Un po' lavoro e un po' social: il successo del coworking è lo stare insieme
Lavorare in uno spazio condiviso con persone che provengono da diverse realtà professionali per creare nuove sinergie.
Entrare a far parte di un coworking (letteralmente «lavorare insieme») è un po' come iscriversi a una nuova piattaforma social e forse è proprio questo il segreto del suo successo.
Così come i social network, infatti, i coworking parlano la stessa lingua dei loro clienti che stanchi del solito ufficio - a volte troppo costoso - scelgono di recarsi tutte le mattine in un luogo che, anche se non possono chiamare loro, permette di incontrare persone sempre nuove.
Il primo coworking apre nel 2005 a San Francisco ma è ben lontano dal modello cui ci siamo abituati. Il suo fondatore, Brad Neuberg decide, con l'aiuto economico del padre, di arredare un locale con dei semplici mobili Ikea e invitare altri professionisti a condividere con lui i costi per la connessione internet e gli altri servizi. Il primo coworking nasce così e si rivolge a tutti quei freelancer che pur necessitando di lavorare fuori casa, non avevano denaro sufficiente per affittare un ufficio proprio.
In Italia, la pratica del lavoro condiviso arriva tre anni dopo, nel 2008, con l'apertura dello spazio Cowo a Milano, a cui seguono nel 2010 Impact Hub a Milano e Toolbox Coworking a Torino.
Dieci anni dopo nel nostro Paese possiamo contare la presenza di ben 550 coworking, tutti diversi dall'altro per qualità degli spazi e con arredamenti che vanno dal minimal di reFactory a Reggio Emilia al pop come quelli di Talent Garden e che strizzano l'occhio allo stile di Google.
Quello che sembrava un sogno visionario di un ragazzo qualunque, oggi è una vera e propria realtà, ben consolidata e divenuta anzi una delle formule più apprezzate dai lavoratori autonomi di tutto il mondo.
Il coworking, da semplice ufficio «a ore» si è trasformato in un microcosmo di possibilità. Coffice a Milano o l'Anticafé a Roma ne sono l'esempio. Entrambi dall'esterno hanno tutto l'aspetto di un semplice bar in cui trascorrere una piacevole pausa pranzo o una colazione con le amiche. In realtà, al loro interno, si nasconde wifi illimitato, postazioni create ad hoc per essere funzionali con qualsiasi tipo di computer o di dispositivo da lavoro e prezzi piccolissimi in cui è sempre compreso un buffet di vivande calde e fredde e caffè illimitato. E anche il prezzo è piccolissimo. Sia da Coffice che da Anticafé la prima ora costa solo 4 euro, bonus (come fotocopie o stampe in bianco e nero gratuite) compresi. Sempre a Milano, lo zen del mondo giapponese di gran voga in città si è tradotto in Tenoha, uno spazio unico nel suo genere aperto da poche settimane lungo il Naviglio meneghino e che unisce un concept store con prodotti esclusivi made in Japan, un caffè che spazia dai sapori nipponici alla tradizione dell'aperitivo milanese, e un'area in cui lavorare con postazioni flessibili e adatte soprattutto a quei freelancer che cercano un ambiente particolare e un po' più distante dal concetto tradizionale di coworking per liberare la loro creatività.
A oggi 1.27 milioni di persone dicono di lavorare in spazi condivisi in giro per il mondo e il totale di coworking ha raggiunto quota 18.900. Il Comune di Milano ha persino dedicato una settimana allo smart working. Si chiama settimana del Lavoro Agile e quest'anno ha coinvolto 72 coworking che hanno aperto le loro porte al pubblico per mostrare come sia possibile conciliare impegno lavorativo e qualità della vita. «Dopotutto il lavoro agile non richiede una postazione fissa in ufficio e consente di svolgere i propri compiti ovunque. È una modalità che soddisfa chi lavora e rende le imprese più competitive» si legge nel comunicato ufficiale del Comune.
A prediligere questo stile di lavoro sono ancora i freelancer che in Italia compongono il 53% dei clienti. Seguono imprenditori, dipendenti di piccole medie aziende e startupper. Ed è proprio su questi ultimi che si basa il successo europeo di Talent Garden, spazio dove sono nate e cresciute alcune aziende di successo come Foodora. I coworking possono infatti essere anche un incubatore dove nuove realtà si sviluppano in un ambiente informale. È il caso di Asap, uno spazio che lo scorso anno ha aperto a pochi passi dalla Stazione Centrale di Milano unico nel suo genere in tutta Europa. Al suo interno, infatti, è stato creato un hub tecnologico che si concentra su realtà virtuale e aumentata e oltre alle tradizionali postazioni di lavoro offre workshop sul tema.
Quando si parla di coworking ce n'è un po' per tutti i gusti. Che il futuro del lavoro sia proprio qui?