2024-08-05
Igor Sibaldi: «La Russia vira a Est, l’abbiamo persa»
Il saggista e traduttore di Tolstoj: «La civiltà europea è collassata nel 2022, ora Mosca insegue Cina e India. La pace con l’Ucraina è impossibile. Il Papa? Dispensa opinioni, si limita a critiche sociali e a essere popolare».«È come se fossimo imprigionati in una matrioska: dobbiamo rompere un guscio alla volta per sfuggire al nostro destino individuale e conquistare la libertà». Comincia così un dialogo con Igor Sibaldi: si piglia il capo di una matassa di pensieri, suggestioni, riflessioni e si compone, tessendo improvvisate trame d’intelletto e orditi di sentimento, l’arazzo universale. L’ultimo suo libro Ribellarsi al destino, bestseller nell’arco di un mese, è come lo squillo di tromba del cieco che descrisse a John Locke il colore rosso: scuote il nostro torpore. «Quelli di Mondadori», sussurra con ironia Igor, «sono stati bravi ad aggiungere: impara a non rassegnarti e prendi sul serio i tuoi desideri. Io non avrei mai osato dare del tu ai lettori tanto più per indicar loro una strada, ma oggi funziona così: è l’epoca dei like». È anche l’epoca della guerra tornata sul suolo europeo, di una vita affannata e priva di dimensione spirituale. Temi che Igor Sibaldi ha affrontato nella sua eclettica, prolifica, profonda attività di saggista, conferenziere, romanziere. Ha tradotto Tolstoj e Dostoevskij, il Vangelo di Giovanni, intrufolandosi dal greco antico fino alle pieghe dell’ebraismo ci ha restituito una versione aggiornata della Genesi em muovendosi tra Freud ed Eraclito, tra Jung e la Bibbiam fa emergere la sua complessità culturale: figlio di mamma russa e di padre italiano, ha trovato nelle lingue slave il ponte tra le sue due anime. È devoto agli angeli intesi come energie per evolvere. Ne ha contati 72 e li ha raccontati.Gli angeli ci guardano, ci guidano? «Lo fanno, ma questo è un brutto periodo: è un periodo mobile dove nulla è prevedibile. L’umanità passa da periodi stabili a periodi mobili. Gli anni Sessanta e Settanta sono stati un periodo stabile dominato dalla ricerca del cosa, del come facciamo a migliorare. Oggi siamo dominati dal chi. Così si affermano le autocrazie, l’individuo smarrito di fronte agli eventi cerca il volto noto al quale chiedere protezione. Il chi è la ricerca della soluzione immediata. E si porta dietro la morte del perché che è, invece, la domanda del pensiero, anche critico. Questa è la ragione profonda per cui veniamo posti di fronte ad avvenimenti, a personaggi che ci appaiono ineluttabili. Era mai pensabile un’altra guerra in Europa? È conseguenza del chi: del fatto che la civiltà occidentale si sta dissolvendo».È la Russia di Vladimir Putin o è la Cina con i Paesi emergenti che determina questo collasso? «La vita media di una civiltà è di 13 secoli. Tanto è durata quella greco-latina, che poi si fonde in quella europea. La civiltà europea, con Caterina, si volge verso la Russia. Si scopre che i russi leggono Voltaire, ascoltano Mozart, parlano francese e bevono champagne. Se la civiltà greco-romana andava dal Mediterraneo al Baltico quella europea, nella sua massima espansione, va dal Pacifico al Pacifico. Improvvisamente 250 anni fa in America eleggono un presidente - inaudito esistevano solo i re in Europa! -, federano gli Stati, danno alla moneta la capacità di tenere insieme la gente. Con lo sbarco di questi marziani che sono gli americani, la civiltà europea diventa quella occidentale che improvvisamente collassa nel 2022. E come si fa a saperlo? Semplice: prima i russi, che tenevamo dentro la società europea, erano dappertutto: in Versilia o a Rimini c’era addirittura il bilinguismo. Dopo il 2022 sono scomparsi. Addirittura i gatti russi sono stati esclusi dall’esposizione mondiale felina. I tg hanno cominciato a presentare i russi come dei barbari, a me volevano impedire di parlare di Tolstoj e così si è rotta definitivamente la civiltà europea. Ma quando si rompe una civiltà, basta ricordarsi della fine dell’Impero romano, si crea un vuoto e quello che viviamo è un vuoto più vuoto perché siamo in anticipo di mille anni rispetto ai cicli delle civiltà».Sì, però è colpa della Russia, di Putin, se è stata espulsa dalla «civiltà europea»... «La Russia è tante cose: ha prodotto Dostoevskij e Solzenicyn, ha prodotto Rachmaninov. Ora la Russia è Valdimir Putin, ma i russi non se la passeranno male perché, in fondo, rispetto all’Europa sono un Paese disfunzionale: sono ortodossi, hanno fatto la rivoluzione, sono in larga misura orientali e stanno tornando a casa. Vanno a Oriente con Cina, India e Iran. Non pensano a un nuovo ordine mondiale: loro stanno crescendo tantissimo e sono in un periodo stabile, stanno costruendo il nuovo ordine orientale. Chi se la passa male siamo noi che entriamo in una crisi profonda. La Russia ormai ce la siamo persa, con sollievo dei russi».Dunque nella guerra di Ucraina ha già vinto Putin mettendo in crisi l’Occidente? «La faccenda è molto più complessa. Sul piano umano c’è il massacro degli ucraini che fa orrore. Sul piano storico va considerato che l’Ucraina è sempre stata rivolta a Occidente. Loro anche, con questa guerra, chiedono: non ci lasciate in Asia, non ci vogliamo stare».Ma se i grandi leader sovietici erano ucraini... «Appunto: non erano russi. Sono i soli che hanno preso sul serio Karl Marx, che era tedesco. E allo stesso modo l’Ucraina, attratta dall’Europa, si è messa con i nazisti e non ha fatto una gran bella figura. Gli ucraini obbediscono a una forza gravitazionale che li porta verso la Svezia, la Polonia. Non c’è modo di metter d’accordo Russia e Ucraina».Impossibile pensare alla fine del conflitto? «Purtroppo credo che si arriverà a una situazione come tra Israele e Palestina».Ma i russi non si ribelleranno mai a Putin? Non sentono l’appello delle democrazie? «Ho scritto un romanzo che s’intitola La Russia non esiste. È la verità: esistono i russi che sono come il mio protagonista Nil che è capace dei più efferati delitti rimanendo innocente. Ma questo non vuol dire che esista la Russia. Ci hanno provato i vari zar a costruirla, ci ha provato Stalin che era un professionista dello sterminio, mica come quel dilettane romantico di Hitler, a obbligare i russi a diventare Russia. Non c’è riuscito. Esistono i russi che, caduto il comunismo, hanno preso il peggio dell’Occidente - con tutto il rispetto adorano Pupo e questo dice molto - e che ora torneranno felicemente nell’ordine orientale lasciando alla Cina il compito di penetrare in Africa, in America Latina. A noi i russi mancheranno: ci mancherà Pasternack, ci mancherà un pezzo del nostro Ottocento. Ma sono convinto che, ormai non ci sia più nulla da fare. Siamo stati miopi. Dopo la pax romana e la coesione del Cinquecento e del Seicento, le due guerre mondiali non sono riuscite a distruggere l’Europa mentre ora è bastato questo disaccordo, il non aver capito che Ucraina e Russia andavano in direzioni opposte, per far saltare tutto massacrando due generazioni su un fronte e sull’altro».Eppure gli sforzi di pace si fanno, ci prova anche il Papa. Non ci sono speranze? «Vogliamo parlare di questo Papa? Francesco è un opinionista: sente una cosa al telegiornale e la commenta. Solo che lo pagherebbero per fare un’altra cosa: si dovrebbe occupare di anime. Lui si limita a critiche di carattere sociale che si trovano anche altrove e in questo senso è un tradimento. Dovrebbe parlare di teologia: della presenza di Dio, degli interrogativi attorno a Dio. Faccio un’osservazione. Ma perché c’è il dilagare di femminicidi adesso? Anche perché viene meno il culto mariano che Giovani Paolo II aveva innalzato a suo paradigma. Non c’è più la Madonna madre che interroga e protegge ed era una figura indispensabile per la salute mentale dei cristiani. Oggi fioriscono le sette che sono un metadone, un’insulina spirituale perché non c’è più chi mi parla di ciò che è bene e di ciò che è male. L’attuale Papa risponde a un calcolo preciso: essere popolare. Ma è un calcolo sbagliato perché non puoi lasciare la gente priva di un ragionamento filosofico. Se tu non porti la gente a ragionare si sente priva di orizzonte, priva di guida. La prova è che non ci sono più filosofi: invecchiati Sartre e Popper, abbiamo finito. Al massimo si fa storia della filosofia. In un periodo mobile dove le persone dicono “non ho tempo di pensare perché devo prendere il treno”, si finisce per non riflettere su nulla, si finisce per passare da una guerra all’altra assistendo alla disgregazione della società occidentale. Viene in mente un detto di Taranto - e quelli sono ancora greci nel profondo - che dice: chi capisce, patisce. In un periodo mobile, per non patire la gente evita di capire e chi comanda ne è ben lieto».E si aprono praterie per un uso perverso dell’Intelligenza artificiale? «L’Intelligenza artificiale produce un forte aumento di stupidità naturale. C’è un bel saggio di Tolstoj che s’intitola: Perché la gente si droga?. La droga serve a non pensare, la gente si droga quando qualcosa non gli piace e non vuole riflettere e si rifiuta di vedere la realtà perciò si rifugia in quell’apparecchietto strano che è il cellulare. Demenza digitale pubblicato da Corbaccio dà dei dati impressionanti sulla dipendenza tecnologica che è una sorta di sciopero dell’intelletto».L’Europa che ruolo e che prospettiva ha pensando anche alla conferma di Ursula von der Leyen? «L’Europa deve colmare il vuoto che il collasso della civiltà occidentale produce, ma ora è priva del collante che nei secoli l’ha tenuta insieme. Dovrebbe produrre una sua cultura. Quanto alla Von der Leyen, per tornare da dove abbiamo iniziato, lei è un chi ed è la sua fortuna. Se tornasse il periodo del cosa, indispensabile per ridare una prospettiva all’Europa, le chiederebbero subito: tu cosa hai fatto per esser qui? Lei non saprebbe cosa rispondere; perciò lei ed altri fanno di tutto perché nessuno glielo chieda».