2019-07-28
Il capo di Fincantieri avverte il governo. «Avanti con Parigi oppure mi dimetto»
Giuseppe Bono impone la sua linea su Naval group: sì alla Difesa Ue. Ma si scorda di dire che a bloccare Stx è l'antitrust d'Oltralpe.Il numero uno di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha scritto una garbata lettera in risposta a due articoli pubblicati dalla Verità. Il tema in questione è l'accordo tra Naval group e Fincantieri. Un accordo storico che influenzerà l'attività dell'industria militare italiana per i prossimi 30 anni. Un affare, frutto dei patti tra Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni del 2017, così delicato da richiedere il parere del comitato del golden power. Abbiamo spiegato che nel documento ci sono punti deboli: riguarderebbero la tutela del know how e soprattutto il ruolo indiretto di Leonardo e del comparto dell'elettronica della difesa. Una parte della maggioranza ritiene che ci sia il rischio concreto che l'accordo comprometta nel medio termine le capacità italiane nel combact management system. I dubbi espressi nell'articolo non sono una boutade. Anche Palazzo Chigi sembra essere sul pezzo.Il cdm Il cdm che doveva approvare l'accordo di Bono è slittato. Il numero uno di Fincantieri, sulle colonne della Verità, ha ribadito che l'unico settore utile per rimanere agganciati alla Difesa Ue è quello navale. I dubbi sollevati non sono dunque stati smentiti. Anzi nell'intervista che Bono ha fatto a Federico Fubini sul Corriere della Sera, nell'edizione di ieri, il manager ha ribadito il concetto alzando addirittura i toni. «Mi dimetto se non me la fanno fare clean», ha affermato. «Qui», ha aggiunto, «non ci sono tecnologie, il punto è fare. Sono vent'anni che lavoriamo con i francesi. Nella Difesa poi ormai ci sono solo società europee». Vale la pena spiegare che cosa significhi il termine clean. Innanzitutto, Bono non lo usa a caso. Di fronte al comitato di coordinamento del golden power, il termine sta a indicare un ok senza alcuna riserva. Cioè con la totale libertà di azione. Al contrario il comitato potrebbe esprimere una raccomandazione o una prescrizione. Quest'ultima direbbe sì all'accordo a condizione che la società controllata dalla joint venture, la Lcin, tuteli al 100% la tecnologia italiana e ciò riporterebbe il tema di fondo a galla. Con l'accordo di Bono quale sarebbe il futuro di Leonardo. L'elettronica della difesa rischierebbe di sparire sotto i colpi della filiera Naval group-Thales. Ciò i vertici di Fincantieri non lo negano, e porre un ultimatum al governo significa non voler affrontare tali problemi. Non che spetta certo a Fincantieri farlo, ma al governo sì. In fondo è l'azionista di entrambe i colossi della Difesa. E i rapporti tra i gialloblù e Macron sembrano ridotti all'osso. Come possono due aziende strategiche e di Stato allearsi, se i rispettivi Stati non vanno d'accordo? La domanda non è retorica, perché perché c'è chi è pronto a rispondere «si può fare». Ad esempio, Elisabetta Trenta. Il ministroIl ministro della Difesa fino a oggi è rimasta totalmente in silenzio. Non solo pubblicamente, ma anche in sede di golden power. La motivazione non è nemmeno tanto misteriosa. A firmare la prima bozza di accordo con i francesi assieme a Giuseppe Bono e Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cdp (che controlla Fincantieri attraverso Fintecna) c'era il generale Carlo Magrassi, in qualità di segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti. Ruolo di peso affidatogli da Roberta Pinotti in pieno governo Renzi. A settembre del 2018 Magrassi è diventato consigliere per la politica industriale della Trenta. Difficile immaginare che si rimangi ciò che ha sottoscritto pochi anni fa, oppure sostenga oggi che dei francesi non ci si deve fidare. Eppure anche questo pericolo non può essere lasciato cadere. In fondo è lo stesso Bono a confermarcelo nell'intervista scritta per il Corriere. Il manager affronta anche il tema dei cantieri navali civili di Stx. L'accordo firmato tra Fincantieri e la società francese ai tempi di François Hollande è stato stracciato da Macron. Che poi ha imposto una versione più favorevole, che tuttora pende. «L'antitrust Ue è un carrozzone burocratico», ha spiegato Bono e «ferma l'operazione». Affermazione corretta, ma limitata a uno spicchio dell'agenda.Tutti sanno - basta leggere le cronache dal 2017 a oggi - che è stato l'antitrust francese a interessare quello Ue, che a sua volta ha ributtato la palla a quello francese e tedesco. Ed è su questo piano (di nuovo l'asse franco tedesco) che tutto è fermo. Parigi è in manovra anche su Stx, e attende sicuramente che si chiuda la partita militare. Per questo il partner francese va preso con le pinze. L'estensore dell'articolo del Corriere non ha obiettato nulla al manager: evidentemente non conosceva la storia dei cantieri di Saint Nazaire, come probabilmente non ha avuto modo di leggere il contratto tra Naval group e Fincantieri. Poco cambia: l'intervista serviva a dare dei messaggi alla politica. Bono ci ha messo ancora di più la faccia, minacciando il governo: o si fa come dico io o me ne vado. La prossima settimana l'intero dossier dovrebbe tornare sul tavolo di Giuseppe Conte . Sarà sentito il comitato di coordinamento e anche il parere del ministero dell'Economia. E a quel punto sarà un sfida all'Ok Corral.