2020-04-08
Il boom di azionisti in Popolare di Bari finisce sotto la lente della Bicamerale
I soci proliferavano nonostante l'istituto fosse sull'orlo del crac Si sospetta una campagna fraudolenta per promuovere il titolo.Il boom anomalo dei soci della Popolare di Bari registrato negli ultimi 20 anni sarà uno dei primissimi punti all'ordine del giorno della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche appena sarà terminata l'emergenza coronavirus. La crescita degli azionisti della banca, infatti, è da record. Fondato nel 1960, l'istituto contava 157 azionisti al termine del primo decennio di vita; altri 385 soci, portando il totale a 542, sono arrivati tra il 1970 e il 1979, anno in cui alla presidenza della banca arrivava Marco Jacobini, per restarci ben 40 anni. Il nuovo corso dà impulso alla crescita: alla fine del 1989 il «saldo» è di 1.616 (più 1.076), ma il primo incremento degno di nota si registra tra il 1990 e il 1999: un esercito di 8.783 risparmiatori compra azioni della banca e si sfonda, così, il muro dei 10.000. Ma è nel nuovo millennio che il «parco buoi» assume dimensioni extra large. Sono addirittura 58.691 i soggetti che scommettono in massa sulle azioni della Popolare barese: 24.317 fino al 2009 e altri 34.374 dal 2010 al 2019, quando la crisi è deflagrata e i conti sono saltati per aria.Numeri che da più di un mese sono agli atti della commissione Finanze della Camera e che sono affiorati a gennaio durante l'esame del decreto legge sul salvataggio dell'istituto pugliese commissariato in piena emergenza dalla Banca d'Italia lo scorso 13 dicembre e poi puntellato grazie all'intervento del Fondo interbancario e, in tandem, del governo con un provvedimento d'urgenza che ha messo in campo 900 milioni attraverso Mediocredito centrale. A presiedere la Bicamerale d'inchiesta è Carla Ruocco, la stessa deputata M5s che da numero uno della Finanze aveva seguito l'iter del decreto sul salvataggio.L'obiettivo è capire le ragioni che stanno dietro alla «moltiplicazione» dei soci degli ultimi anni. Serviva agli azionisti di maggioranza per tenere alto il patrimonio alzando contemporaneamente il prezzo delle azioni con autodeterminazioni dei cda? C'è stata una campagna fraudolenta per promuovere il titolo? Banca d'Italia aveva notato l'anomalia del boom di azionisti? Sono tutte domande che finiranno all'attenzione della Commissione e che si intrecciano con gli sviluppi delle indagini in Procura di cui ha scritto ieri La Verità. Dalle carte del crac, in cui spunta anche una chat tra il vecchio management e Antonino Mattarella, fratello del presidente della Repubblica, emerge un'agendina nera del 2019 intestata «Banca Popolare di Bari» con le iniziali «M.J.» con appuntamenti con esponenti della Banca d'Italia e imprenditori e all'interno post it con appunti manoscritti a matita relativi a paradisi fiscali, ovvero Malta e Lussemburgo. L'agenda risulta tra gli oggetti sequestrati a Marco Jacobini, ex presidente dell'istituto di credito barese arrestato lo scorso 31 gennaio, e il suo contenuto è riportato nelle motivazioni del tribunale del Riesame che ha confermato i domiciliari. «Tra gli appuntamenti calendarizzati», si legge negli atti, «suscitano particolare interesse investigativo, quelli con esponenti di Bankitalia, avvenuti nel periodo in cui Jacobini risultava presidente della Popolare e quelli avvenuti in epoca successiva al 24 luglio 2019, data in cui l'indagato si è dimesso dalla carica di presidente, con consulenti della banca ovvero con importanti clienti della stesso istituto di credito».Di certo, per gli attuali 69.092 azionisti - per lo più piccoli risparmiatori beffati - ora si apre una fase complessa: hanno visto sfumare la bellezza di 1,5 miliardi. Avevano comprato le azioni anche a 9,5 euro: l'ultima quotazione, prima del commissariamento, rilevata sul listino regolamentato Hi Mtf (una sorta di Borsa di serie B), è di 2,38 euro. Risparmi di una vita andati in fumo: come recuperarli? Si apre un capitolo non troppo diverso dal crac delle due banche venete o di Etruria, Marche, Chieti e Ferrara. Con una differenza: il fenomeno, in questo caso, è solo in parte locale. Meno della metà dei 70.000 soci (46,7%) è in Puglia, il 20% è residente in Campania, il 12% in Basilicata e il restante 20% nel resto del territorio nazionale. Per chi è stato truffato la strada dei risarcimenti non è breve: i commissari straordinari della banca stanno affrontando la questione, ma finora sono riusciti a risarcire appena 146 azionisti con transazioni da 2 milioni in totale. Sono state accertate varie irregolarità nella sottoscrizione dei titoli, dagli attestati dei rischi alterati alle operazioni baciate ovvero prestiti in cambio di azioni. E fin qui si tratta di un copione già visto.