2022-03-26
Idroelettrico a rischio causa siccità: tagliare ora il gas russo è un suicidio
La scarsità di piogge impatta sulla produzione di energia. Senza riserve idriche e oro blu di Mosca andremo incontro a razionamenti, stop delle aziende e mancanza di cibo.Da quasi quattro mesi non piove nel Nord Italia e tutto il bacino del Po è in grande sofferenza. Torrenti, fiumi, laghi e invasi sono sotto i livelli minimi degli ultimi anni e al momento si prevedono deboli piogge solo a metà della settimana prossima.La siccità colpisce in primis l’agricoltura e la produzione di energia elettrica, oltre che la distribuzione per usi industriali e civili, soprattutto nelle zone in cui gli acquedotti sono più obsoleti. Un po’ tutta l’Italia ha registrato quest’inverno una quantità di precipitazioni nettamente inferiore rispetto alla media storica. Non piove dallo scorso 8 dicembre e anche la neve è caduta in quantità notevolmente minore, sia sulle Alpi che sugli Appennini. Problemi si registrano anche in Toscana, Umbria, Lazio e tutto il meridione italiano. A rischio c’è il 30% del prodotto agricolo italiano dei prossimi mesi, in particolare ortaggi e grano, che si seminano in questo periodo e necessitano di molta acqua.La Missione 2, Componente 4, del Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia 4,38 miliardi di euro per la «gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo», ma sinora questi investimenti, oltre ad apparire assai sottodimensionati rispetto alle reali necessità, sono rimasti sulla carta.La mancanza di acqua rischia di aggravare ulteriormente una situazione già critica per le materie prime alimentari. La guerra in Ucraina ha infatti peggiorato la situazione degli approvvigionamenti di grano da quel Paese, già in crisi per via delle difficoltà nella catena logistica seguite alla caotica ripresa post-Covid. In questi giorni Coldiretti ha annunciato che la Ue ha concesso all’Italia di mettere a coltivazione altri 200.000 ettari di terreno, per produrre circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e grano tenero per la panificazione. La produzione autoctona consentirebbe di supplire parzialmente al deficit di granaglie in arrivo dall’estero, ma ha come effetto quello di innalzare la richiesta di acqua per l’agricoltura, peggiorando, se possibile, la attuale situazione di grave carenza.Anche la produzione di energia è in difficoltà. La produzione idroelettrica del mese di gennaio 2022 ha fatto segnare un - 34% rispetto allo stesso mese del 2021, mentre quella di febbraio ha fatto registrare un drammatico - 51,3% rispetto al febbraio 2021, fermandosi a 1,7 TWh. Inoltre, l’acqua di fiumi e torrenti non viene utilizzata solo per la produzione idroelettrica, con impianti a bacino o ad acqua fluente, ma anche per il raffreddamento delle tante centrali termoelettriche del nostro Paese. Se non raffreddate adeguatamente, rischiano di fermarsi anch’esse.Nei giorni scorsi il professor Francesco Giavazzi, consulente del presidente del Consiglio Mario Draghi, ha affermato che l’Italia può rinunciare all’energia importata dalla Russia anche subito: «Andiamo verso i due mesi migliori dell’anno, aprile e maggio, quando l’Italia ha abbastanza energia idroelettrica e rinnovabile per ridurre a zero l’import di gas dalla Russia. Naturalmente se lo facessimo smetteremmo di riempire gli stoccaggi necessari per l’inverno. È un problema politico delicato, ma è il miglior momento dell’anno e dunque penso che è ciò che dovremmo valutare».Smettere di riempire gli stoccaggi significa però trovarsi nel prossimo inverno al freddo, al buio e con le aziende chiuse. Non è neppure vero che aprile e maggio sia un buon momento per l’idroelettrico. Anzi, gli accumuli nei bacini per la produzione idroelettrica storicamente raggiungono i minimi in quel periodo, per arrivare ai massimi nel mese di luglio. Quest’anno poi, data la straordinaria siccità, come mostra il grafico, le riserve d’acqua sono abbondantemente sotto il minimo, a 1,83 TWh di energia potenziale contro una media di 2,3 degli anni precedenti. Rischiamo un’estate con pochissimo idroelettrico e una accresciuta necessità di energia termoelettrica prodotta con impianti a gas. La situazione dunque è assai complicata.Con l’inasprirsi dei toni tra la Russia e gli alleati occidentali aumenta il rischio che le sanzioni vengano allargate anche ai prodotti energetici esportati dalla Russia. Giavazzi non è il primo ad esercitarsi in pubblico nel richiedere esplicitamente lo stop all’importazione del gas dalla Russia.Se il governo intende percorrere questa strada occorre però che dica chiaramente quali saranno le conseguenze. Manca del tutto una seria analisi di impatto che illustri cosa accadrà al nostro Paese nel caso in cui il governo decidesse di sospendere il prelievo di gas dalla Russia. Date le premesse di cui abbiamo parlato sin qui, non è difficile immaginare che le ricadute sul tessuto economico, industriale e sociale di una simile scelta sarebbero pesantissime per l’Italia. Anche ipotizzando di riuscire in breve a sostituire parte dei quantitativi di gas russo con altri fornitori, gli stoccaggi rimarrebbero semivuoti e saremmo costretti a razionamenti nei consumi energetici con la conseguente chiusura di moltissime aziende, aumento importante della disoccupazione, mancanza di generi alimentari e molti altri beni di base, impoverimento generalizzato, inflazione, recessione. Un angoscioso salto nel buio, che ci porterebbe in piena situazione di guerra e su cui i cittadini devono essere adeguatamente informati.