
L'oncologo presidente della Lilt, Francesco Schittulli: «Fondamentali le regole rigide dei controlli medici periodici, non le fake news su antitumorali».Ogni giorno in Italia si registrano mille casi di cancro. Quest'anno riscontreremo quasi 380.000 nuove diagnosi di tumore, di cui il 52 per cento fra gli uomini e il 48 fra le donne. Se poi calcoliamo anche i tumori della pelle, la cifra supererà i 400.000 casi. Inoltre, l'anno prossimo avremo quattro milioni e mezzo di persone ammalate di cancro che continueranno a lavorare, curandosi con costi onerosi e difficoltà immaginabili. I numeri del cancro sono cambiati, ma rimane fermo il dato che nel nostro Paese, nel corso della vita, circa un uomo su due e una donna su tre si ammalerà di tumore.Perché sono cambiate le statistiche sul cancro, rilevate dalla Lilt, dalle altre associazioni e dall'Associazione registri tumori, l'Airtum ? «In realtà i casi quotidiani sono ormai 1.040 e aumentano in modo preoccupante». A precisarlo è Francesco Schittulli, chirurgo oncologo di Bari, presidente nazionale della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), confermato per la quarta volta in questo incarico per volontà dell'assemblea dei soci del suo ente (che ha 95 anni di vita) e dal decreto del ministro Giulia Grillo. Ma l'oncologo Schittulli non ha mai abbandonato la sala chirurgica, visto che finora ha effettuato oltre 30.000 interventi come senologo.Professor Schittulli sono cambiati negli ultimi cinque anni i numeri del cancro? «Sì, soprattutto per due fattori: la maggiore consapevolezza dei cittadini che si sottopongono, più che nel passato, ai controlli medici. Per questi ultimi si utilizzano poi strumenti tecnologici molto sofisticati, in grado di diagnosticare più tempestivamente il tumore, soprattutto nella sua fase iniziale. Il secondo fattore è strettamente legato all'incremento dei fattori di rischio. Conosciamo oggi 495 sostanze tossiche cancerogene, ma di queste 120 sono state accertate come sicuramente cancerogene».Che tipo di tumori si sono diffusi, come numero e aggressività, negli ultimi anni? «I tumori più frequenti, in assoluto ,escludendo quelli della pelle, per l'intera popolazione, sono quelli del colon retto al 13,7 per cento e della mammella con il 14,1 per cento, seguiti da quello del polmone nell'11,1 per cento dei casi e da quello della prostata, che pur colpendo solo gli uomini segna un 9,5 per cento». Voi medici li chiamate i big killer. Ma se vogliamo separarli per sesso, come cambiano queste cifre? «Tra gli uomini è il tumore alla prostata quello più diffuso, con il 18,1 per cento dei casi, seguito da colon-retto nel 14,8%, polmone al 14,3%, vescica nell'11% e rene nel 4,6% dei casi. Tra le donne, tumore della mammella 29,3%, quello del colon-retto 12,6%, polmone 11,1%, tiroide 5,8% e quello dell'utero nel 4,7% dei casi».C'è però da segnalare un dato positivo: la mortalità è diminuita. È così? «È vero, gli ammalati di cancro muoiono meno che in passato. Bisogna però ricordarsi che l'aspettativa di vita un tempo assai bassa, oggi supera gli 80 anni».Ricordiamo che cinque anni fa, nel 2014, sono scomparse (dati Istat) 177.301 persone per tumori, di cui 94.412 uomini e 77.889 donne. Ma ancora oggi la frequenza delle morti è in media ogni anno di circa 3,5 ogni mille uomini e circa 2,5 ogni mille donne. Questo significa che è ancora molto elevata. «È vero, anche se la sempre più diffusa diagnosi precoce riduce la mortalità del 30 per cento. Non sempre gli stessi medici si rendono conto che più si ricorre alla diagnosi, anche quando si è ancora giovani, maggiori probabilità si hanno nello sconfiggere il cancro. Rispetto al passato si è abbassata notevolmente oggi l'età dei controlli».Come la mammografia. Ma vi sono dei medici che sostengono che questo controllo non serve a nulla per prevenire il tumore al seno.«Il problema è diverso. La mammografia deve essere preceduta da una visita senologica e seguita da una ecografia, a partire dai 40 anni. Interventi da eseguire scrupolosamente ogni anno. Aggiungo che, se si avvertono dei sospetti di malattia, si deve ricorrere alla risonanza magnetica mammaria». Anche per la cura dei tumori al polmone vi sono opinioni diverse, sulla scorta di recenti ricerche scientifiche.«Si sta discutendo molto oggi nel mondo della scienza medica. Fondamentalmente vi sono due strade da esplorare a fondo: la genomica e l'immunologia. Vi sono studi in corso, sia all'estero sia in Italia, su questa materia. Il principio è che l'abbassamento dei livelli immunitari dell'uomo può sviluppare processi immunitari che possono portare al cancro. Le ricerche scientifiche sono riuscite già a individuare il trascrittoma - i geni negli Rna messaggeri - presente in ciascuna cellula immunitaria all'interno del tumore polmonare. Si sta dunque lavorando in questa direzione anche per individuare nuovi farmaci, prima di passare alla fase clinica».Questo significa che si potrà ridurre sensibilmente la mortalità per tutti i tipi di tumore? «Sicuramente. Già attualmente si potrebbe ridurre la mortalità dall'attuale 67 per cento all'85 per cento».Che cosa lo impedisce? «Le istituzioni dovrebbero concentrare i loro interventi sulla prevenzione, invece che solo sulla cura della malattia. Prevenzione, sia primaria che secondaria». Che cosa significano esattamente questi due livelli? «Quella primaria significa avviare campagne di informazione, combattere il tabagismo, la cangerogenesi ambientale e professionale, pubblicizzare una corretta alimentazione e la promozione delle attività fisiche e sportive, anche nelle scuole». Che incidenza potranno avere queste iniziative? «Un solo esempio: l'errata alimentazione può favorire, nel 35 per cento dei casi, la formazione di tumori. Il sovrappeso e l'obesità induce un cambiamento metabolico che può rappresentare l'insorgenza del 20 per cento dei tumori. Una curiosità: l'addome, per il tessuto adiposo che contiene, può rappresentare una zona del corpo particolarmente a rischio. Anche il fumo e l'ambiente nocivo possono provocare almeno il 30 per cento dei tumori».Nel campo dell'alimentazione imperversano, soprattutto sui social, le fake news. Ad esempio, si dice che il limone è un potente antitumorale, che il succo di barbabietola distrugge le cellule cancerogene, che i mirtilli prevengono il cancro, che il melograno è un alleato contro i tumori e coì via. E poi ancora: i cereali raffinati causano il tumore, la carne rossa è cancerogena. Ci fermiamo qui perché l'elenco è lungo. «Secondo me, è bene prevenire le bufale o fake news. La frutta e la verdura non fanno certo male. È importante una dieta a base di vegetali, ma non vanno eccessivamente esaltate come antitumorali. Sicuramente ogni frutta o verdura hanno elementi anticancerogeni ma non fanno certo miracoli per contrastare l'insorgenza del cancro. Lo stesso vale per i cereali e per la carne rossa. Quest'ultima, sempre sotto accusa, va consumata, ma in quantità contenuta, così come prescrive la dieta mediterranea».Riprendiamo il discorso sulla prevenzione: quella secondaria? «È molto semplice: significa seguire le regole rigide dei controlli medici periodici, con le relative analisi che vengono prescritte».Ma c'è anche una prevenzione terziaria? «Vi sono, come è noto, oltre quattro milioni di malati oncologici in Italia che hanno avuto o hanno ancora un tumore che stanno curando. Possono essere utili delle linee guida delle istituzioni per assistere questi pazienti - assistenza domiciliare, riabilitazione fisica e psichica, reinserimento sociale e professionale -, senza sottoporli a stress di esami inutili e costosi, ma anche senza lasciarli nell'isolamento». Questo significa che l'organizzazione del nostro sistema sanitario andrebbe aggiornato, adattato alle nuove esigenze sanitarie? «Sicuramente. Dovrebbe tener conto delle nuove esigenze sanitarie e, nel caso specifico, oncologiche».Ma negli ultimi tempi i problemi sono aumentati perché, con la quota 100, alcune centinaia di oncologi specializzati abbandoneranno gli ospedali.«Questo è veramente preoccupante. Non sono professionisti facilmente sostituibili. Come è noto, non c'è futuro senza passato. In altre parole, le giovani generazioni di medici devono essere messe in grado di usufruire dell'esperienza acquisita dagli anziani. Oggi molti medici vanno in pensione perché si sentono mortificati nella loro mission. Troppo spesso il medico è vittima della burocrazia, delle scartoffie, dei vincoli economici, obbligato a tener conto rigorosamente dei budget blindati…». Il sistema sanitario va dunque rinnovato? «Vorrei citare il cardinale Carlo Maria Martini, che ha scritto nel suo ultimo libro: “Io non penso alla salute come a un prodotto, soggetto cioè alle leggi economiche di mercato, né penso al malato come un cliente perché il profitto non vale se si guarda a salvare una vita"». Schittulli cita a memoria questa frase; guarda alcuni medici medici che lo stanno aspettando e aggiunge: «La malattia, la sofferenza, rappresentano l'anello debole di una persona per quanto questo possa essere ricco o potente».
Friedrich Merz ed Emmanuel Macron (Ansa)
Altro che Difesa comune: vertice «segreto» con i Paesi Baltici. Obiettivo: tagliare dal bilancio Ue i fondi per i «mediterranei».
Il drone Geran-2, nome russo per lo Shahed 136 di fabbricazione iraniana (Getty images)
Per intercettare dei mezzi piuttosto lenti la risposta occidentale è stata sproporzionata.
Getty images
Starmer, Merz e Macron parlano da capi della Nato: «Rinforzare le difese». A Vilnius il comandante Alexus Grynkkewich: «L’art.5 può scattare». Pietro Parolin: «Temo l’escalation».
La madre dell’uomo: «Non andava liberato». Il Gop vuol rimuovere la toga responsabile.