2019-11-02
I tedeschi: «Lasciamo i clandestini in Italia»
Con il nuovo esecutivo gli sbarchi aumentano esponenzialmente, mentre i rimpatri sono al palo. Horst Lorenz Seehofer ammette che Berlino non vuole immigrati, perché potrebbero essere «minacce alla sicurezza». Matteo Salvini alla Lamorgese: «Gli italiani non sono scemi». Mentre Alarm Phone raccoglie un Sos lanciato da un barcone partito da Zuara, in Libia, con a bordo 40 persone, l'Ong spagnola Open Arms fa sapere che - dopo aver completato il trasbordo su una motovedetta maltese di 15 immigrati - farà rotta su Siracusa e contemporaneamente Sea Eye riferisce d'aver fatto ingresso in acque territoriali italiane con altri 88 immigrati. Tutti questi immigrati saranno redistribuiti fra le nazione dell'Ue? La risposta è no. Il ministro dell'interno tedesco, Horst Lorenz Seehofer, ammette - pressato dai cronisti della trasmissione Mediaset Dritto e rovescio - che la Germania non rispetterà i patti sulla suddivisione finché non avrà la certezza che «i migranti non rappresentino una minaccia alla sicurezza tedesca». Tradotto: potrebbe esser sbarcato qualche terrorista, quindi meglio - per la Germania - lasciare tutti in Italia. Seehofer continua oltretutto a ripetere (con sprezzo del ridicolo): «Daremo una mano all'Italia». I 30 sbarcati nelle scorse settimane dalla nave Gregoretti, i 14 della Sea Watch e i 40 della Open Arms sono destinati a trattenersi nella nostra nazione. Il ministro dell'Interno del governo Pd-M5s, quella Luciana Lamorgese che ha sostituito Matteo Salvini e scardinato la politica dei porti chiusi, ai microfoni di Dritto e rovescio rassicura: «Mi impegno anche con gli altri Paesi a monitorare che ci sia una gestione della problematica». Una risposta in burocratese che si potrebbe tradurre con uno «speriamo di riuscire a far rispettare gli accordi». Ieri, poi, dalle pagine di Repubblica, la Lamorgese ha rilanciato sostenendo di essersi messa al lavoro per rivedere i patti con la Libia: «Mi limito a dire che occorre sostenere i rimpatri volontari assistiti, quelli organizzati dall'Unhcr (l'agenzia delle Nazioni unite specializzata nella gestione dei rifugiati, ndr) e dall'Oim (l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr), che hanno già consentito il rientro in patria di 25.000 migranti, e vanno svuotati i centri attraverso i corridoi umanitari europei». Ed è a questo punto che - nonostante i dati siano impietosi - difende la politica del nuovo governo: «Non siamo di fronte ad alcuna invasione. Basti pensare che nel 2019 gli arrivi sono stati circa 9.600 rispetto ai 22.000 di tutto il 2018». Va ricordato che nel suddetto 2019, fino ad agosto, al Viminale non c'era la signora bensì un leghista impegnato a bloccare i flussi. Da settembre - guardacaso - gli sbarchi hanno avuto un'impennata, che la Lamorgese minimizza: «Raffrontando gli sbarchi di settembre 2018 e 2019 in effetti l'incremento numerico c'è stato, ma è riconducibile soprattutto all'aumento degli sbarchi autonomi, che non costituisce un fenomeno nuovo». Il ministro fornisce un'interpretazione tutta sua dei numeri: «Nel 2018 i migranti approdati qui con piccole imbarcazioni sono stati circa 6.000, mentre dall'inizio di quest'anno sono circa 7.500, e la tendenza all'incremento s'era registrata già dal mese di aprile». Poi, sui patti per la suddivisione dei migranti, riesce a dire a Repubblica l'esatto contrario rispetto a quanto aveva affermato con la trasmissione Mediaset: «Un fatto importante si è verificato con l'ultimo sbarco della Ocean Viking, in quest'occasione Francia e Germania hanno offerto disponibilità ad accogliere il 72% dei migranti, dando di fatto già attuazione al preaccordo di Malta, che comincia quindi a dare i primi risultati». Ma è tutta fuffa, visto che gli immigrati sono ancora tutti in Italia. Nonostante ciò, una mezza sponda il ministro la trova nel prefetto Mario Morcone, presidente del Centro italiano rifugiati: «La posizione del governo è corretta, sì alla revisione del Memorandum, ma non vedo discontinuità con i decreti Salvini». E allora Lamorgese arriva ad annunciare un ribaltone del decreto Sicurezza: «Occorre rendere conformi i testi a tutte le osservazioni che sono arrivate dal presidente della Repubblica. Spero che si possa intervenire entro fine anno». Intanto si continua a salpare e - di conseguenza - morire in mare. Ieri i cadaveri di due uomini, presumibilmente nordafricani, sono stati trovati a bordo di un piccolo gommone davanti alle coste di Arbatax, in provincia di Nuoro. Sui rimpatri il fronte è fermo. E oltre ai «faremo» del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ieri ha annunciato un accordo all'orizzonte con il Marocco, non si muove nulla. La Lamorgese snocciola i suoi numeri: «A ottobre sono sbarcati sul territorio italiano 379 tunisini e siamo riusciti a rimpatriarne 243. In questo modo la percentuale dei rimpatriati rispetto agli sbarcati è di oltre il 60%». In più, il ministro sostiene di aver «individuato cinque aree di transito alla frontiera, in queste il richiedente asilo viene ascoltato entro sette giorni e la decisione segue nei due giorni successivi». Sui voli charter con i cosiddetti «dublinanti» dalla Germania, la Lamorgese sostiene che si tratti di «una notizia totalmente destituita di fondamento». Mentre le telecamere di Quarta Repubblica hanno ripreso poliziotti tedeschi che tentano di sedare immigrati da rispedire in Italia con sostanze chimiche. Matteo Salvini è intervenuto a muso duro: «Il ministro Lamorgese dimostra di non conoscere nemmeno i dati ufficiali del Viminale, affermando che gli sbarchi sono aumentati solo a settembre». Conti alla mano, il leader del Carroccio ricorda che «sono invece cresciuti sia a settembre (2.498 nel 2019 contro i 947 del 2018) sia a ottobre (2.015 contro 1.007), ovvero da quando c'è lei». E anche sui rimpatri l'ex vicepremier smentisce il ministro: «Parla delle procedure accelerate per espellere i clandestini nelle zone di frontiera, ma sono frutto del decreto Sicurezza. Pensano che gli italiani siano scemi?».