2025-11-04
        Coltellate sul treno in Inghilterra. Assalitore «seriale». Perché libero?
    
 
        La polizia britannica sul luogo dell'attentato. Nel riquadro, Anthony Williams, l'attentatore (Getty)
    
Il sospetto avrebbe colpito in altre stazioni. In Uk record di omicidi con arma da taglio.È sospettato di coinvolgimento in altri tre precedenti tentativi di accoltellamento il trentaduenne Anthony Williams, incriminato ieri di fronte alla giustizia britannica per il sanguinoso attacco all’arma bianca compiuto sabato sera su un treno passeggeri Doncaster-Londra, in viaggio nel Cambridgeshire. Lo ha rivelato la polizia che sta indagando su una possibile catena di aggressioni. Williams, residente a Peterborough ma senza domicilio stabile, è accusato di 11 capi d’imputazione per tentato omicidio, lesioni aggravate e possesso di arma da taglio. Secondo gli inquirenti ha ferito 11 persone, tra cui un dipendente ferroviario che aveva tentato di disarmarlo e che si trova ancora in condizioni critiche ma stabili. La polizia del Cambridgeshire ha confermato di esaminare altri tre episodi, tra cui l’accoltellamento di un ragazzo di 14 anni, avvenuti nelle 24 ore precedenti, mentre lo stesso sospetto è indagato anche per un attacco con coltello alla stazione Pontoon Dock di Londra, dove una persona era rimasta ferita al volto. Ma perché era libero? Una domanda alla quale qualcuno dovrà rispondere. Durante la prima comparizione davanti al Tribunale di primo grado di Peterborough, Williams è apparso confuso e disorientato. Gli inquirenti lo descrivono come un uomo solitario, affetto da disturbi psichici e con una lunga storia di precarietà abitativa e lavorativa. Non risultano legami con gruppi estremisti, né segnalazioni ai programmi di prevenzione della radicalizzazione, ma la Procura della Corona ha disposto una perizia psichiatrica per accertare la sua capacità di intendere e di volere. L’episodio è stato definito «una violenza casuale e priva di movente», che si inserisce in un quadro sociale sempre più instabile, segnato da disagio economico, solitudine e degrado urbano. L’espansione delle periferie e la povertà diffusa hanno generato un terreno fertile per atti imprevedibili come quello di Huntingdon. A ciò si aggiunge il profondo mutamento demografico legato all’immigrazione di massa in particolari da Paesi musulmani che negli ultimi 20 anni ha cambiato la geografia sociale del Paese: città e sobborghi trasformati, identità frammentate, tensioni culturali e convivenze difficili, con una pressione crescente sui servizi pubblici e sulle reti di assistenza. L’attacco di Huntingdon, avvenuto la sera del 1° novembre sul treno diretto a King’s Cross, è considerato uno dei più gravi episodi di violenza su rotaia nella storia recente del Regno Unito. L’attacco ha riaperto il dibattito sulla sicurezza pubblica e sulla crescente violenza con arma bianca che colpisce il Regno Unito. Secondo i dati del ministero dell’Interno, nel 2024, il 70% degli omicidi è stato commesso con coltelli o oggetti da taglio, e in grandi città come Londra, Manchester e Birmingham gli interventi d’emergenza per ferite da lama sono aumentati di oltre il 10%. Gli esperti parlano di una miscela di cause: crisi economica, marginalità, traffici illegali di armi, diffusione di droghe sintetiche e fallimento dei servizi di salute mentale. L’immigrazione di massa ha contribuito a modificare la struttura urbana e sociale del Paese rendendo più complessa la gestione della sicurezza e dell’integrazione. Quartieri multietnici si sono moltiplicati, spesso privi di coesione e di controllo, dove la polizia fatica a operare e i servizi sociali non riescono più a intervenire. Il governo ha annunciato il rafforzamento della polizia dei Trasporti, con più agenti armati e controlli a bordo, ma ha escluso controlli in stile aeroportuale nelle stazioni, giudicandoli impraticabili e costosi. I sindacati ferroviari chiedono misure immediate di protezione per il personale, mentre l’opinione pubblica si interroga sulle radici del disagio che attraversa la società britannica.
        Alfredo Mantovano (Imagoeconomica)