2022-07-07
Il consorzio Cdp-Tim si adegua allo sconto sulla nuvola di Stato. C’è pericolo liti legali
Il cda del gruppo di tlc ha affrontato anche il nodo rete unica La separazione degli asset potrebbe valere almeno 25 miliardi.Alla fine, la battaglia per il cloud nazionale delle pubbliche amministrazioni potrebbe finire al Tar. Ci si aspetta che oggi, la cordata composta da Tim, Cdp, Leonardo e Sogei alzerà il sipario sull’offerta economica (la scadenza era prevista proprio per il 7 luglio) legata al Polo strategico nazionale da contrapporre alla proposta messa tempo fa sul piatto dall’accoppiata Fastweb-Aruba. Ma, se il tema dell’offerta economica potrebbe risolversi oggi con la cordata capitanata da Tim che allineerà la sua offerta (con un ribasso di qualche centinaio di milioni) a quella del duo guidato da Fastweb, le questioni tecniche dell’operazione potrebbero finire sui banchi del Tribunale amministrativo regionale.Secondo quanto risulta alla Verità, infatti, Tim, Cdp, Leonardo e Sogei scenderanno a una richiesta di circa 2,7-2,8 miliardi per coprire dieci anni di servizio cloud allo Stato italiano, un valore decisamente più basso rispetto ai 3,37 valutati in precedenza. Fastweb, però, dal canto suo, potrebbe portare alcuni temi tecnici davanti al Tar e ciò farebbe aumentare ancora di più il ritardo sull’implementazione del cloud nazionale. Il tema (poco chiara dal banco) sarebbe la necessità o meno di allineare oltre ai valori anche i singoli capitolati tecnici. In ogni caso, a fine gennaio, in audizione alla Camera, il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, aveva garantito che il collaudo sarebbe partito entro la fine del 2022 e il completamento della migrazione delle pubbliche amministrazioni verso il cloud nazionale tra il 2023 fino al 2025. Ora, però, le tempistiche potrebbero dilatarsi ulteriormente.Quello che è certo è che il tema del cloud nazionale sarà uno dei punti chiave del capital market day di Tim che si terrà oggi a Roma. Inoltre, non va dimenticato che sulla partita del Psn lo Stato ha sempre la possibilità di esercitare il golden power, visto i dati sensibili dei cittadini italiani. Quello di oggi, insomma, per Tim sarà un giorno cruciale. Oltre al delicato tema del Psn, l’ex monopolista delle comunicazioni scioglierà alcuni nodi importanti di cui si è discusso ieri in cda con l’amministratore delegato Pietro Labriola. Tra le novità attese dal mercato ci sono sicuramente i dettagli legati ai perimetri operativi di Netco e Servco. Come spiegano da Equita Sim, «maggiori dettagli su perimetro e trend operativi dovrebbero permettere una miglior definizione dei valori degli asset e della sostenibilità del business ex NetCo».Secondo quanto raccolto dalla Verità, all’interno di Netco, la società che gestirà la rete fissa e le attività wholesale (all’ingrosso), resteranno Sparkle, Ficercop e la backbone, la spina dorsale dei dati che attraversano l’Italia. All’interno di Servco ci saranno, invece Noovle, Telsy, Olivetti, oltre che i servizi di Tim Brazil. Oggi, per quanto riguarda Servco, «ci aspettiamo che siano delineati meglio i trend di mercato rispettivamente per il mondo business (EnterpriseCo) e consumer», continuano da Equita.Inoltre, emergeranno nuovi dettagli anche sulla valorizzazione del gruppo. Tim, infatti stando ad alcune indiscrezioni, ritiene di poter ottenere una valutazione di almeno 25 miliardi di euro, debito compreso, dal progetto di separazione degli asset di rete fissa e di Sparkle dal resto del gruppo, una valutazione coerente con diversi analisti interpellati dalla Verità secondo cui il valore potrebbe oscillare da un minimo di 21 miliardi fino a un massimo di 31 miliardi. La valutazione più alta sarebbe in linea con quella del principale azionista, Vivendi, secondo cui Tim varrebbe proprio 31 miliardi, come reso noto il mese scorso da una fonte vicina al colosso francese. Il valore della società sarà anche cruciale per l’accordo preliminare firmato a maggio scorso da Tim con Cdp con l’obiettivo di arrivare entro la fine di ottobre ad un accordo vincolante sulla creazione della cosiddetta rete unica con Open Fiber. Basti notare, infatti, che ai tempi della firma dell’accordo preliminare fonti vicine alla società l’avevano valutata circa 20 miliardi di euro.Sempre oggi, inoltre, Tim darà un aggiornamento sull’accordo con Dazn. L’obiettivo era rivedere i minimi garantiti del contratto per il calcio (impatti già accantonati a conto economico nel 2021 ma con esborsi di cassa ancora con conseguenze su 2022-2023-2024). Oggi, in più, l’ad Labriola darà un aggiornamento anche sui numeri del gruppo per il 2022, visto che a marzo non erano stati dati dettagli in merito.Intanto, ieri a Piazza Affari il titolo Tim ha chiuso in crescita dell’1,6%, probabilmente sulla scia dell’ottimismo per le novità che oggi l’ex monopolista svelerà durante il capital market day.