2020-05-01
Il cardinal Bolletta finanzia i trans. I giudici danno soldi agli immigrati
Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, offre aiuti alla comunità transgender di Torvaianica. Il tribunale di Ferrara impone di dare buoni spesa ai richiedenti asilo. Minoranze favorite rispetto ai comuni cittadini. Al solito, ci aveva visto giusto Gilbert Keith Chesterton quando scriveva che «l'emancipazione moderna si è rivelata una nuova persecuzione dell'uomo comune». E infatti ogni giorno ci vengono fornite ulteriori prove a sostegno dell'amara tesi secondo cui il comune cittadino viene sempre dopo. Prima bisogna soddisfare le richieste delle minoranze. Poi, se avanzeranno tempo e risorse, si penserà all'anonima maggioranza che non ha diritti da rivendicare in piazza né vittimismi da temperare con un surplus d'attenzione da parte delle istituzioni. Quando si coccola la minoranza oppressa, del resto, si guadagnano facilmente articoli di giornale e ci si può beare del sostegno dei Buoni dal cuore progressista. E laddove non giunge l'interesse, l'ideologia arriva a colmare il vuoto. Succede così che, in nome della Giustizia, si compiano favoritismi e che, per amore di fama, ci si renda ridicoli. Pensate che stiamo esagerando? Allora esaminiamo due episodi freschi freschi. Il primo ha per protagonista Konrad Krajewski, lo strabiliante cardinal Bolletta, un supereroe dotato del potere di utilizzare i denari dell'elemosina papale per favorire tutte le buone cause progressiste disponibili sulla piazza. Il nome di Krajewski rimarrà impresso a caratteri fiammeggianti nel libro della Storia in virtù della sua impresa più grande: aver riattivato le utenze a un palazzo romano occupato da un collettivo antagonista, così da consentire lo svolgimento di rave party e altre attività costruttive a spese dei normali cittadini, su cui ovviamente ricade il costo delle bollette della luce. Il sant'uomo, tuttavia, mica può accontentarsi dei risultati ottenuti nella veste di elettricista. E infatti da qualche settimana sta collezionando gesta degne dei fasti passati. Pochi giorni fa ha donato 20.000 euro al centro di accoglienza gestito a Pistoia da don Biancalani, un luogo felice dove vanno in scena spesso e volentieri risse fra migranti, quando non intervengono le forze dell'ordine ad arrestare qualche spacciatore. Ma il meglio del meglio Krajewski lo ha offerto mercoledì, inviando aiuti alla comunità trans di Torvaianica. A renderlo noto è stato il parroco locale, don Andrea Conocchia. Nella sua chiesa, da quando è esplosa l'emergenza Covid, si riuniscono una ventina di trans sudamericane che solitamente si prostituiscono. La chiusura totale le ha private dei clienti, così le trans si sono rivolte al prete. Il quale, non avendo fondi sufficienti per i parrocchiani e per le nuove arrivate, si è a sua volta rivolto al Papa chiedendo una mano. Ed ecco, rapido come la folgore, l'intervento del cardinal Bolletta, che si è presentato di persona a consegnare gli aiuti, ottenendo sentiti ringraziamenti da parte delle trans. Intendiamoci: non c'è nulla di male a prendersi cura di chi sta ai margini. Però sarebbe piacevole che - almeno ogni tanto - l'elemosiniere vaticano si occupasse anche di persone non appartenenti a categorie protette o «politicamente sensibili». I comuni cittadini, appunto. Quelli che vengono sempre dopo. Se da Torvaianica ci spostiamo a Ferrara, la musica non cambia. Ieri Alan Fabbri, sindaco leghista della città, aveva un appuntamento in tribunale per via di una denuncia presentata dall'associazione sorosiana Asgi in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil. Oggetto del contendere era il provvedimento tramite il quale il Comune di Ferrara ha distribuito circa 700.000 euro di buoni spesa a 3.000 famiglie bisognose del territorio. Secondo i giudici, tale provvedimento è discriminatorio. I criteri stabiliti da Fabbri per l'elargizione degli assegni, dice il tribunale, «contengono, per gli stranieri extra Ue, il requisito del permesso di soggiorno, anziché i soli requisiti relativi alla condizione di disagio economico e alla domiciliazione nel territorio comunale». In più, il provvedimento «prevede un ordine di priorità a favore dei cittadini italiani». Tradotto: il sindaco leghista discrimina perché usa i soldi pubblici per sostenere gli italiani e gli immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno. Dunque i giudici hanno stabilito che i criteri per l'assegnazione dei buoni spesa dovranno essere riformulati, in modo da includere anche i richiedenti asilo. Significa più onori per il Comune e meno risorse per le famiglie. Tutto secondo copione: a ogni istituzione la sua minoranza. Al cardinale i trans, ai giudici i migranti. E al comune cittadino il conto da saldare.
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