2021-06-13
Il caos sul mix di sieri spiazza i governatori. Le Regioni procedono in ordine sparso
La Lombardia ferma il «cocktail» in seconda dose, poi arriva l'ok Liguria, Piemonte e Puglia bloccano Johnson per gli under 60.L'offerta illegale delle informazioni riservate potrebbe anche rivelarsi una truffa.Lo speciale contiene due articoli.L'Italia ripiomba nel caos totale sul fronte della vaccinazione. E c'è veramente da restare attoniti considerato che dal punto di vista del quadro epidemiologico, con i decessi e i nuovi positivi in continua diminuzione e le terapie intensive che si svuotano ogni giorno che passa, siamo ormai sulla strada del pieno ritorno alla normalità. A far ricadere il Paese nell'incertezza è, manco a dirlo, il continuo alternarsi di messaggi contraddittori da parte del governo, e in particolare del ministero della Salute, guidato da un Roberto Speranza. Esemplare la confusione che regna nelle Regioni dopo l'ennesimo stop and go su Astrazeneca: va ribadito ancora una volta che alla radice di questo ulteriore giro di valzer sul vaccino anglosvedese c'è la tigna con la quale Speranza e il Cts insistono nel voler a tutti i costi vaccinare anche i giovani e i bambini, che pure non sono considerati a rischio di gravi conseguenze in caso di infezione. La cronaca di un altro giorno di ordinaria follia vede come protagonista principale la Lombardia. Ieri mattina, 18 ore dopo l'indicazione di riservare Astrazeneca solo agli over 60, e di procedere con un altro vaccino (Pfizer o Moderna) per chi ha meno di 60 anni e ha già ricevuto una prima dose del siero anglosvedese, la Regione dirama una nota estremamente chiara, e altrettanto polemica: «In attesa di una nota ufficiale di ministero della Salute e di Aifa», scrive Regione Lombardia, «competenti a rilasciare un parere scientifico, e allo scopo di tutelare quanto più possibile la salute dei cittadini e garantire i loro diritti, la direzione generale Welfare ha deciso di sospendere cautelativamente i richiami eterologhi (quindi con un vaccino diverso) per tutti i cittadini under 60 che hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca. Per chi ha più di 60 anni nulla cambia». Evidente la preoccupazione del Pirellone: procedere con la vaccinazione eterologa, ovvero con una seconda dose diversa dalla prima, è una responsabilità che tocca al governo nazionale, e non può essere lasciata alle Regioni. Non solo: per poter andare avanti in questa direzione, come è naturale, è necessario ricevere un maggiore quantitativo di Pfizer e Moderna, per soddisfare le esigenze. Il ministro Speranza telefona a Letizia Moratti, vicepresidente della Regione Lombardia con delega al Welfare, le dice che la nota ufficiale richiesta dalla Regione è la circolare dal direttore della Prevenzione del ministero, Giovanni Rezza in cui si indica di procedere con Pfizer o Moderna. «Il vaccino Vaxzevria (Astrazeneca, ndr)», scrive Rezza, «viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo). Per persone che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino e sono al di sotto dei 60 anni di età, il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRna (Pfizer o Moderna), da somministrare ad una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose». A questo punto, Regione Lombardia fa scattare il semaforo verde: «Alla luce della circolare del ministero della Salute e del collegato parere Aifa», comunica in una nota diffusa alle 16 la direzione Welfare, «Regione Lombardia provvederà alla somministrazione della seconda dose di vaccino ai cittadini under 60 vaccinati con Astrazeneca in prima dose, alla somministrazione eterologa, ossia con vaccino Pfizer o Moderna. La riorganizzazione del programma vaccinale», prosegue la nota, «avverrà negli stretti tempi necessari sulla base delle dosi di vaccino disponibili». Intanto, però, il caos fa saltare i richiami del week end per chi ha avuto la prima dose di Astrazeneca: si riparte domani. La confusione non finisce qui: un altro fattore di incertezza è infatti rappresentato dal vaccino Johnson & Johnson, a vettore virale come Astrazeneca, che «viene raccomandato», recita il verbale del Comitato tecnico scientifico dell'11 giugno, allegato alla circolare del ministero della Salute, «anche alla luce di quanto definito dalla Commissione tecnico scientifica dell'Aifa, per soggetti di età superiore ai 60 anni. Qualora si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione ed in assenza di altre opzioni», aggiunge la circolare, «il vaccino Janssen (J&J, ndr) andrebbe preferenzialmente utilizzato, previo parere del Comitato etico territorialmente competente». Una notizia che finirà inevitabilmente per preoccupare tutti quelli che hanno meno di 60 anni e hanno ricevuto il vaccino. Nella giornata di ieri alcune Regioni (Liguria, Piemonte, Puglia) hanno comunicato di aver bloccato la somministrazione del vaccino Johnson & Johnson agli under 60. È prevedibile che oggi anche le altre Regioni si adegueranno. Nel frattempo, ieri, in tutta Italia, non sono mancate le perplessità dei cittadini, che ai centri vaccinali hanno assediato gli operatori con richieste di informazioni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-caos-sul-mix-di-sieri-spiazza-i-governatori-le-regioni-procedono-in-ordine-sparso-2653361577.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giallo-sulla-vendita-nel-deep-web-dei-dati-di-74-milioni-di-vaccinati" data-post-id="2653361577" data-published-at="1623534379" data-use-pagination="False"> Giallo sulla vendita nel deep Web dei dati di 7,4 milioni di vaccinati Un tweet scritto dall'account @darktracer_int, specializzato nella raccolta di informazioni nel lato oscuro del Web, ha allarmato la comunità della sicurezza cibernetica italiana ieri pomeriggio. «Un forum sul deep Web ha pubblicato un post vendendo i dati sulla vaccinazione Covid-19 di 7,4 milioni di italiani», si legge. Poche ore più tardi un aggiornamento: «Il venditore ha hackerato più di 150 siti italiani durante la prima metà del 2021 e ha fatto trapelare i database. I database trapelati non erano truffe, erano tutti reali». L'utente Mastiff, iscritto a febbraio, avrebbe dunque messo in vendita sul sito Raidforum.com nomi e cognomi, indirizzi numero di telefono, codice fiscale e data di nascita di ben 7.395.688 italiani. Buona parte delle vittime sono della Campania e in generale sarebbero stati violate informazioni di persone quasi esclusivamente appartenenti ad Asl del Centro-Sud. I dati, ha spiegato l'hacker, sarebbero stati raccolti «nell'ultimo mese», sfruttando alcune vulnerabilità che «sono ancora aperte». Queste ultime, ha aggiunto, non sono state messe in vendita, forse per continuare a sfruttare la falla del sistema. Nel pacchetto in vendita ci sarebbero anche gli indirizzi di posta elettronica unici di 6.583.199 dei quasi 7,4 milioni di vaccinati i cui dati sono violati e 5.324.895 password, la maggior parte «criptate» ma che possono essere decifrate con semplici sistemi di crittografia. Tra le informazioni generali, il venditore, che è diventato da lì a poco irraggiungibile, ha precisato che venderà l'intero archivio soltanto due volte per non svalutare il pacchetto. Non tutti i dati sono stati resi pubblici. Sono stati diffusi tre file di esempio, che in totale contengono i dati di alcune migliaia di persone. Italian Tech li ha verificati e risultano «in gran parte riferiti a professionisti iscritti all'Ordine nazionale degli psicologi, provenienti da varie regioni d'Italia». Contattate telefonicamente da Italian Tech, alcune delle vittime «hanno confermato l'iscrizione all'Ordine degli psicologi, mostrando comprensibile disappunto per la notizia della fuga di dati. Nessuna delle persone contattate ha voluto precisare se fosse già stata vaccinata contro il Covid-19». È la stessa testata a evidenziare come l'Ordine nazionale degli psicologi annoveri attualmente circa 100.000 iscritti: dunque, è probabile che l'intero database, se davvero esistente, faccia riferimento anche ad altre professionalità. «L'ipotesi più probabile è che sia stato compromesso uno dei portali di prenotazione, che spiegherebbe la presenza dei consensi», ha commentato a Italian Tech Matteo Flora, esperto di sicurezza informatica e tra i primi ad analizzare i campioni. Ma secondo Open siamo dinanzi a «una truffa». L'utente Mastiff non risponde: «Qualcuno deve aver abboccato e avrà pagato una somma, a noi sconosciuta, per dei dati che risulterebbero già pubblici», scrive il fact checker David Puente sottolineando come molti dei dati diffusi come esca fossero già facilmente recuperabili sul Web. Inoltre, sottolinea Open, l'utente non spiega la fonte suo leak. Strano, perché questa informazione aumenterebbe l'interesse nei confronti del database in suo possesso. Ecco allora come potrebbe essere andata: «Potrebbe trattarsi di un leak che arriva da siti privati», scrive Puente, «e considerando che alcune professioni avevano la possibilità di ricevere il vaccino prima di altre categorie di persone, l'autore potrebbe aver valutato la possibilità di rivendere tutto come un presunto elenco di vaccinati». Comunque sia andata, la faccenda dimostra la necessità per l'Italia dell'Agenzia per la cybersicurezza, istituita dl governo durante l'ultimo consiglio dei ministri. Che quanto emerso ieri sia un furto o una truffa, il nostro Paese sembra non aver ancora le necessarie barriere tecnologiche contro un fenomeno bruscamente accelerato dalla pandemia.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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