2023-03-01
Il «Corriere» fomenta la guerra. «Chi ha dei dubbi è senza morale»
Ernesto Galli della Loggia (Getty Images)
Ernesto Galli della Loggia appioppa una patente di indegnità etica a chiunque mostri perplessità sul conflitto ucraino. Ma sempre più italiani sono contrari alle armi a Kiev. Così via Solferino fa partire l’operazione rieducazione.Vietato avere posizioni serie, autonome e un minimo articolate sulla guerra in Ucraina. Gli italiani devono mettersi l’elmetto e marciare compatti verso la vittoria finale del comandante in capo Volodymyr Zelensky. L’ordine arriva dal Corriere della Sera di ieri, con un editoriale nel quale si accusano tutti coloro che hanno dei dubbi di essere semplicemente «antiamericani» e, sotto sotto, dei fan di Vladimir Putin. Un modo davvero grossolano e confuso per regolare i conti con chi ha perplessità e opinioni più che legittime. Un escamotage dialettico per zittire qualunque dissenso su un conflitto che sta vivendo un’evidente e folle escalation. A scendere sul terreno di battaglia è stato Ernesto Galli della Loggia, con un articolo intitolato «ll nostro altruismo perduto», che parte subito con l’accusa agli italiani dubbiosi: sono mossi solo da «antiamericanismo». In via Solferino l’allarme è suonato perché, nonostante il battage bellicista di televisioni e giornali, i sondaggi non danno i risultati sperati. Una rilevazione di Ipsos pubblicata proprio dal Corriere venerdì scorso, primo anniversario dell’invasione russa, ha dato risultati assai deludenti. Il 45% dei cittadini è contrario all’invio di armi in Ucraina e solo il 34% è favorevole. Se poi si guarda alle abitudini di voto, si scopre che in Fratelli d’Italia i contrari sarebbero il 47% contro un 39% di favorevoli, e nella Lega il distacco sarebbe addirittura di 23 punti (55% contro 32%). Risultato opposto tra gli elettori del Partito democratico: il 52% è favorevole e il 36% è contrario.Si tratta di numeri che dovrebbero far riflettere lorsignori, a meno di pensarla alla maniera di Carlo Calenda, per il quale sono gli elettori a sbagliare. E invece ecco partire una singola «operazione rieducazione», a colpi di semplificazioni e moralismi. Galli della Loggia cita e condivide l’idea del collega Antonio Polito, in base alla quale l’antiamericanismo sarebbe «il nucleo politico forte della contrarietà di una parte vasta di italiani a un appoggio militare del nostro Paese alla resistenza dell’Ucraina contro la Russia». Questo sentimento antiamericano sarebbe carico di varie ragioni, da quelle espressamente politiche e quelle che sarebbero «espressione di una disposizione psicologica e culturale», tra le quali non mancherebbe «un patetico complesso d’inferiorità che si camuffa nel suo contrario».Insomma, per il politologo romano, chi non è favorevole all’invio di carri armati, missili e munizioni al governo di Kiev, non ha una posizione che ha a che fare con la politica vera e propria ma «con stati d’animo radicati nell’inconscio del Paese, con una mutata sensibilità etica». Sarà una pura combinazione, ma in certa parte dell’intellighenzia italiana c’è, da anni, l’abitudine a pensare che anche la messe di voti raccolta dal centrodestra affondi le radici in sentimenti più o meno irrazionali e abbia a che fare anche con una certa inferiorità morale.Qui lo schema di svilimento e delegittimazione pare lo stesso e lo strumento è l’accusa di «antiamericanesimo». Ora, a parte chi ama l’arretratezza, la povertà e le dittature comuniste o islamiche, nessuna persona di buon senso può odiare gli Stati Uniti, sinonimo da secoli di prosperità e libertà. Ma quando c’è una guerra da qualche parte ogni nazione fa i propri interessi, Stati Uniti compresi. L’aumento della spesa bellica europea per la Nato e un maggior ricorso al gas liquefatto, per esempio, sono due legittimi dividendi di Washington.L’invasione del 24 febbraio 2022 è stata un’aggressione contraria al diritto internazionale e l’Italia ha dato subito una mano all’Ucraina, al pari dell’Europa e dell’Occidente di cui facciamo parte. Tuttavia, dopo un anno, è lecito auspicare una qualche pace e dubitare del fatto che fornire sempre nuove armi a Kiev sia saggio e coerente. Per sostenere una mezza banalità del genere bisogna indossare un paio di Nike, un cappellino da baseball e fasciarsi con la bandiera a stelle e strisce? Non meno strumentale la lunga spiegazione del Corriere su quanto sia sporco e cattivo Vladimir Putin, uno che «vomita disprezzo sul nostro modo di vivere (…) e sulla nostra libertà». Uno che fa «rapire e deportare migliaia di bambini ucraini» e che è anche «un organizzatore compulsivo di assassinii politici». Tutto vero, ma che cosa c’entra? Si deve per forza rischiare di scatenare la terza guerra mondiale per sbarazzarsi di Putin? Non è forse possibile che siano i russi, prima o poi, a cambiare presidente? Ancora una volta: la pace la si fa solo con gli stinchi di santo? I dittatori dobbiamo ammazzarli tutti noi? È davvero triste che chi vuole la pace in Ucraina, oggi, sia accusato di antiamericanismo, di essere amico di Putin e di essere moralmente inferiore. È triste e anche vagamente insultante.