2024-01-31
Fallite le trattative per una tregua. Uccisi tre terroristi in ospedale
L'ospedale Ibn Sina di Jenin. Nel riquadro, il raid delle forze speciali israeliane (Getty Images)
I militari dell’Idf si sono travestiti da medici e infermieri per non destare sospetti nella struttura. Netanyahu: «La battaglia a Gaza prosegue». Allagati i tunnel di Hamas. Gli Huthi minacciano Usa e Gb.Dopo la sfuriata dei big del Nazareno, l’incontro organizzato dai giovani dem di Milano su «colonialismo e apartheid» non si terrà più nel circolo del partito.Lo speciale contiene due articoli.Ieri mattina con una spettacolare operazione dell’unità «Duvdevan 217» dell’esercito israeliano (Idf), sono stati neutralizzati tre terroristi che si nascondevano all’interno dell’ospedale Ibn Sina a Jenin. I mezzi d’informazione israeliani riportano che l’operazione è durata solo dieci minuti. I membri dell’Unità speciale sono entrati nella struttura sanitaria alle 5:30 del mattino locali (le 6:30 in Italia), travestiti da personale medico, infermieri e donne palestinesi, e si sono subito diretti verso il terzo piano, armati di pistole dotate di silenziatore per neutralizzare i tre individui, prima di fuggire indisturbati dall’edificio. Il ministero della Salute di Hamas ha confermato i fatti: «Tre martiri sono stati abbattuti dalle forze di occupazione all’interno dell’ospedale». Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, la cellula stava pianificando attacchi terroristici imminenti. Uno dei membri, Muhammad Jalamneh, 27 anni, era presumibilmente in contatto con il quartier generale di Hamas in Qatar e, secondo la stampa, agiva anche come portavoce dell’ala militare di Hamas nel campo di Jenin. Gli altri due membri uccisi sono i fratelli Muhammad e Basel Ghazawi. L’Idf ha dichiarato: «La neutralizzazione della cellula rappresenta un esempio dell’uso cinico da parte dei gruppi terroristici di spazi civili e ospedali come copertura e scudi umani» mentre Hamas ha affermato che «i crimini dell’esercito israeliano non rimarranno senza risposta». Il tema dominante della giornata è stato quello relativo alle trattative per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas ma dopo l’iniziale ottimismo non sembra che ci siano le condizioni affinché tacciano le armi anche perché dopo che si è trattato con Hamas bisogna fare lo stesso con la Jihad islamica e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp). A questo proposito per il segretario generale della Jihad islamica, Ziad Nahaleh, la sua organizzazione, che si ritiene abbia alcuni dei rapiti nella Striscia di Gaza, «non accetterà alcun accordo con Hamas a meno che non sia garantito un cessate il fuoco globale nella Striscia di Gaza e il ritiro delle forze dell’Idf». Hamas e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), che si sono incontrati ieri a Beirut, hanno ribadito in una nota diffusa su Telegram che «non ci sarà scambio di prigionieri finché l’aggressione a Gaza di Israele non si fermi». Ismail Haniyeh leader del gruppo terroristico ha fatto sapere «di aver ricevuto la proposta di accordo per il cessate il fuoco e ho l’intenzione di studiarla». Poi ha aggiunto che di essere aperto «a qualsiasi opzione pur di mettere fine alla guerra a Gaza» e che la risposta di Hamas «sarà sulla base che la priorità è fermare l’aggressione, del brutale attacco a Gaza e il completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia». Immediata la replica del premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Le nostre forze non lasceranno Gaza e migliaia di terroristi non saranno rilasciati»; un messaggio anche a Itamar Ben-Gvir che ieri mattina aveva minacciato di far cadere il governo «in caso di un accordo sconsiderato con Hamas». Poi Netanyahu è stato categorico: «Sento dichiarazioni su tutti i tipi di accordi, quindi voglio essere chiaro: non porremo fine a questa guerra con niente di meno che il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi. Ciò significa eliminare Hamas, riportare a casa tutti i nostri rapiti e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Non rimuoveremo l’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza e non rilasceremo migliaia di terroristi. Niente di tutto questo accadrà. Cosa accadrà? Vittoria totale!». In ogni caso il segretario di Stato americano, Antony Blinken, sarà in Israele a partire da sabato per una visita di due giorni. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz, citando fonti di Gerusalemme. Si tratterà della quinta missione per Blinken nella regione da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas. Mentre non sono ancora arrivate le dimissioni dei vertici dell’Unrwa dopo le clamorose prove presentate da Israele sul coinvolgimento di almeno dodici dipendenti dell’agenzia dell’Onu nel massacro del 7 ottobre 2023, Antony Blinken, ha affermato: «Le prove fornite da Israele contro alcuni dipendenti dell’Unrwa, accusati di coinvolgimento nell’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre, sono altamente credibili». Poi il segretario di Stato ha aggiunto che l’agenzia Onu per i palestinesi svolge un ruolo indispensabile nel fornire assistenza ai civili nella Striscia di Gaza e che «nessun altro può svolgerlo, certamente non nel breve termine a da qui, il bisogno imperativo per l’Unrwa di svolgere un’indagine immediata e di affrontare le accuse nel modo più approfondito possibile». Sul caso con una nota l’ufficio del capo della Politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell ha affermato: «Gli impegni di finanziamento in corso da parte dell’Ue sono stati rispettati e i finanziamenti non sono stati sospesi». Poi ha anche fatto accenno «alle misure rapide e decisive adottate dall’organizzazione alla luce di accuse molto gravi contro un certo numero di membri del personale dell’Unrwa». Talmente decisive le misure che tutti i capi sono ancora al loro posto. In serata Joe Biden parlando con i giornalisti ha detto: «Non voglio un allargamento del conflitto in Medio Oriente e non penso che abbiamo bisogno di una guerra più ampia in Medio Oriente, non è quello che sto cercando», anche se ha confermato «di aver deciso come rispondere all’attacco contro le forze Usa in Giordania», mentre gli Huthi si sono detti «pronti per uno scontro a lungo termine con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna». Infine, l’Idf ha confermato di aver allagato specifici tunnel nella Striscia di Gaza nel tentativo di distruggerli e si tratta della prima conferma ufficiale. È stato precisato che l’acqua di mare è stata pompata solo in tunnel adatti, senza compromettere le acque sotterranee.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ibn-sina-assalto-ospedale-2667131487.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="salta-levento-anti-israele-del-pd" data-post-id="2667131487" data-published-at="1706703509" data-use-pagination="False"> Salta l’evento anti Israele del Pd Il convegno sulla crisi in Medio Oriente organizzato dai giovani meneghini del Pd, che ha fatto infuriare mezzo Pd, si farà. Ma non si svolgerà in un circolo del Pd. Se la sintesi finale è un rompicapo zeppo di contraddizioni e di ripetizioni (specialmente della parola Pd), la colpa non è di chi, come La Verità, ne ha dato conto, ma… del Pd. Proviamo a ripartire dal principio. I Giovani democratici del Municipio 1 di Milano (centro-sinistra con il trattino in senso geografico, ovvero la sinistra che abita in centro) propongono un incontro che già dal titolo («Colonialismo & apartheid in Palestina. Una lunga storia di occupazione illegale e resistenza») fa a cazzotti con la mozione equilibrista del Nazareno sul dramma che si sta consumando a Gaza, e sul quale, a differenza delle beghe interne ai dem, c’è poco da scherzare. I relatori invitati, poi, levano ogni dubbio alla piega anti antisionista (se non antisemita) che è destinata a travolgere l’evento, previsto per il 15 febbraio. Come La Verità raccontava ieri, avrebbero dovuto prendere la parola: Francesca Albanese, Ibrahim Youssef, Alae Al Said, Moni Ovadia, Daniele Garofalo. La prima è accusata dalla Ong Un Watch di aver ricevuto finanziamenti dalle organizzazioni filopalestinesi mentre svolgeva il suo incarico di relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. Il secondo non manca di farsi i selfie accanto alla scritta «Israele terrorista», postandoli sui social. La terza, subito dopo la carneficina compiuta da Hamas sui civili israeliani il 7 ottobre - lo riporta Linkiesta -, ha commentato su Instagram: «Una mattina d’autunno ti svegli e scopri che la Storia si è alzata prima di te, si è messa in giacca e cravatta, ha impugnato una penna e ha deciso: “Oggi scrivo il capitolo più bello di tutti: quello della rinascita palestinese, di Gaza che rompe le mura della prigione, dell’oppresso che si ribella e dell’oppressore che scopre cos’è la paura”». Non serve proseguire nelle citazioni per lasciar immaginare il terremoto che ha fatto tremare il quartier generale del Partito democratico, dove avevano fatto le ore piccole per trovare una posizione comune tra le mille anime della forza politica per ora guidata da Elly Schlein (già ai ferri corti sul fine vita, l’Autonomia differenziata e la guerra in Ucraina, per dirne tre). La polemica infatti si consuma tutta in casa Pd e la bocciatura arriva, sempre dalle colonne digitali de Linkiesta, proprio da due pezzi grossi del partito, Lia Quartapelle e Piero Fassino. «L’iniziativa dei Giovani democratici di Milano è sideralmente lontana dal confronto ponderato di cui ci sarebbe bisogno. Mi auguro che chi ha organizzato capisca l’errore e cancelli l’iniziativa», afferma la deputata, affossando l’evento. Mentre Fassino, uno dei fondatori del Partito democratico, allarga il problema a Roma, dove a San Lorenzo, sempre le giovanili dem stanno cadendo nello stesso errore: «Si tratta di due iniziative del tutto lontane dalle posizioni del Pd, fondate su una lettura manichea e antistorica per cui in Medio Oriente sarebbero in conflitto un torto (l’esistenza di Israele) e una ragione (i diritti dei palestinesi). Mentre in Medio Oriente coesistono due ragioni: il diritto di Israele a vivere in sicurezza e riconosciuto dai suoi vicini e il diritto dei palestinesi a una propria patria». Della serie, ne dovete mangiare ancora di pastasciutta. L’epilogo è scontato: i democratici in erba, per non perdere la faccia, annunciano che l’evento non verrà cancellato, ma non si terrà più al Circolo Pd Milano centro Aldo Aniasi. Mentre Alae Al Said uscirà dal parterre dei relatori. Non mancano però le recriminazioni dei Giovani democratici, che a Milano verrebbero definite da piangina, riguardo alle «strumentalizzazioni», gli «attacchi strumentali» e la «censura subita» (dal loro stesso partito?). Sulla tragedia di Gaza occorre continuare a interrogarsi senza risposte semplici e unilaterali, in un dibattito adulto. Buttarla in caciara per poi prendersela con il «circo mediatico» invece è un gioco da ragazzi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.