Peggio dei politici che, da Sergio Mattarella in giù, hanno avallato restrizioni basate su balle, c’è solo una cosa: i giornalisti che le hanno applaudite. Senza la condiscendenza dell’informazione non avremmo forse ingoiato discriminazioni incredibili. Ma chi fino a ieri scatenava la caccia ai no vax e tifava per togliere lavoro e dignità a milioni di persone ora fischietta e festeggia il nuovo corso.
Peggio dei politici che, da Sergio Mattarella in giù, hanno avallato restrizioni basate su balle, c’è solo una cosa: i giornalisti che le hanno applaudite. Senza la condiscendenza dell’informazione non avremmo forse ingoiato discriminazioni incredibili. Ma chi fino a ieri scatenava la caccia ai no vax e tifava per togliere lavoro e dignità a milioni di persone ora fischietta e festeggia il nuovo corso.Ho sperimentato sulla mia pelle quanto fosse falsa l’affermazione che un vaccinato non potesse contagiarsi e contagiare con il Covid altri vaccinati. Infatti, nonostante tre iniezioni ho beccato il coronavirus e l’ho pure involontariamente tramesso. Conosco persone che si sono contagiate nonostante la quarta dose e, sebbene gli esperti giurassero che i vaccinati avevano una bassa carica virale, hanno tramesso il virus. Dunque, per esperienza diretta posso dire che il green pass era ed è una grande balla, perché non fornisce alcuna garanzia di trovarsi tra persone che non contagiano e non si contagiano. Il certificato verde è un pezzo di carta che non vale niente e attesta solo di essersi vaccinati: niente altro. Ma oltre a essere una gran minchiata, il lasciapassare green è stato e fino a ieri era un sopruso bello e buono che la politica ha introdotto senza alcuna fondata motivazione scientifica. Sulla base di un falso, si è tolta la libertà a milioni di italiani e li si è criminalizzati. Con una bugia, si è impedito a chi non era vaccinato, e dunque sospettato di essere un untore, di entrare in ristoranti e bar, di viaggiare, di fare una vita normale, di lavorare. E invece, chi aveva deciso di non ricevere l’iniezione anti Covid non metteva a repentaglio nessuno, al massimo sé stesso. Era lui a rischiare, non gli altri, come abbiamo sempre detto. E siccome la cura è un diritto e non un dovere, nessuno poteva essere obbligato, con provvedimenti coercitivi, a vaccinarsi. E Mattarella, che oggi si preoccupa di dire che non bisogna abbassare la guardia contro il Covid, quando si renderà conto di avere abbassato la guardia nella tutela dei diritti costituzionali che dovrebbero da lui essere salvaguardati? Quando avrà il coraggio di riconoscere di aver tradito la promessa di essere il presidente di tutti gli italiani, anche di quelli che non si vaccinano? Quando riconoscerà che i dpcm di Conte, Draghi e compagni erano incostituzionali nonostante siano stati da lui firmati? Quando alzerà il sipario su una menzogna che ancora discrimina milioni di italiani?Attenzione, non vorrei far credere di ritenere il capo dello Stato il solo responsabile della follia che per due anni ha indotto un Paese apparentemente democratico come il nostro a fare strame della Costituzione. Se il presidente della Repubblica ha lasciato che i governi violassero i principi di una democrazia, ovvero la libertà di circolazione e di cura, lo si deve anche alla condiscendenza dell’informazione, che lungi dallo svolgere il proprio dovere di critica, si è bevuta qualsiasi balla, compresa quella che i non vaccinati fossero i propagatori del virus. Come ai tempi della peste manzoniana, bisognava trovare un colpevole, ossia qualche untore a cui addossare la colpa della diffusione del virus. E così si è stabilito che ci fossero cittadini di serie A (i vaccinati) e cittadini di serie B (coloro che avevano rifiutato l’iniezione). Ai secondi è stato tolto ogni diritto senza che la stampa, che dovrebbe essere garante del rispetto dei diritti di tutti, facesse un plissé. Anzi, a testate unificate si è chiesto che ai non vaccinati si togliesse il lavoro e si inibisse la circolazione. Ricordo la caccia al no vax scatenata da alcuni giornali che non si limitarono a scrivere che i no vax erano criminali, ma li accusarono di ogni nefandezza, ovvero di essere responsabili dell’obbligo di indossare la mascherina, di essere violenti e per questo applaudirono a ogni misura che li colpisse, fosse pure l’idea di spazzarli via con gli idranti come immondizia da togliere dalle strade. Ricordo i titoli contro i cattivi maestri, cioè noi, che non si piegarono alle follie. E non dimentico quando qualcuno provò a definirci la fabbrica delle balle. Oggi, coloro che chiesero il licenziamento degli insegnanti non vaccinati e definirono i medici che non si erano sottoposti all’iniezione «una piaga» provano a far dimenticare le loro colpe, la loro connivenza, la loro ipocrisia e il loro servilismo, applaudendo alla decisione del governo di abolire le discriminazioni nei confronti di chi non si è immunizzato. Fischiettano, facendo finta di niente, pensando che tutta la violenza che hanno usato sia dimenticata. Beh, una cosa posso dire: peggio dei politici e dei cosiddetti esperti che ci hanno spacciato per vere delle falsità, ci sono solo i giornalisti che le hanno sostenute, dei quali posso dire che fanno più schifo dei primi.
Elly Schlein (Ansa)
All’evento di Fratelli d’Italia ci saranno i leader d’opposizione Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Roberto Gualtieri, Roberto Fico e persino Luigi Di Maio. Spicca l’assenza del segretario dem (e di Maurizio Landini) mentre numerosi esponenti del Nazareno hanno accettato i confronti. Presente Abu Mazen.
L’edizione di Atreju di quest’anno ospiterà tutto il governo e tutta l’opposizione tranne la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. A tenerle buona compagnia anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini. L’uno e l’altra assenti ingiustificati: Elly, una volta invitata, prima ha preteso di dettare condizioni, poi ancora una volta si è tirata indietro. Per la Cgil il discorso è diverso: l’invito quest’anno non sarebbe neanche partito. «Negli anni passati abbiamo posto l’invito alla Cgil e non è stato gradito, quest’anno non abbiamo voluto insistere per non metterli in difficoltà», spiega il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Non solo Landini quindi, assente qualsiasi esponente del sindacato che guida, mentre i leader delle altre sigle (il presidente della Uil Pierpaolo Bombardieri, il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, e il segretario generale della Cisl, Daniela Fumarola) saranno ospiti di un panel che si terrà l’11 dicembre con il ministro del Lavoro, Marina Calderone, e la deputata del Pd Paola De Micheli.
Carlo Nordio (Ansa)
Interrogazione urgente dei capogruppo a Carlo Nordio sui dossier contro figure di spicco.
La Lega sotto assedio reagisce con veemenza. Dal caso Striano all’intervista alla Verità della pm Anna Gallucci, il Carroccio si ritrova sotto un fuoco incrociato e contrattacca: «La Lega», dichiarano i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, «ha presentato un’interrogazione urgente al ministro Carlo Nordio sul caso del dossieraggio emerso nei giorni scorsi a danno del partito e di alcuni suoi componenti. Una vicenda inquietante, che coinvolge il finanziere indagato Pasquale Striano e l’ex procuratore Antimafia Federico Cafiero de Raho, attualmente parlamentare 5 stelle e vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie. Ciò che è accaduto è gravissimo, pericoloso, e va oltre ogni logica di opposizione politica», concludono, «mettendo a rischio la democrazia e le istituzioni. Venga fatta chiarezza subito».
Ambrogio Cartosio (Imagoeconomica). Nel riquadro, Anna Gallucci
La pm nella delibera del 24 aprile 2024: «Al procuratore Ambrogio Cartosio non piacque l’intercettazione a carico del primo cittadino di Mezzojuso», sciolto per infiltrazione mafiosa. Il «Fatto» la denigra: «Sconosciuta».
Dopo il comunicato del senatore del Movimento 5 stelle Roberto Scarpinato contro la pm Anna Gallucci era inevitabile che il suo ufficio stampa (il Fatto quotidiano) tirasse fuori dai cassetti le presunte valutazioni negative sulla toga che ha osato mettere in dubbio l’onorabilità del politico grillino. Ma il quotidiano pentastellato non ha letto tutto o l’ha letto male.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex capo della Dna inviò atti d’impulso sul partito di Salvini. Ora si giustifica, ma scorda che aveva già messo nel mirino Armando Siri.
Agli atti dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate, ci sono due documenti che ricostruiscono una faccenda tutta interna alla Procura nazionale antimafia sulla quale l’ex capo della Dna, Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare pentastellato, rischia di scivolare. Due firme, in particolare, apposte da De Raho su due comunicazioni di trasmissione di «atti d’impulso» preparati dal gruppo Sos, quello che si occupava delle segnalazioni di operazione sospette e che era guidato dal tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano (l’uomo attorno al quale ruota l’inchiesta), dimostrano una certa attenzione per il Carroccio. La Guardia di finanza, delegata dalla Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo già costruito a Perugia da Raffaele Cantone, classifica così quei due dossier: «Nota […] del 22 novembre 2019 dal titolo “Flussi finanziari anomali riconducibili al partito politico Lega Nord”» e «nota […] dell’11 giugno 2019 intitolata “Segnalazioni bancarie sospette. Armando Siri“ (senatore leghista e sottosegretario fino al maggio 2019, ndr)». Due atti d’impulso, diretti, in un caso alle Procure distrettuali, nell’altro alla Dia e ad altri uffici investigativi, costruiti dal Gruppo Sos e poi trasmessi «per il tramite» del procuratore nazionale antimafia.







