2019-12-07
Le piroette del senatore di Scandicci non hanno fine
I cento giorni sono passati da poco, ma la luna di miele fra i partiti che compongono la maggioranza del Conte bis è finita da un pezzo. Ieri ne abbiamo avuto prova, perché sono cominciati a volare i coltelli. Dopo il fallito vertice sulla manovra, Matteo Renzi ha minacciato ufficialmente la crisi, evocando addirittura il voto. Sono lontani i tempi in cui il senatore semplice di Scandicci per scongiurare le urne strillava in Senato, lasciando intravedere le peggiori catastrofi. All'epoca, mentre si preparava a mandar giù il boccone amaro di un governo con i grillini e la riconferma di Giuseppe Conte, l'ex presidente (...)(...) del Consiglio arringava la folla della sinistra dicendo che cambiare governo non era un colpo di Stato, era un colpo di sole pretendere di sciogliere il Parlamento e dunque la sua poltrona per andare alle elezioni. Cento giorni fa, Renzi diceva che per senso di responsabilità bisognava evitare un aumento dell'Iva, perché il rincaro dell'imposta sul valore aggiunto avrebbe portato a una crisi dei consumi. Insomma, tutto pur di non votare in autunno, perché chiedere ai cittadini di pronunciarsi prima di Natale sarebbe stato uno strappo mai avvenuto in 73 anni di storia repubblicana.Adesso, passati tre mesi senza riuscire a varare una manovra che sterilizzi l'Iva, ma nemmeno scarichi il costo con altre imposte tipo quelle sullo zucchero e sulla plastica, Renzi dice che si può votare e che in fondo non sarebbe una tragedia, ma anzi, meglio le urne di un governo che rischia di trascinare tutti quanti i suoi sostenitori in un'altra urna, ossia in quella funeraria. Sì, all'improvviso il senso di responsabilità, l'Iva, il clima d'odio sono state messi in secondo piano dal senatore semplice di Scandicci per evocare senza remore il ritorno alle elezioni. Certo, siamo abituati alle capriole dell'uomo, il quale cambia idea con la stessa facilità con cui altri indossano un'altra camicia. Se prima allearsi con i grillini era impossibile, è bastato agitare la scheda elettorale che l'alleanza è diventata possibile. Se fino a ieri il voto rappresentava una follia, ora è diventata la cosa più saggia del mondo. L'ex presidente del Consiglio ha spiegato che se fosse per lui non aprirebbe la crisi, ma se lo costringono… Il senso è chiaro: Renzi fa ciò che sa fare meglio, ossia minacciare, e lo fa perché punta a ottenere qualche cosa in cambio o per lo meno vuole trarre un vantaggio. Quale sia questa cosa o questo vantaggio è difficile dirlo. Tuttavia ci sono due sole ipotesi da prendere in considerazione per decrittare ciò che sta accadendo e per capire come mai punti i piedi fino a far balenare lo scioglimento del Parlamento. La prima delle due è la più semplice e risponde a un cliché di cui il fondatore di Italia viva è esperto. In pratica, si tratterebbe di alzare i toni fino a far intravedere la rottura per poi ottenere in cambio una contropartita, in genere composta di posti di prima fila nelle nomine delle partecipate dello Stato o in qualche centro di potere. È questo il metodo con cui, nel passato, ha piazzato i suoi uomini. Che Renzi voglia poltrone del resto non è una novità, perché anche di recente è girata voce di un suo interessamento per riportare all'Agenzia delle entrate un suo cocco.Ma non c'è solo questa ipotesi. Una seconda potrebbe spiegare l'inasprirsi dei toni fra alleati di governo a causa dell'aumento delle probabilità di una prossima crisi di governo. Si può pensare ciò che si vuole di Renzi, ma che sia un furbacchione è fuor di dubbio. Per di più è un tipo senza troppi pregiudizi, capace di dire una cosa e di fare contemporaneamente il suo contrario. Quando lasciò Palazzo Chigi a seguito della disfatta referendaria, tutti pensarono che stesse facendo le valigie come aveva promesso. Invece stava solo traslocando, pronto a riprendersi la poltrona il prima possibile. E se non ci fosse stata la batosta del 4 marzo dello scorso anno probabilmente ci sarebbe riuscito. Dunque, conoscendo il soggetto c'è perfino da immaginare che, prevedendo una legislatura al capolinea, egli si stia dando da fare per guadagnare consenso in vista delle elezioni. Del resto, intestandosi la battaglia contro la sugar e la plastic tax, Renzi rischia di apparire un paladino anti tasse, lucrando una posizione a scapito degli alleati di governo. Dei quali, il senatore semplice di Scandicci parla come se fossero estranei: in tv, da Corrado Formigli, giovedì li ha liquidati quasi fossero ministri di un altro governo. Non certo del suo, di quello che lui ha contribuito a far nascere. Una cosa però appare certa: se ci saranno le elezioni, per la prima volta misureremo davvero quanto pesa l'ex presidente del Consiglio. E già questo è un buon motivo per andare a votare.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)