2024-06-03
«Trump perseguitato come Salvini»
Il leghista Igor Iezzi: «La magistratura che fa politica c’è anche all’estero». E sugli emendamenti al ddl sicurezza spiega: «La castrazione chimica è una battaglia concreta a favore delle donne. Nelle moschee si deve parlare italiano».Dalla castrazione chimica, alla predica in italiano nelle moschee. Dal reato di integralismo, alla messa all’indice dell’immagine della cannabis, fino alle pene più pesanti per chi blocca le opere pubbliche. La raffica di emendamenti leghisti al ddl sicurezza sta seminando tempesta nel mondo politico a una settimana dal voto. Igor Iezzi, capogruppo della Lega nella commissione Affari costituzionali della Camera, tiene le fila di questa pioggia di proposte «scottanti»: «Faccio una sintesi: tolleranza zero contro gli stupratori e i violenti, e stop alla sottomissione all’islam». Con una postilla sugli Stati Uniti: «Trump? Lo amo. È come Salvini, perseguitato dalla magistratura politica».Iniziamo a sfogliare questi emendamenti. Riproponete la castrazione chimica perché siamo in campagna elettorale?«È una battaglia storica della Lega, da sempre. E l’obiettivo primario è uno soltanto: la difesa delle donne».Dunque sareste voi i veri femministi?«Magari non usiamo esattamente quel termine, ma diciamo che, alla prova dei fatti, facciamo battaglie in favore delle donne su questioni concrete». Pensa che una norma del genere sia in linea con la Costituzione?«Sì, perché le nostre regole prevedono che il trattamento sia eseguito su base volontaria. In cambio di una pena ridotta, al detenuto si propone di aderire alla cosiddetta castrazione chimica, che in realtà è semplicemente un trattamento farmacologico, già utilizzato in tanti altri Paesi del mondo. E ripeto: non è obbligatorio».Di obbligatorio però proponete la predica in lingua italiana nelle moschee. E la libertà di culto?«Ma guardi che la liturgia si farà sempre in arabo. È la predica che va fatta in italiano. Spesso le prediche contengono istigazioni alla guerra santa, come avvenuto a Torino, o semplicemente propagandano valori non occidentali, come la superiorità dell’uomo sulla donna».E in concreto?«La predica in italiano può essere più facilmente monitorata dalle forze dell’ordine, che eventualmente segnalano certe frasi sensibili alle autorità. Ma io faccio anche un discorso di integrazione: le moschee dove non si parla italiano si autoescludono dal resto del mondo. E questo è inaccettabile».Anche qui: non le pare incostituzionale imporre una lingua nei riti di una religione?«Al contrario: è incostituzionale non intervenire, continuando ad accettare che in Italia vi siano luoghi di culto inaccessibili. Serve una lingua franca, per rendere la moschea realmente inclusiva, e questa lingua non può che essere l’italiano».Tra gli emendamenti della discordia figura anche il reato di «integralismo».«Serve ad per impedire che un certo estremismo dilaghi nel nostro Paese: una pena più severa per chi propaganda idee inaccettabili, come la pena di morte per l’omosessualità, per l’apostasia o l’adulterio». Insomma volete introdurre i reati di opinione?«Al contrario: si puniscono solo quelle parole che producono concretamente violenza e discriminazione, cioè che mettono seriamente in pericolo l’incolumità altrui. Penso alla vecchia moschea milanese di viale Jenner, crocevia di terroristi che poi andavano a colpire in giro per l’Europa».Queste regole varrebbero solo per l’islam?«Valgono per tutti i culti che non hanno intese con lo Stato italiano. L’islam non ha una struttura gerarchica, e i suoi rappresentanti in Italia non hanno mai voluto siglare accordi con lo Stato. Ecco perché occorre intervenire con nuove leggi».Le forze dell’ordine hanno i mezzi per effettuare tutti questi controlli?«Già oggi le moschee sono attenzionate, perché non sono soltanto chiese ma molto di più. Per gli islamici la moschea è anche il municipio, il luogo degli assistenti sociali, dove si fa anche scuola e cultura. Dobbiamo offrire alle forze di polizia e alla magistratura gli strumenti per poter lavorare al meglio. Abbiamo presentato emendamenti perché gli uomini in divisa non vengano lasciati soli, sia quando subiscono provvedimenti legati all’uso legittimo della forza, sia quando occorre assistenza per pagare le spese processuali».La sua è una crociata contro la «sottomissione» ad altre culture?«Certo che siamo sottomessi. L’episodio della scuola trevigiana che ha consentito a due studenti musulmani di non studiare la Divina Commedia di Dante è emblematico. E il vero scandalo è che l’idea sia partita direttamente dal docente. Non dobbiamo essere arrendevoli: chi viene nel nostro Paese deve rispettare le nostre regole e i nostri valori». Nello stesso pacchetto di emendamenti al ddl sicurezza c’è lo stop all’immagine della cannabis. Siete diventati iconoclasti?«Anche qui è stata montata una polemica folle. L’emendamento vieta lo sfruttamento commerciale dell’immagine della foglia di cannabis, non la vendita. E questo perché quell’immagine è allusiva, induce i ragazzi a fare uso di quella sostanza. Niente di strano: funziona così anche per il tabacco».Cioè?«La pubblicità delle sigarette è vietata, nessuno va in piazza a consegnarle ai ragazzini: però c’è gente che distribuisce cannabis light ai passanti come niente fosse. E una parte del mondo politico addirittura applaude. Lo trovo culturalmente scorretto, è un messaggio negativo».Il leader dei Verdi Bonelli dice che con questi emendamenti avete imboccato una deriva autoritaria. Soprattutto con quello che prevede pene fino a 25 anni di carcere per chi manifesta al fine di «impedire opere pubbliche».«Bonelli non ha capito il provvedimento. Quell’emendamento non vuole impedire le manifestazioni, ma prevede un aggravante per chi commette violenza o minacce durante i cortei contro le opere infrastrutturali strategiche. Non è una norma pensata per il Ponte sullo Stretto, ma semmai una conseguenza delle violenze anti-Tav. Io voglio impedire che la gente entri nei cantieri, distrugga i macchinari, minacci le forze dell’ordine e i lavoratori, impedendogli di lavorare».Ancora tensioni tra alleati in vista del voto. Antonio Tajani dice che dovreste abbandonare Identità e Democrazia, perché hanno idee inconciliabili col centrodestra.«Noi stiamo ancora cercando di capire cosa vuol fare Forza Italia. Non facciamo alleanze con chi si accompagna ai socialisti. Se uno dice no a Marine Le Pen, di fatto sta dicendo sì a Macron e ai socialisti europei. C’è un bivio, e sono loro a dover scegliere da che parte andare».Confermate di aver assicurato: «Mai Von der Leyen al potere»?«Alcuni partiti si sono presentati agli elettori dicendo: “Votate il Partito popolare perché conta qualcosa”. Io rispondo che è vero: il Ppe conta moltissimo, visto che ha la responsabilità dei più grandi disastri fatti dall’Unione europea negli ultimi cinque anni».Dunque?«Chi sceglie il partito sbagliato si accolla una “tassa” da 100.000 euro: in questa cifra conteggiamo i costi a carico di ciascuna famiglia per ristrutturare la casa “green” e acquistare un’auto elettrica, come da dettami europei. Io dico che bisogna votare pensando anche al portafoglio».In caso di dissidi tra alleati sul governo europeo, salteranno anche i progetti su autonomia e premierato?«No, sono due partite separate. Quelle di oggi sono discussioni sovranazionali che ci sono sempre state, mentre le riforme nazionali verranno portate avanti a prescindere da ciò che accade in Europa».Donald Trump giudicato colpevole per 34 capi d’imputazione. Anche lei, come Salvini, ritiene sia un processo politico?«Io amo tutti quei personaggi attaccati dalla sinistra mondiale. Amo Trump, amo la Le Pen, amo Vannacci. Magari non ne condivido tutto il pensiero, ma attirano la mia simpatia».E sul processo a Trump?«Non mi aspettavo nulla di diverso, per lui sarà un vantaggio elettorale. Quello che stanno facendo a Trump lo hanno già fatto a Salvini, sotto processo per sequestro di persona per aver difeso i confini del Paese dall’immigrazione irregolare. Purtroppo la magistratura che fa politica non esiste solo in Italia, ma anche all’estero».Se vince Trump finirà la guerra, e come?«Sono sicuro che con Trump ci sarebbe un approccio diverso. L’ultima follia è quella di permettere gli attacchi su territorio russo, e l’ipotesi di usare truppe occidentali per combattere. Con la vittoria di Trump tornerebbe in campo la diplomazia. Risolvere la questione resterà comunque complicato, ma è assurdo che oggi i Paesi più attivi sul piano della diplomazia siano Cina e Turchia. Non sono esattamente due fulgide democrazie, ma da questo punto di vista hanno fatto molti più sforzi dell’Unione europea per arrivare alla pace».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.