2022-08-27
Il centrodestra non perda le parole per battersi sulla difesa della vita
La soppressione del feto è sempre una tragedia: non bisogna avere paura di ricordarlo.L’altra sera ho partecipato alla trasmissione In onda, su La7. Il ruolo che mi aveva assegnato il ferreo meccanismo dei talk show era quello del cattivo nel blocco dedicato all’immigrazione, tra le 22 e le 23. Prima si parlava di aborto e, in attesa di salire sul ring, ho assistito a un dibattito alquanto bizzarro tra l’entusiasta Alta Patrona dell’interruzione di gravidanza, al secolo Laura Boldrini (la quale più tardi farà una figuraccia epica sui numeri dei crimini commessi da stranieri), e un’Eugenia Roccella frenata fino all’impaccio. Tra loro, Antonio Padellaro, che ha posto per due volte una domanda alla quale nessuna delle due politiche è stata in grado (o ha voluto) dare una risposta: «Ma come mai ci sono tanti medici obiettori?». Quesito surreale, soprattutto per il tono sinceramente scandalizzato, direi stupefatto: come si parlasse di un intervento chirurgico qualsiasi. E questo dà la misura di quanto lo spostamento progressivo operato dalla narrazione mediatica ci abbia allontanato dal vero soggetto della discussione, in un cortocircuito mentale che rende persino difficile il ragionamento. Però io ci provo lo stesso. E visto che nessuna delle interpellate l’ha fatto, rispondo qui e ora allo stimato collega ciò che non ho potuto dirgli in trasmissione. Caro Antonio, molto semplicemente perché, come scriveva con mirabile sintesi Pier Paolo Pasolini (per molte altre cose diverse da questa apprezzato da te e dalla parte politica per cui simpatizzi) «l’aborto è un omicidio» e i medici, per vocazione e giuramento, la vita in genere la vogliono salvare, non sopprimere. Forse perché, come tuona papa Francesco (su altri argomenti a te e alla sinistra così caro) «chi lo pratica è un sicario». E un medico in linea di massima ha più piacere a vedere i volti felici dei parenti della persona a cui ha salvato la vita che la faccia tormentata della mamma nel grembo della quale ha soppresso una vita. Ecco, è tutto qui. Molto terra terra. Quello che tu, Antonio, e, con molta maggiore protervia, la Boldrini definite «diritto della donna» è in realtà una terribile sconfitta. Per lei e per il bambino. Una tragedia. Per carità, a volte magari comprensibile, in circostanze eccezionali addirittura necessaria, ma sempre una tragedia. Una pratica che mai dovrebbe essere assimilata, come invece è ormai dato per scontato, alla contraccezione ex post. Un dramma che tutti noi (credenti o, come nel mio caso, non credenti) in condizioni normali, in un discorso non inquinato da una perversa ideologia, dovremmo fare ogni sforzo per scongiurare.Questo è quello che l’altra sera mi sarei aspettato di sentire dalla bocca di Eugenia Roccella. E in qualunque altra situazione lei l’avrebbe detto. E meglio, molto meglio di quanto abbia saputo fare io. Ma purtroppo stavolta non l’ha fatto. Per ordini di scuderia? Per la sindrome dell’accettazione? Per le forche caudine da cui deve passare la destra sporca e cattiva per essere legittimata a governare? Non lo so. Però non l’ha fatto.E così si torna a quello che su queste colonne ha scritto ieri il mio amico Mario Giordano. Noi capiamo come le gabbie Ue, i trattati, gli accordi, il Pnrr siano ormai così stratificati e soffocanti che davvero poco potrete fare voi di centrodestra per segnare una cesura vera, profonda, con gli ultimi 10 anni. Diciamo che realisticamente ce la siamo messa via. Comprendiamo anche, seppure con maggior fatica, che per non essere massacrati da mercati sapientemente diretti voi dobbiate professarvi più atlantisti e guerrafondai di Letta e del patetico Giggino Di Maio. Magari coltiviamo la segreta speranza che poi, piano piano, ci si possa riposizionare, ma tant’è. Però se anche sull’aborto non si riesce più a distinguervi con nettezza dalle Boldrini e dai Fratoianni, ci dite che vi si dovrebbe votare a fare?