2020-09-15
Il Cav guarisce e manda i gufi al manicomio
Silvio Berlusconi ha lasciato l'ospedale San Raffaele dopo dieci giorni di ricovero. E pensare che qualche avversario gli aveva già preparato il funerale. L'esito positivo della sua malattia dà ragione ad Alberto Zangrillo: ora sappiamo come affrontare il Covid.«Anche questa volta l'ho scampata bella». Con una frase da supereroe Marvel pronunciata con la voce incerta di chi ha sofferto davvero, Silvio Berlusconi ha lasciato l'ospedale San Raffaele dopo dieci giorni di ricovero. Primo tampone negativo, parametri normali, e subito è partita la battuta: «Il Covid è risultato positivo al Cavaliere». Con un sorriso tirato e un ideale gesto dell'ombrello a chi gli vuole male (e non ha fatto nulla per nasconderlo), il leader di Forza Italia è tornato a villa San Martino di Arcore, dove rimarrà in quarantena fino a quando anche un secondo tampone non sarà negativo. Il peggio è passato e il primo a sapere di avere rischiato grosso è lui, che il 29 settembre compie 84 anni e mai si sarebbe aspettato - dopo tutte le precauzioni prese durante e dopo il lockdown - di essere aggredito dal micidiale virus cinese. Proprio per questo il suo discorso all'uscita dall'ospedale milanese è particolarmente accorato. Non da highlander ma da nonno che parla ai nipoti. «Lo dico con grande emozione. Con l'aiuto del Cielo e grazie alla professionalità dei medici, primo fra tutto il professor Alberto Zangrillo, ho superato quella che considero la prova forse più pericolosa della mia vita. Il mio pensiero va innanzitutto ai tanti ammalati di Covid e alle loro famiglie. Ho condiviso l'angoscia e la sofferenza di chi sta male, dei famigliari, di chi ha perduto una persona cara. Il mio pensiero va anche ai medici e al personale sanitario in prima linea, molti di loro hanno dato la vita e comunque si sono esposti al contagio per fare il loro dovere fino in fondo, salvando tante vite umane». Dopo aver ringraziato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, i colleghi parlamentari, gli avversari politici e gli anonimi italiani che gli hanno testimoniato solidarietà (all'uscita dal padiglione Diamante in molti si sono affacciati alle finestre ad applaudirlo), Berlusconi ha ammesso: «L'affetto che ho sentito attorno a me mi ha dato la forza di superare i momenti più difficili di una malattia grave e insidiosa. L'80% dei malati oltre gli 80 anni ricoverati al San Raffaele non ce l'ha fatta». Poi un sussulto di vanità, la sottolineatura di un nuovo record. «Il professor Massimo Clementi (direttore del laboratorio di Virologia dell'ospedale, ndr) ha studiato il mio tampone ed è rimasto sorpreso dall'entità della carica virale: la più alta fra le decine di migliaia osservate al San Raffaele. Fortunatamente quando me lo hanno comunicato ero già nella fase di recupero dalla polmonite bilaterale che mi rendeva tra i soggetti più a rischio».Infine un appello a chi vorrebbe togliersi la mascherina, sfinito da questa prova collettiva, e a chi ritiene comprensibilmente che il peggio sia alle spalle. «Dobbiamo continuare a rispettare le regole e le prescrizioni sanitarie, è un dovere verso noi stessi e la collettività. Ho provato in prima persona che fino a quando la circolazione del virus non sarà debellata ognuno di noi, pur avendo prudenza, è esposto al rischio di essere contagiato e di contagiare gli altri. E questo è tanto più grave per le persone fragili per età o condizioni di salute. Oggi milioni di bambini e ragazzi tornano a scuola, a loro va un forte richiamo a comportamenti corretti. Fatelo per voi, per i vostri amici, per i vostri insegnanti, per i vostri genitori, per i vostri nonni. L'Italia non può permettersi di restare ferma, sarebbe una catastrofe economica. Ma il solo modo di evitarlo dipende da noi».Il ritorno di Berlusconi ha colpito anche uno dei suoi più tenaci avversari, Antonio Di Pietro, che ha ammesso: «Oggi gli ho creduto, sono contento per lui, per il monito lanciato ai giovani di rispettare le regole e per quel messaggio di speranza per noi anzianotti. Ho apprezzato le sue parole sentite e sincere, hanno fatto bene anche a me». Effettivamente anche in famiglia la paura è stata grande e non solo per il contagio di Marina, Barbara, Luigi e della compagna dell'ex premier Marta Fascina. Il morso del Covid ha reso più umano un leader per il quale, in una stagione ormai lontana, l'allora medico personale Umberto Scapagnini aveva speso la frase bombastica: «Silvio è tecnicamente quasi immortale». Le guarigioni di Berlusconi (quasi 84 anni) e di Flavio Briatore (70 anni, tornato domenica a Montecarlo completamente ristabilito) confermano la tesi di Zangrillo: oggi il Covid viene debellato anche da coloro che a marzo e ad aprile morivano in terapia intensiva. Questo a dimostrazione di un'aggressività diminuita, di una totale padronanza dei protocolli medici e di una condivisione di esperienze nel mondo scientifico che ha portato a raggiungere risultati vincenti. L'esempio del Cavaliere è la più concreta testimonianza che - fatte salve le doverose precauzioni a parte di tutti - il terrorismo governativo supportato da studiosi da vetrino e non da corsia d'ospedale (vedi Cts) ha un solo scopo, quello di allungare la vita al governo di Giuseppe Conte. Mentre Berlusconi rientra nella sua vita e nella politica italiana, questa vicenda continua ad essere accompagnata dall'eco dei borborigmi dei rosiconi, campioni progressisti che vivono da 25 anni con la gastrite per merito suo e che nei giorni scorsi si erano distinti per miseria umana e volgarità. In cima alla lista Carlo De Benedetti, che aveva trovato il modo di recarsi idealmente al capezzale del Cavaliere per dargli - dal suo irraggiungibile pulpito - dell'imbroglione. Poi il linguista Raffaele Simone, emerito anche in pratiche poco nobili, che aveva sibilato «Forse è la volta buona». E invece dovrà rimettere lo champagne in frigo. Quindi Selvaggia Lucarelli, che con eleganza coatta si era concentrata sul medico curante: «A Zangrì...». E ancora macabri grillopiddini di provincia che auspicavano «la vendetta divina». Per concludere con la consigliera lombarda dem Carmela Rozza, che travolta da cieco livore aveva tuonato il delirante anatema: «Se non era Berlusconi lo lasciavate morire in Rsa?». Il Cavaliere è tornato, il corpo del capo fa di nuovo ombra. Non vi resta che sperare nell'asteroide.