica e scambi culturali. Terzi ha richiamato la visione di Shinzo Abe sulla «confluenza dei due mari», oggi ampliata dalle interconnessioni della Global Gateway europea e dal Piano Mattei.
«Come parlamentari italiani sentiamo la responsabilità di sostenere questo percorso attraverso una diplomazia forte e credibile. L’attività del ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnato a Riad sul dossier IMEC e pronto a guidare una missione in India il 10 e 11 dicembre, conferma l’impegno dell’Italia, che intende accompagnare lo sviluppo del progetto con iniziative concrete, tra cui un grande evento a Trieste previsto per la primavera 2026», ha aggiunto Deborah Bergamini, responsabile relazioni internazionali di Forza Italia.
All’iniziativa hanno partecipato ambasciatori di India, Israele, Egitto e Cipro, insieme ai rappresentanti diplomatici di Germania, Francia, Stati Uniti e Giordania. L’ambasciatore cipriota ha confermato che durante la presidenza semestrale del suo Paese sarà dedicata particolare attenzione all’IMEC, considerato strategico per il rapporto con l’India e il Medio Oriente e fondamentale per l’Unione europea.
La presenza trasversale dei parlamentari testimonia un sostegno bipartisan al rapporto Italia-India. Tra i partecipanti anche la senatrice Tiziana Rojc del Partito democratico e il senatore Marco Dreosto della Lega. Trieste, grazie alla sua rete ferroviaria merci che collega dodici Paesi europei, è indicata come principale hub europeo del corridoio.
Il lancio del gruppo parlamentare segue l’incontro tra il presidente Meloni e il primo ministro Modi al G20 in Sudafrica, che ha consolidato il partenariato strategico, rilanciato gli investimenti bilaterali e discusso la cooperazione per la stabilità in Indo-Pacifico e Africa. A breve è prevista una nuova missione economica guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Tajani.
«L’IMEC rappresenta un passaggio strategico per rafforzare il ruolo del Mediterraneo nelle grandi rotte globali, proponendosi come alternativa competitiva alla Belt and Road e alle rotte artiche. Attraverso la rete di connessioni, potrà garantire la centralità economica del nostro mare», hanno dichiarato Formentini e Giordano, auspicando che altri parlamenti possano costituire gruppi analoghi per sostenere il progetto.
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