2024-05-04
I tifosi della censura se la prendono con il cronista ucciso
Il sindacato dei giornalisti e la galassia antifa all’attacco del premio intitolato ad Almerigo Grilz, morto in Mozambico.A sinistra è ripartita la caccia al fascista. Stavolta il bersaglio dei «compagni» è Almerigo Grilz. C’è solo un problema: il grande fotoreporter di guerra è morto. Nel 1987, per la precisione: quasi 40 anni fa. Grilz, infatti, cadde a Caia, in Mozambico, mentre stava facendo il suo lavoro, per cui era noto e stimato anche al di fuori dei nostri confini nazionali: «Ruga» (così lo chiamavano gli amici) fu colpito da un proiettile vagante durante i combattimenti di una sanguinosa guerra civile, che lui stava documentando con la sua cinepresa. Grilz è stato il primo inviato di guerra italiano a morire sul campo dopo il secondo conflitto mondiale. Di solito, per aver dimostrato una simile dedizione al proprio mestiere, un giornalista si merita un premio. Ed è proprio quello che, dopo decenni di oblio, sono riusciti a istituire gli infaticabili amici di Almerigo, tra cui spiccano i due sodali di una vita: Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, anche loro stimati cronisti di guerra. Il premio, rivolto ai giornalisti under 40 che documentano gli scenari di guerra con articoli, foto o video, ha trovato la sua collocazione a Trieste, città natale del fotoreporter, con il patrocinio delle Regioni Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. La giuria, presieduta da Toni Capuozzo, è composta da autorevoli firme della stampa italiana, tra cui i già citati Biloslavo e Micalessin, ma anche Maurizio Belpietro, Alessandro Sallusti, Giovanna Botteri e Peter Gomez: una giuria, come si può vedere, assolutamente bipartisan. Come è giusto che sia.C’è però un problema: Almerigo Grilz era missino. E questo, per i gendarmi della memoria, è qualcosa di intollerabile. Così la galassia antifascista si è riunita nel solito calderone di sigle e siglette (che contano più associazioni che persone) per inscenare la consueta protesta e per chiedere al sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e al presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, di ritirare il sostegno all’iniziativa. La protesta, peraltro, è stata annunciata a trombe spiegate con un comunicato condiviso persino dai colleghi dell’Assostampa del Friuli-Venezia Giulia. E pensare che Grilz era proprio un iscritto al loro Ordine dei giornalisti. «Giovedì 9 maggio», si legge nella nota, «si svolgerà a Trieste la cerimonia in cui verranno annunciati i nomi dei finalisti del premio giornalistico Grilz per giovani reporter under 40. È la prima assegnazione ufficiale di questo premio di giornalismo intitolato al neofascista triestino. Una vergogna per Trieste democratica e antifascista». Dopo il lamento iniziale di ordinanza, i redattori del comunicato passano alla consueta opera di dossieraggio sul defunto Grilz: «La biografia agiografica pubblicata nel sito ufficiale» del premio, si legge, «omette completamente il passato del camerata Almerigo Grilz, che nelle scorribande violente del Fronte della gioventù amava esibirsi nel saluto nazifascista. Responsabile di comportamento violento all’università, si rese protagonista di spedizioni antislovene nei paesi del Carso e nelle frazioni periferiche di Trieste. Un discutibile esempio per i giovani giornalisti che ambiscono al premio».Ricordati i «saluti nazifascisti» (?) e gli scontri avvenuti in ateneo negli anni Settanta (cioè anni in cui l’estrema sinistra studentesca si distingueva per moderazione e rifiuto della violenza), i prodi giustizieri antifascisti proseguono: «Negli anni Ottanta, mentre i pediatri triestini del Burlo Garofolo erano impegnati in Mozambico in una missione umanitaria di cooperazione, Grilz stava con le bande antigovernative della Renamo, tagliagole prezzolati responsabili di stupri, massacri e mutilazioni e responsabili dell’uccisione di almeno 8.000 bambini. Non risulta che Grilz abbia mai fatto parola di quelle stragi di civili, dimostrando di essere stato non solo privo della necessaria pietas, ma anche omissivo: non proprio un obiettivo reporter di guerra». Se Almerigo fosse vivo, avrebbe saputo rispondere a tono a queste accuse infamanti. Eppure, a occhio, gli estensori della nota sembrano avere un’idea molto edulcorata della natura dei conflitti etnici nell’Africa del tempo. E comunque segnaliamo una sospetta omissione: il governo del Mozambico, all’epoca, era un satellite sovietico guidato dal miliziano marxista Samora Machel, che non era proprio uno stinco di santo. Insomma, situazioni così delicate è meglio inserirle nel loro contesto storico, anziché tagliarle con l’accetta dell’ideologia. Ma non è finita qui: gli autori del comunicato, infatti, riesumano anche un vecchio articolo del 1983 in cui Almerigo elogiava Benito Mussolini. Un missino che elogia il Duce: che scoop, signori. Quello che però non viene detto è che il pezzo di Grilz era la recensione a una mostra sul fascismo organizzata a Milano dal socialista Bettino Craxi. Evidentemente a sinistra c’era più apertura mentale allora, negli anni Ottanta, che nel 2024. Del resto, è curioso che i «compagni» se la prendano tanto con Grilz, ma non abbiano mai detto nulla, ad esempio, sul loro idolo Giorgio Napolitano. Lo stesso Napolitano che, da membro del Comitato centrale del Pci, osannò i carri armati sovietici che reprimevano nel sangue la «primavera ungherese». Eppure, al di là di questo, è proprio l’intera polemica ad apparire sterile e, a tratti, vomitevole. Lo ha sottolineato giustamente Fausto Biloslavo in risposta al comunicato antifascista: «Il premio», ha dichiarato, «è giornalistico e guarda avanti, ai giovani, non indietro come questi nostalgici degli anni Settanta che si mettono in testa assurde censure e addirittura una damnatio memoriae su Grilz».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.