2024-09-27
Il Garante della privacy bastona Gedi sul patto per l’Intelligenza artificiale
L’Authority mette nel mirino gli accordi sull’Ia del gruppo di «Repubblica» e «Stampa», ma anche di Rcs. Il gemellaggio, annunciato nella Tech week boicottata dal cdr, va nel senso opposto del «New York Times».Una Tech week così sfortunata forse nemmeno John Elkann poteva immaginarsela. Perché dopo lo sciopero indetto dal comitato di redazione di Repubblica per due giorni, ieri in serata è arrivato anche l’avvertimento del Garante della privacy che ha annunciato in una nota che sta seguendo «con particolare attenzione gli accordi che - secondo notizie di stampa - Rcs MediaGroup e Gedi gruppo editoriale avrebbero siglato con OpenAi, azienda che realizza ChatGpt, e si riserva di valutare l’adozione di più specifiche iniziative». L’annuncio di un accordo tra Elkann e Sam Altman di OpenAi era appena stato annunciato proprio nel pomeriggio alla Tech week con l’obiettivo, si legge in un comunicato, di «rendere accessibili agli utenti di ChatGpt i contenuti in lingua italiana provenienti dalle testate del gruppo Gedi». Ma sarà davvero così o l’accordo prevede un coinvolgimento di OpenAi? Di sicuro si tratta di una decisione opposta a quella che sta portando avanti da almeno un anno il New York Times, impegnato in una dura battaglia legale per riconoscere la violazione dei diritti d’autore della storica testata. Del resto, che la quarta edizione di questa due giorni tecnologica organizzata da Exor, la holding di casa Agnelli, non sarebbe stata una passeggiata lo si era capito sin dalla decisione dei giornalisti del giornale fondato da Eugenio Scalfari di scioperare proprio per non coprire l’evento. Organizzata a Torino, nella cornice delle Officine grandi riparazioni, nelle intenzioni dell’editore si sarebbe dovuta seguire tramite articoli venduti alle aziende e con il visto, anziché della redazione, della stessa Exor. Il comitato di redazione si è opposto e ha denunciato la questione, attaccando lo stesso editore «non padrone - di Repubblica, John Elkann, affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata». Il sito di Repubblica, non aggiornato per protesta, ha comunque postato la diretta dell’evento scatenando le ulteriori proteste dei giornalisti. La battaglia si preannuncia molto lunga. E ora si aggiunge la spada di Damocle del Garante della privacy. L’annuncio non è una novità. Da mesi l’autorità sta seguendo l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e l’utilizzo sui posti di lavoro. Il 27 marzo scorso, Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante, aveva ricordato in un lungo intervento come «l’intelligenza artificiale (Ia) generativa, nel giornalismo solleva questioni cruciali per l’impatto sulla democrazia, la deontologia, la tutela dei diritti d’autore e la diffusione di disinformazione». Secondo Feroni, mentre l’Ia offre nuove possibilità per la creazione di contenuti, è fondamentale mantenere l’uomo al centro dell’informazione per garantire l’affidabilità, la trasparenza e la responsabilità». In quel lungo discorso, la vicepresidente aveva fatto l’esempio anche del New York Times, che aveva adottato «contromisure tecnologiche a protezione dei propri contenuti editoriali, bloccando l’operatività dei software di scraping sul proprio sito Web». A dicembre dell’anno scorso, il New York Times aveva deciso di depositare un atto di citazione nei confronti di OpenAi Llc, «domandando il risarcimento dei danni subiti» come anche la «distruzione di tutti i modelli Gpt», proprio per dimostrare che «il successo commerciale di OpenAi si fonda sulla violazione dei diritti autorali della testata, con numerose riproduzioni di opere protette dal diritto d’autore nella fase di addestramento del modello di linguaggio». Elkann invece la vede diversamente. «La partnership siglata con OpenAi fa parte del percorso di trasformazione digitale di Gedi e riconosce il suo ruolo di leadership nella produzione di contenuti di alta qualità all’interno del panorama editoriale italiano», ha dichiarato il presidente del gruppo Gedi nonché di Stellantis durante il suo intervento. E ha aggiunto: «Da oggi, gli utenti di ChatGpt potranno fare affidamento su articoli e analisi approfondite provenienti dalle nostre pubblicazioni, per ottenere informazioni di qualità su un’ampia gamma di argomenti, con particolare riferimento al contesto italiano. Questo accordo permette inoltre a Gedi di raggiungere un pubblico internazionale più ampio, grazie alle avanzate capacità di traduzione sviluppate da ChatGpt». Per Altman - impegnato in questi giorni nella trasformazione di OpenAi, che ha lasciato ormai il passato no profit alle spalle, per creare una vera e propria società che macina guadagni - questa «partnership riconosce l’alta qualità del giornalismo di Gedi». Chissà cosa ne pensano i giornalisti di Repubblica e della Stampa di queste considerazioni. Va ricordato che Altman sta lavorando in questi giorni per ottenere un 7% della società, che potrebbe far schizzare la sua ricchezza a 10 miliardi di dollari se la stessa sarà valutata 150 miliardi durante la raccolta fondi in corso, che, come spiega il Wall Street Journal, non imporrà un tetto ai profitti che gli investitori possono ottenere. In sostanza Elkann non ha perso tempo, ma il Garante e i giornalisti hanno un’idea diversa sull’intelligenza artificiale.