2020-02-05
Il centrodestra pasticcia nella corsa a Orbán
Matteo Salvini assente all'evento con star il premier ungherese: poi lo incontra separatamente (come il Cav). Intanto Giorgia Meloni si dà un gran daffare per coltivare rapporti esteri. E Marion Le Pen in veste anti Greta caldeggia un fronte mediterraneo per riformare l'Europa.La sintesi della National conservatism conference, che si è chiusa ieri al Grand hotel Plaza di Roma, può essere questa: un piccolo passo avanti per l'internazionale sovranista, un mezzo, piccolo passo indietro per il centrodestra italiano.Nella serata di lunedì, Giorgia Meloni ha aperto l'evento allestito dall'americana Edmund Burke foundation insieme a Nazione futura, Bow group (Uk), Danube institute (Ungheria), International Reagan Thatcher society (Usa) e The Herzl institute (Israele). Poi, l'onorevole di Fdi ha incontrato Viktor Orbán, il premier ungherese. A breve giro, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha smentito la sua partecipazione al convegno. Ieri sono arrivate le precisazioni del Capitano: «Vedrò Orbán riservatamente. Il mio nome era in programma? I programmi li confermo io». Lo staff dell'ex ministro, difatti, ha spiegato che il capo del Carroccio non aveva assicurato la sua presenza. Tra gli organizzatori, invece, si parlava di rassicurazioni. In ogni caso, pare che alle associazioni culturali di Stati Uniti e Ungheria non siano andate giù la «buca» di Salvini e la decisione di vedere il premier magiaro in separata sede. Resta da capire cosa abbia tenuto l'ex titolare del Viminale lontano dalla sala dell'albergo in via del Corso.Sta di fatto che la Meloni ha inaugurato il convegno in solitaria, ha avuto un bilaterale con Orbán e poi è volata in tournée negli Stati Uniti, dove tornerà a fine mese e dove potrebbe incontrare Donald Trump. La presidente di Fratelli d'Italia cerca così di accreditarsi come interlocutrice dei conservatori vicini alla Casa Bianca, sebbene risulti che l'Edmund Burke foundation all'inizio le preferisse Salvini: la Meloni sarebbe stata fortemente voluta da Nazione futura, il pensatoio di Francesco Giubilei, che ha fatto gli onori di casa. Comunque sia, ieri è passato il messaggio di una leader interessata ad accreditarsi nella politica internazionale. Ciò può penalizzare una Lega cui si è sempre rimproverata la carenza di sostegni esteri (indimenticato il tweet di Trump su Giuseppi)? Vedremo. Inoltre, mentre Fdi e Carroccio battibeccano sulla candidatura di Raffaele Fitto in Puglia, il centrodestra non manda agli elettori gli auspicati segnali di unità e resilienza dopo la sconfitta in Emilia Romagna.Il forfeit del Capitano ha comunque depotenziato la portata politica del convegno romano: in fondo, mancava il più forte partito sovranista d'Europa. Frattanto, restano in bilico i rapporti tra Ppe e Fidesz, il raggruppamento di Orbán, che in caso di espulsione dai popolari sarebbe intenzionato a confluire nel gruppo Ecr al Parlamento Ue (quello di Fdi), piuttosto che in Identità e democrazia (quello della Lega). L'internazionale sovranista esiste di fatto, ma ha ancora le armi spuntate.Nondimeno, il convegno su Dio, onore, Paese: Ronald Reagan, Giovanni Paolo II e la libertà delle nazioni, è stato ricco di contenuti intellettualmente stimolanti. Ne è prova l'intervento di Marion Maréchal Le Pen, in versione «verde» ma anti Greta: Marion ha bacchettato «i pazzi che fanno l'amore con gli alberi» e gli ambientalisti globalisti, lanciando un'ecologia locale, patriottica, attenta alla difesa del mondo rurale. La Maréchal ha poi caldeggiato un fronte mediterraneo (Italia, Francia, Spagna e Portogallo) per riformare l'Europa. Magistrale anche l'intervento di Rod Dreher, autore di Opzione Benedetto, che ha aperto la giornata nel ricordo del filosofo conservatore Roger Scruton. Dreher ha elaborato un'acuta diagnosi del nuovo totalitarismo, che passa per l'atomizzazione della società e il vittimismo delle presunte minoranze oppresse, cavalcato dal capitalismo pro Lgbt, femminista e politicamente corretto. Per reagire, appunto, resta valida l'opzione Benedetto (da Norcia e XVI): costituire comunità parallele, coltivando i valori tradizionali, per diventare, quando il nichilismo collasserà su sé stesso, sale della terra.Da annotare pure l'humor tipicamente britannico con cui il saggista Douglas Murray ha sferzato i catastrofisti anti Brexit (tema che ha pervaso molti degli interventi): «Lunedì sono andato a Heathrow a prendere l'aereo per Roma... E non è successo niente».Ma il mattatore dell'evento, al netto della standing ovation riservata al teorico politico israeliano, Yoram Hazony, autore de Le virtù del nazionalismo, è stato l'attesissimo premier ungherese. Orbán ha preso parte a un faccia a faccia, lunedì sera, con il premier italiano, Giuseppe Conte. Per il resto, oltre a incontrare il leader sovranista spagnolo, Santiago Abascal (pure lui a Roma), s'è diviso equamente tra le tre punte del centrodestra: dopo il meeting con la Meloni, ieri ha pranzato con l'amico Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli e come detto ha visto Salvini. Un incontro molto cordiale - fanno sapere dalla Lega - in cui si è parlato, tra le altre cose, della situazione internazionale e delle prospettive per Italia e Ungheria. All'incontro di Salvinii con Orbán - durato oltre un'ora - erano presenti anche Giancarlo Giorgetti e i due europarlamentari della Lega Marco Campomenosi e Marco Zanni.Il premier ungherese è stato salutato dal pubblico del Grand hotel plaza come una rockstar. E senza mezzi termini ha rilanciato il suo modello di «democrazia illiberale», o «democrazia cristiana», presentando l'opposizione all'immigrazione come un tentativo di preservare l'identità nazionale: questione centrale, a suo avviso, per la politica contemporanea. Il capo di Fidesz ha attribuito il suo successo al sistema ungherese, che gli consente di evitare compromessi di coalizione: «Sono l'unico fortunato leader europeo», ha ironizzato, «che può dire quello che pensa». Il politico non ha risparmiato una stoccata al Ppe, che lo sta processando: «Vogliono far parte della struttura del potere anche a costo di fare compromessi con la sinistra». Ma per sentirsi tanto «fortunato», libero dalla necessità di stipulare accordi, Orbán potrebbe aver pensato anche alle tensioni tra alleati nel centrodestra italiano.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.