2021-12-13
Il ddl sul fine vita scontenta tutti e «l’effetto Zan» è dietro l’angolo
Oggi il provvedimento è atteso in aula ma c’è grande confusione: fra i sostenitori serpeggia malcontento perché lo trovano di difficile accesso, i detrattori invece vogliono maglie ancor più strette. Verrà impallinato?«Mi auguro che il fine vita non finisca come il ddl Zan»: le parole di Giuseppe Conte, leader del M5s, rilasciate all’Adnkronos, fanno ben comprendere che il rischio di un nulla di fatto incombe sul disegno di legge sul suicidio assistito, che salvo imprevisti dovrebbe approdare oggi in aula alla Camera dopo il sofferto via libera delle commissioni Giustizia e Affari sociali di Montecitorio. Via libera arrivato dopo una estenuante serie di mediazioni, che per accontentare tutti hanno finito per scontentare tutti, come spesso accade quando in Parlamento non c’è una maggioranza coerente dal punto di vista politico e quindi i punti di equilibrio finiscono per essere inevitabilmente compromessi al ribasso. Scontento il centrodestra, al quale non bastano le piccole vittorie come quella dell’inserimento nel ddl della possibilità dell’obiezione di coscienza per i medici; scontenti i protagonisti storici della battaglia per il fine vita, a partire dall’associazione Luca Coscioni, che ritiene il testo uscito dalla commissione insufficiente e troppo restrittivo per quel che riguarda la platea di persone che potrebbero avere accesso al fine vita e propone una serie di emendamenti. «L’attuale testo», sottolineano Marco Cappato e Filomena Gallo, dell’associazione Luca Coscioni, «presenta discriminazioni e lungaggini, in particolare su condizione del malato, tempistiche, cure palliative, obiezione di coscienza. Per la prima volta il tema del suicidio assistito arriva in plenaria dove avrà inizio la discussione sul testo. In particolare si rende indispensabile eliminare la discriminazione nei confronti dei malati che non sono tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale», aggiungono Cappato e la Gallo, «l’esempio più diffuso è quello dei malati terminali di cancro che con la formulazione attuale non potrebbero accedere al suicidio assistito, e di fissare tempi certi per la risposta ai malati». Se il ddl non dovesse essere modificato in questo senso, sottolineano ancora Cappato e la Gallo, «saranno gli italiani con il referendum della prossima primavera a consentire il superamento di tutta questa serie di limitazioni previste dall’attuale testo al ribasso». Le proposte dell’associazione saranno contenute in una serie di emendamenti, che saranno presentati dal deputato di Più Europa Riccardo Magi: «Faremo di tutto per migliorare il testo nel passaggio in aula», spiega Magi, «dobbiamo registrare però che l’atteggiamento tenuto in Commissione dai relatori e dai principali gruppi non lascia ben sperare. Sarà difficile», prevede Magi, «sciogliere in aula i nodi che non sono stati sciolti precedentemente». Come dicevamo, le parole di Magi fanno prevedere un risultato identico a quello del ddl Zan, ovvero l’affossamento del ddl. Se le perplessità dei favorevoli all’eutanasia sono infatti numerose, non meno significative sono quelle dei contrari al ddl. Estremamente chiara, ad esempio, la senatrice dell’Udc Paola Binetti, interpellata in merito dalla Verità: «È una brutta legge che credo vada al di là delle intenzioni dei suoi proponenti, nel senso che probabilmente non ci si rende conto, in alcune espressioni, che questo testo diventa non una porta aperta, ma un portone spalancato, per cui poi, persone che ne volessero dare una interpretazione maliziosa, potrebbero creare le condizioni per cui chiunque ha una malattia attualmente non guaribile non curabile, possa finire con l’essere sollecitato a chiedere l’eutanasia. Alla fine», argomenta la Binetti, «la parola di pietra di tutto il ddl è eutanasia, parola mai pronunziata ma che spunta da tutti gli articoli. Credo che sia proprio una legge scritta male, che dall’essere una risposta a casi estremi, possa diventare invece un piano inclinato per una generalizzazione. Di fatto, quello che c’è scritto nella legge potrebbe permettere davvero delle interpretazioni molto ampie. Non ci troviamo di fronte al caso estremo, come quello di Mario e di Eluana Englaro, qui ci si trova davanti a una tendenziale voragine, come accade ad esempio in Olanda o in Belgio. Tutti ci auguriamo che il ddl venga modificato in aula attraverso gli emendamenti». C’è il rischio che finisca come il ddl Zan? «Perché lo chiama rischio? Questa è la nostra speranza», sottolinea Paola Binetti, «e poi quando sarà approvata? Probabilmente sarà approvata alla metà di gennaio, dopo l’elezione del presidente della Repubblica. Vedremo quale presidente della Repubblica firmerà la legge sull’eutanasia in Italia».