2023-05-03
Il 5G in tutta Roma non si può fare
Roberto Gualtieri (Imagoeconomica)
Il sindaco dem Roberto Gualtieri promette di connettere l’intera città in vista del Giubileo del 2025. Ma sono i regolamenti che lui stesso ha approvato ad impedirglielo.Connettere tutta la città di Roma, ma senza che leggi o regolamenti lo permettano. È il destino dell’Italia in ambito tecnologico, dopo la presentazione da parte del Campidoglio del bando per la «realizzazione, gestione, conduzione e manutenzione di infrastrutture di connettività abilitanti il 5G e il Wi-Fi nel territorio comunale di Roma Capitale» in vista del Giubileo 2025. Il progetto è stato presentato in pompa magna a metà marzo dalla giunta del sindaco Roberto Gualtieri: 97,7 milioni di euro, di cui 20 di fondi pubblici per rendere la Capitale (della metro fino ai monumenti) interconnessa in meno di 2 anni. In pratica, secondo Gualtieri, nel giro di nemmeno 24 mesi, Roma, alle prese ancora con l’emergenza rifiuti, sarebbe in grado di costruire una rete 5G da invidiare in tutto il mondo. L’idea è ambiziosa, peccato sia impossibile pensare di realizzarla, per di più in un Paese che continua a essere fanalino di coda in Europa sui limiti elettromagnetici che continuano a essere 100 volte più bassi, in termini di «densità potenza» rispetto a quelli previsti dall’Europa e presenti ormai nei principali Paesi dell’Unione europea. Una variabile fondamentale, che comporta notevoli difficoltà di aumento delle reti mobili a banda ultra-larga nel nostro Paese. Non solo. Restano altri nodi irrisolti sul tavolo. Innanzitutto, non è chiaro il motivo per cui gli operatori di telecomunicazione non sono stati coinvolti in alcun modo nel progetto. Eppure, saranno loro a dover poi confrontarsi con i sistemi che il Campidoglio vuole introdurre in così breve tempo. Altro problema macroscopico è non aver previsto la realizzazione di antenne 5G per portare a termine il progetto. Senza le torri, infatti, sarà difficile, se non impossibile, pensare di connettere un territorio vasto come quello di Roma. Non sono previste infrastrutture che non siano small cell, ma le small cell sono complementari e non sostitutive delle macro-torri. Senza macro torri le small cell non possono funzionare. Questa visione, infatti, non è mai stata adottata in nessuna altra città del mondo. Il 26 aprile 2022 era già stata pubblicata una manifestazione di interesse per la copertura di 7 aree, con scadenza al 27 maggio dello scorso anno. Oltre al Campidoglio erano previsti anche altri edifici comunali, in centro. A questa manifestazione di interesse avevano risposto 4 soggetti. Tra questi non era presente Bai communications. Quindi, senza evidenza pubblica, il 16 marzo 23 (quindi poco meno di un anno dopo) è stato presentato il progetto da 97 milioni di euro che è stato messo a gara. Il progetto, in partnership pubblico privata, è presentato da Bai Communications Italia. Secondo il codice degli appalti a Bai communications è riservato il principio di last call: nel caso in cui vengano presentati offerte, che in ogni caso devono rispondere ai requisiti del progetto non del Comune di Roma, ma di Bai communications, a quest’ultima è riservato il diritto di aggiudicarsi il bando. Lo stesso regolamento approvato da Gualtieri è un ostacolo per connettere la Capitale perché vieta l’installazione delle torri in aree «sensibili e relative pertinenze», quindi a beneficio solo delle small cell. Il problema è tutto italiano. Secondo uno studio del 2019, condotto da Politecnico di Milano e Cnr, usando solo i siti nei quali i limiti attuali della normativa italiana consentono una espansione 5G, la qualità della rete è pessima e la copertura presenta buchi nei centri urbani tali da rendere l’uso del 5G -per gli scenari applicativi avanzati - impossibile. Il ddl concorrenza presentato dal governo aveva previsto una revisione, un mese fa, ma non è cambiato nulla, a quanto pare per l’opposizione di una parte della Lega. Ora è di nuovo tutto fermo. La questione è annosa, anche per una certa ignoranza da parte della politica. Dati scientifici e sanitari hanno escluso da quasi 30 anni il rischio della salute per i cittadini.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)