2019-02-15
Icardi a pezzi, l’Inter non è meglio. Il «protocollo Wanda» fa tabula rasa
L'ex capitano, punito per le strategie della moglie manager, è depresso e forse irrecuperabile. I compagni in trasferta in Austria vagabondano per il campo 90°, Lautaro firma la vittoria 1-0 su rigore. Ma è poca roba. Una Sachertorte senza panna. Una vittoria piccola piccola (1-0 su rigore) contro il Rapid Vienna in Europa League per la psycho Inter di questi tempi, impegnata a tenere in piedi una stagione fra sbandamenti tecnici, angosce diffuse e lo psicodramma supremo di Mauro Icardi. La partita è da sbadigli, l'Inter riesce a complicarla secondo tradizione, finendola nella propria area neanche stesse giocando ancora contro il Barcellona.Trentanove minuti regalati all'accademia, nei sedicesimi di coppa, poi un fremente Lautaro Martinez (la stoffa c'è tutta) non fa rimpiangere il bomber su rigore, concesso per un atterramento dello stesso Toro dopo un pasticcio imbarazzante di Ivan Perisic in percussione. Gol, vantaggio legittimo anche se un immediato blackout difensivo agevola il pareggio degli austriaci, annullato per un fuorigioco e un fallo di mano. La partita è mediocre, il Rapid Vienna è composto per buona parte da fabbri, ma l'Inter è quella di gennaio, triste e senza idee. Nella ripresa Matias Vecino si mangia il raddoppio di testa a porta vuota, Radja Nainggolan vaga immerso nella mediocrità, Perisic pasticcia l'impossibile, Miranda passeggia da turista. Ed è il solito Samir Handanovic (nuovo capitano) a esibirsi nella parata della notte nell'ultima mezz'ora di assurda sofferenza.Assurda come la giornata di sciopero di Icardi. Ieri mattina il centravanti che fece il gran rifiuto di salire sull'aereo per Vienna come ritorsione per la fascia da capitano tolta, è stato il primo a varcare il cancello della Pinetina ad Appiano Gentile, a cambiarsi e ad allenarsi con Keita. Un gesto che la società ha apprezzato, come se fosse il primo passo verso un riavvicinamento. Quanto l'Inter intenda far pesare la ribellione dell'argentino si saprà nelle prossime ore, con la convocazione per la partita contro la Sampdoria in bilico e un conto sotto forma di multa che Beppe Marotta non vorrebbe presentare. Ieri l'ad non era a Vienna ma a letto con l'influenza e il ds Piero Ausilio lo ha sostituito nelle dichiarazioni, peraltro pacate: «Icardi non si discute come professionista, ha ancora molto da dare all'Inter se vorrà. Spero rimanga per molto tempo. Era arrivato il momento di prendere decisioni forti, ma la porta per il rinnovo è sempre aperta». Il classico bastone e carota.Il convitato di pietra ha tenuto compagnia all'Inter con la sua lunga ombra. Il botto era nell'aria, Wanda Nara aveva da tempo superato i confini del proprio ruolo di consorte agente. Domenica sera, quando la soubrette in diretta a Tiki Taka su Canale 5 ha battezzato prima i compagni di squadra («A Mauro arrivano pochi palloni giocabili, vorrei che fosse più tutelato dalla squadra, a volte arrivano cattiverie da dentro»), poi l'allenatore («Spalletti dovrebbe far giocare di più Lautaro»), infine la società («Se mi date da scegliere fra il rinnovo e l'arrivo di uno che gli mette cinque palloni buoni, forse preferisco che Mauro abbia un aiuto in più»), si è capito che l'uragano boreale era in arrivo. E il silenzio del giocatore, che non ha avuto il coraggio di prendere le distanze dalla moglie, ha peggiorato l'umore di tutti. A quel punto uniti nell'approvare il provvedimento.L'invadenza della signora, scomparsa per un paio di giorni dai social, era omerica. La trattativa del rinnovo del contratto spiattellata in mondovisione, la pubblicità di cosmetici con il tanga in primo piano e la maglia dell'Inter abusivamente sullo sfondo, il glamour erotico usato su Instagram per titillare il voyeurismo dei 4,5 milioni di followers: nessun top club può gestire un circo equestre di tale calibro. Wanda Nara è questa, un metro e 56 centimetri di tritolo senza tacchi: regina delle telenovelas argentine, per niente avvezza ai colori pastello della vita. Per lei parla ancora la borsa di Chanel tempestata di diamanti sfoggiata al matrimonio col centravanti dell'Inter nel 2014. Non esattamente Audrey Hepburn.Nel mondo del pallone non si discute d'altro, perfino CR7 è costretto a prendersi una pausa caffè. Due pareri si staccano per autorevolezza e conoscenza delle regole non scritte dello spogliatoio. Fabio Capello a Skysport: «Non si può accettare che la moglie dica certe cose e lui non difenda la squadra. Non sei capitano solo per stringere la mano all'arbitro e scambiare il gagliardetto con gli avversari. Devi esserlo sempre, invece qui il capitano vero Icardi ce l'ha in casa. Marotta sta spingendo la società dalla parte giusta, niente più capricci, poche chiacchiere e lavorare». Aldo Serena: «Wanda ha cominciato a battere cassa e non ha più smesso, è passata l'immagine di un capitano che pensa solo a sé stesso. Ma la fascia non è un pezzo di stoffa, è soprattutto comportamento».L'ex Re Sole nerazzurro, Massimo Moratti, ha criticato la tempistica del blitz («Si poteva intervenire all'inizio di stagione o alla fine»), ma con questo ruggito disciplinare l'ex juventino Marotta ha ottenuto qualcosa di incredibile a vedersi: il favore unanime dei tifosi dell'Inter. Perché un clima da ballatoio da parte del clan del tuo calciatore più rappresentativo lo sopporti se vinci, non se alla fine (al massimo) arrivi quarto. Sparati ad ogni angolo della stanza i mattoncini del Lego, ora bisogna ricostruire e il primo passo è la proposta del club a Icardi di accettare i sette milioni e mezzo di stipendio all'anno per i prossimi cinque anni, un bel salto dai cinque attuali. Wanda Nara ne chiede nove («Mauro non vale meno di Gonzalo Higuain e di Paulo Dybala»), ma il contesto è diverso e difficilmente all'estero, dal primo al 15 luglio, qualcuno farà valere la clausola rescissoria di 110 milioni. Per tre motivi: il primo è la tipologia vecchio stile di Maurito, poco incline ad aiutare i compagni (tranne che in qualche plateale eccezione); il secondo è il pacco regalo della non arginabile lady Wanda, che anche a Londra o Madrid susciterebbe imbarazzi; il terzo è la mediocre stagione del puntero, che non segna su azione da due mesi e mezzo nonostante un folgorante avvio in Champions League (4 gol in 6 partite).L'Inter ha mosso le sue pedine e ha chiesto a Icardi di trovarsi un agente normale per liberare così la signora dall'incombenza, interpretata fin qui in maniera così stroboscopica. Il resto dipenderà dai prossimi mesi, dagli obiettivi raggiunti, dai gol segnati, dal cammino in quell'Europa League che potrebbe riservare soddisfazioni. E dall'intelligenza, certamente vivace, di un ragazzo di 25 anni che difficilmente vorrà avviarsi sulla strada alternativa di un Mario Balotelli. Rischio che non esiste, anche perché si spera che sappia cogliere la differenza fra uno stadio innamorato e un luna park.