2021-07-28
Il canone Rai fuori dalla bolletta elettrica
Pressato dall'Unione europea, l'esecutivo Draghi eliminerà (entro l'anno prossimo) la forzatura imposta da Matteo Renzi. Che tra l'altro non ha portato i benefici sperati alla tv di Stato, i cui conti sono rimasti in rosso. La bolletta della luce appare troppo cara. Così il canone Rai, ritenuto onere improprio, dovrà tornare a essere pagato al di fuori del conto mensile per l'energia elettrica. La decisione è stata presa dal governo Draghi, dopo che l'esecutivo ha reso nota l'intenzione di rispettare gli accordi presi con Bruxelles tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel contratto inviato all'Unione europea da Roma si legge nero su bianco che il governo si impegna a cancellare l'obbligo per le compagnie che vendono elettricità di «raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l'energia». Tra queste, quella più eclatante è di certo il canone della tv pubblica. La norma, ben poco gradita agli italiani, fu introdotta dall'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi nel 2015 attraverso la legge di stabilità. L'obiettivo era chiaro: fermare l'evasione sul pagamento di un'imposta dal quale, nei fatti, non si può scappare. Basta avere un telefonino o un tablet, non per forza una televisione, per mettere mano al portafoglio e sovvenzionare la Rai. Dai 113 euro iniziali, Renzi decise di portare la spesa a 9 euro al mese per 10 mesi per un totale di 90 euro. Ora resta da capire come il governo intenda realizzare la novità a livello legale. Le ipotesi sono due: La legge potrebbe essere inclusa nel disegno di legge sulla concorrenza, che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri giovedì prossimo, oppure potrebbe persino essere oggetto di un iter parlamentare dedicato. D'altronde, secondo l'accordo siglato con Bruxelles, l'approvazione in Cdm dovrà avvenire entro luglio 2021, ma per la sua adozione definitiva c'è tempo fino a dicembre 2022. Intanto, però, c'è già chi si oppone a quella che al momento è solo un'ipotesi, anche se molto concreta. L'Unione sindacale giornalisti Rai ieri ha diffuso una nota nella quale spiega che «la discussione sul canone in bolletta dimostra che non esiste futuro per la Rai se non si risolve la questione della certezza delle risorse. Come è noto, non abbiamo né totem né tabù: quello che ci interessa è che finalmente il servizio pubblico abbia risorse certe, di lunga durata, autonome e indipendenti. In modo da poter fare un serio piano industriale, senza dipendere anno per anno dal governo di turno», spiegano dall'Usigrai. «Non è una nostra pretesa, ma un preciso obbligo in capo allo Stato, sancito dal contratto di servizio. Oltre che un pilastro di tutte le indicazioni europee sulla libertà dei servizi pubblici radiotelevisivi e multimediali. Ricordiamo infine che pendono ancora davanti al Consiglio di Stato ben tre ricorsi sul taglio di 150 milioni imposto nel 2014». Il timore dei sindacati è insomma quello di dover dire addio a una importante riserva di ossigeno per la Rai e i suoi dipendenti. Totalmente opposto, invece, il pensiero delle associazioni di consumatori che accolgono la svolta con gioia. È una novità «che apprezziamo dal momento che, da sempre, sosteniamo che tali voci non avrebbero mai dovuto essere unite», dicono da Federconsumatori. Nella realtà, però, la novità di introdotta da Renzi non ha avuto l'effetto sperato. Nonostante l'ingresso in bolletta, infatti, viale Mazzini percepisce meno soldi di prima. Se ne lamentava già nel 2019 l'allora amministratore delegato della tv pubblica, Fabrizio Salini. In primis perché la cifra da pagare è scesa da 113,5 a 90 euro, inoltre perché non tutto il cosiddetto extragettito finisce nelle tasche di mamma Rai. Alla tv pubblica «del cosiddetto extragettito arriva un euro su due di quelli recuperati dell'evasione», diceva Salini due anni fa. Ma è finita qui? No, perché «su quanto dovuto a Rai viene tolto annualmente un 5% forfettario, altri 85 milioni. Tra tasse di concessione governativa e Iva la Rai lascia sul campo altri 150 milioni di euro che le arrivano dai cittadini. In questi anni le trattenute da parte dello Stato sono passate da 132 milioni di euro a 345 milioni di euro». Quanti soldi, dunque, finiscono davvero alla tv pubblica? «È bene che si sappia e che lo sappiano tutti quelli che pagano il canone, di quei 90 euro alla Rai ne arrivano solamente 74,8 euro», spiegava l'ad Salini. Pallottoliere alla mano, l'83,1% dei soldi che versiamo ogni anno con la bolletta. Lo Stato, insomma, ha sempre munto la mucca a svantaggio dei conti Rai. Ora con la novità in arrivo c'è da attendersi che la situazione sarà anche peggiore. Del resto, in passato non sono mancati gli italiani che facevano di tutto per non pagare il balzello di viale Mazzini. C'era chi sosteneva di non avere la televisione, ma la bugia aveva le gambe molto corte o chi non apriva la porta agli emissari del fisco giunti per un controllo. Secondo la legge, chi non paga commette reato penale ed è obbligato a dover pagare una sanzione che va dai 200 ai 600 euro, oltre al pagamento di tutti gli arretrati. Nella realtà i controlli sono sempre stati molto blandi e c'è chi non ha pagato tranquillo e sereno per decenni. Ora la speranza è che il governo inasprisca anche i controlli, diversamente per i conti della Rai potrebbe essere un bel problema.