Anche se i bimbi portano ancora le mascherine, per i genitori l’emergenza è finita. Scattano 141 adempimenti fiscali, compreso il saldo delle imposte e delle cartelle sospese con la pandemia. E da luglio partono le multe.
Anche se i bimbi portano ancora le mascherine, per i genitori l’emergenza è finita. Scattano 141 adempimenti fiscali, compreso il saldo delle imposte e delle cartelle sospese con la pandemia. E da luglio partono le multe.Arriva il conto del lockdown: 50 miliardi di tasse nel solo mese di giugno. Nuove imposte ma anche il saldo di quelle rimandate per evitare che le piccole imprese venissero travolte dal virus. In un contesto economico non certo favorevole alla crescita, con la guerra che continua a destabilizzare i mercati, i prezzi delle materie prime alle stelle e l’inflazione che non mostra segni di cedimento, il governo ha deciso di non fare più sconti. Arrivano, invece, addirittura 141 scadenze fiscali, stando alla mappa dell’Agenzia delle entrate. A queste si devono aggiungere anche i vari tributi locali (primo fra tutti, il 16 giugno, l’Imu) e, come detto sopra, i conti in sospeso che si avevano con il Fisco e che per tutto il periodo della pandemia sono stati sospesi. L’attività di riscossione è infatti ripresa a pieno regime e nelle settimane scorse ha iniziato ad arrivare una pioggia di atti di intimidazione. Secondo le stime dell’amministrazione fiscale, gli avvisi di intimazione hanno una platea di circa 16 milioni di contribuenti. I tempi per rispondere al Fisco sono però strettissimi: cinque giorni. Scaduti questi, l’Agenzia delle entrate può decidere di mettere in atto la fase del prelievo coattivo (pignoramento del conto corrente, fermo amministrativo o pignoramenti di case). Al pagamento entro i cinque giorni si affianca la possibilità di fare domanda di rateizzazione, ma in caso di decadenza da piani di pagamento a rate precedentemente concessi sarà necessario prima saldare il pregresso. Da precisare un dettaglio: gli atti che stanno iniziando ad arrivare ai contribuenti italiani riguardano sia il periodo Covid sia gli anni pre pandemia e sono comprensivi anche delle eventuali sanzioni maturate nel tempo. A giugno non si devono però saldare solo i debiti passati con l’Agenzia delle entrate, ci sono pure tutte le scadenze fresche, che iniziano il 10 e vedono il loro culmine il 30 giugno. E dunque abbiamo: 59 versamenti che scadono il 16 giugno; 63 il 30 giugno; una dichiarazione il 27 giugno e sei a fine mese; otto comunicazioni entro il 30 giugno; tre adempimenti contabili il 15 e un’istanza di presentazioni entro il 30 giugno. Nell’ultimo giorno del mese si ha dunque un vero e proprio accavallamento di adempimenti fiscali da far girare la testa. Il 30 scade, per esempio, il termine per presentare le autocertificazioni Covid. Otto pagine, come ricorda il Sole 24 ore, in cui mappare e districarsi tra fondi perduti, crediti di imposta ed esoneri messi a disposizione per consentire di superare le difficoltà collegate alla crisi economica durante la pandemia. Scadenza che è già stata definita impossibile da rispettare da parte dei professionisti del settore che hanno chiesto (due volte) di prorogare questo termine. Il governo entrambe le volte ha dato risposta negativa. Il 30 scade anche in termine per restituire, senza sanzioni e interessi, il saldo del 2019 e il primo acconto Irap. Misure per le quali era stato messo uno stop, causa pandemia, con il primo decreto Rilancio, poi prorogato anche successivamente. Il 30 giugno è anche il giorno in cui 4 milioni di partite Iva dovranno versare le impose - saldo del 2021 e l’acconto del 2022- risultanti dalla dichiarazione dei redditi. I soggetti coinvolti in questo primo tsunami fiscale spaziano dalle società di capitali a enti pubblici, banche, intermediari finanziari, lavoratori autonomi, dipendenti, pensionati, persone fisiche, lavoratori occasionali e pure enti. Scadenze che dunque porteranno nelle casse dello Stato una montagna di denaro che si può tranquillamente stimare in 50 miliardi di euro. Partendo dai dati del bollettino delle entrate tributarie, si vede che a giugno 2021 il governo ha dichiarato di aver incassato 43,7 miliardi. Se a questi dati si aggiunge una crescita media, in termini di entrate erariali, di circa il 10% (stando all’ultimo bollettino Mef le entrate fiscali nel primo trimestre dell’anno hanno registrato un +13,7% e si è sottolineato come gli effetti di gettito continueranno anche nei prossimi mesi) si arriva facilmente per il giugno 2022 alla stima di 50 miliardi. È bene ribadire che per il Fisco la pandemia non esiste più. I ragazzini sono sempre obbligati a indossare la mascherine, ma per i genitori non vige alcuna emergenza. Chi non pagherà nei prossimi mesi si vedrà arrivare nuove cartelle comprensive delle sanzioni maturate. Senza dimenticare che anche luglio sarà un mese particolarmente caldo e denso di novità fiscali, a meno che il Parlamento non intervenga con qualche modifica all’ultimo. Basti infatti pensare che dal 1° luglio partirà l’obbligo della fatturazione elettronica anche per chi ha il regime dei minimi e i forfettari (escluso per il momento chi ha ricavi o compensi fino a 25.000 euro). Un’estate, all’insegna del Fisco, che darà non pochi grattacapi agli italiani.
Andy Mann for Stefano Ricci
Così la famiglia Ricci difende le proprie creazioni della linea Sr Explorer, presentata al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, concepita in Patagonia. «Più preserveremo le nostre radici, meglio costruiremo un futuro luminoso».
Il viaggio come identità, la natura come maestra, Firenze come luogo d’origine e di ritorno. È attorno a queste coordinate che si sviluppa il nuovo capitolo di Sr Explorer, il progetto firmato da Stefano Ricci. Questa volta, l’ottava, è stato presentato al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, nata tra la Patagonia e la Terra del Fuoco, terre estreme che hanno guidato una riflessione sull’uomo, sulla natura e sul suo fragile equilibrio. «Guardo al futuro e vedo nuovi orizzonti da esplorare, nuovi territori e un grande desiderio di vivere circondato dalla bellezza», afferma Ricci, introducendo il progetto. «Oggi non vi parlo nel mio ruolo di designer, ma con lo spirito di un esploratore. Come un grande viaggiatore che ha raggiunto luoghi remoti del Pianeta, semplicemente perché i miei obiettivi iniziavano dove altri vedevano dei limiti».
Aimo Moroni e Massimiliano Alajmo
Ultima puntata sulla vita del grande chef, toscano di nascita ma milanese d’adozione. Frequentando i mercati generali impara a distinguere a occhio e tatto gli ingredienti di qualità. E trova l’amore con una partita a carte.
Riprendiamo con la seconda e conclusiva puntata sulla vita di Aimo Moroni. Cesare era un cuoco di origine napoletana che aveva vissuto per alcuni anni all’estero. Si era presentato alla cucina del Carminati con una valigia che, all’interno, aveva ben allineati i ferri del mestiere, coltelli e lame.
Davanti agli occhi curiosi dei due ragazzini l’esordio senza discussioni: «Guai a voi se me li toccate». In realtà una ruvidezza solo di apparenza, in breve capì che Aimo e Gialindo avevano solo il desiderio di apprendere da lui la professione con cui volevano realizzare i propri sogni. Casa sua divenne il laboratorio dove insegnò loro i piccoli segreti di una vita, mettendoli poi alla prova nel realizzare i piatti con la promozione o bocciatura conseguente.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.





