2018-12-17
Lamberto Dini: «I tagli dei gialloblù alle pensioni d’oro faranno fallire l’Italia»
L'ex premier da 36.000 euro al mese si scaglia contro il governo: «Espropriatori animati dall'odio, ma spero ancora nella Lega».Presidente come sta? «Io bene, il nostro paese molto meno». Confessi: è molto seccato per il taglio alle pensioni d'oro. «Ma quale “oro"! Demagogia insopportabile. Sono amareggiato per l'Italia. È molto diverso».È deluso perché tra le pensioni viene tagliata anche la sua, forse?«No. Si mette in atto una manovra di rapina palesemente anticostituzionale. Non si fa... non si fa». Lei con 36.000 euro al mese subirà un prelievo - più o meno - di 3.500 euro mensili. Molto? Poco? «Sto difendendo un principio, non parlo per fatto personale».Chi guadagna 300.000 euro l'anno perde 3.500 euro al mese. «E non è giusto. Ma non perché io pensi ai fatti miei: la Corte costituzionale si è pronunciata». Sul contributo di solidarietà? «Certo. Un contributo è tale perché può essere solo temporaneo. Un prelievo che colpisce una sola categoria è discriminatorio». Lei farà ricorso?«Io no, altri si. E vinceranno. Dovremo aspettare solo un anno, poi rideremo di questi signori, perché tutto tornerà come prima». Non condivide il principio, oppure il modo in cui stato realizzato il provvedimento? «Né il primo né il secondo! Confido nelle istituzioni, affinché questa brutta legge sia bocciata». Ma la maggioranza è blindata!«Dice? Confido nel fatto che Giorgetti smonti questa legge in Parlamento. Anzi, ne sono sicuro».Ma cosa la urta di più?«O santa pazienza, come devo dirlo? Questo è un esproprio. È la violazione dei diritti liberali». Perché non dà battaglia, allora? «Non mi faccio umiliare, non sto al loro gioco. Finiranno malissimo. Si tratta di un movimento che lavora sull'odio e sul risentimento sociale e impone tasse antimoderne, illegittime e liberticide». Perché, secondo lei? «Per sostenere un reddito di cittadinanza inutile e recessivo. Non posso credere che La Lega accetti una legge che punisce la classe dirigente che, soprattutto al nord, ha pensioni alte perché ha lavorato». Come lei? «Io ho 56 anni di contributi. E questi vogliono dare il reddito, capisce? Pagheremo nullafacenti e doppiolavoristi in nero!».Non crede alla buona fede?«Ma quale buona fede! Questo è il frutto di odio, rancore, risentimento sociale, incapacità, demagogia, confusi principi bolivaristi, spirito vendicativo nei confronti della classe dirigente che lavora».È sbagliato anche aumentare le pensioni minime?«Non può porre il problema in questi termini. Non si giustifica un provvedimento incostituzionale con una buona intenzione». Quindi lei è contro entrambe?«Sono contro la manovra perché questi provvedimenti porteranno l'Italia alla rovina. Stiamo avviandoci alla bancarotta dello Stato». Lamberto Dini, 88 anni, è l'uomo della pensione (una delle più alte, anche per via della carriera a Bankitalia) ma anche delle pensioni: la sua riforma previdenziale del 1995 è stata una delle più importanti prima della Fornero. È stato presidente del Consiglio, alleato del Pd, oggi spiega di aver votato centrodestra. Critica il provvedimento sulle pensioni d'oro, ma si spinge più in là. Presidente, provi a spiegarmi. «Questo Paese non è stato costruito così. Tornino indietro». Lei è stato colpito già nel vitalizio. Ora passano alla pensione. «Capisco che lei pensi sempre a un caso personale, ma quando hanno fatto il taglio al vitalizio parlamentare io mi sono divertito. Pensi che hanno fissato un coefficiente di conversione basato sul contributivo. Poi hanno detto che chi ha maturato meno vede decurtata la sua pensione della differenza. Non entro nemmeno nel merito del calcolo. Le segnalo che a me, essendo stato al governo e in parlamento dal 1995 al 2012 avrebbero dovuto dare di più». E invece? «Non mi hanno dato nulla. Glielo ho detto: espropriano. Ci vorrà un po', ma dovranno restituire per sentenza quanto sottratto». Lei però considera quel trattamento un privilegio. «Lo era. Ma il M5s ha trasformato quel che era un privilegio in una ingiustizia. Un capolavoro».Lei è stato a lungo senatore, e cumula vitalizio e pensione. «Sono stato in parlamento 18 anni. Ho lavorato al massimo livello istituzionale per mezzo secolo, ma guardi il quadro generale. Vedrà l'effetto di queste follie, ad esempio sullo spread». Sabato era ai minimi dell'ultimo mese, non crede sia stabilizzato? «A febbraio-marzo si dovranno rinnovare titoli per 20-30 miliardi al mese. Quando hai un ballo 400 miliardi di titoli e nessuna credibilità, sei un governo tecnicamente suicida. Non ci saranno i soldi per pagare pensioni e stipendi!». Non è troppo drastico? «Bisogna ristabilire fiducia dei mercati nello Stato e nel governo. Ma oggi non ce n'è più». Lei è stato uomo di conti per una vita, a Bankitalia. «È quell'uomo a ricordarle che Il Tesoro ha scarse provviste, grosso modo fino a fine gennaio. E poi ci saranno le aste. Quanti investitori e risparmiatori avranno ancora fiducia? Lo Stato andrà in fallimento. Lo spread è salito a seguito di dichiarazioni farneticanti fatte dai gialloblù. È stato folle chiedere alla Banca centrale di cancellare 250 miliardi del nostro debito, come hanno fatto i no euro». Dà la colpa dell'impennata dello spread a Borghi e Bagnai?«E secondo lei di chi è?». Lo spread tornerà a salire sopra quota 300? «Mi auguro che questo compromesso a Bruxelles possa ristabilire un minimo di fiducia. Ma non ci credo. Le banche sono già in perdita. Tutti i titoli di portafoglio vanno svalutati. L'effetto domino da cui si arriva al collasso è già avviato». La manovra potrà avere anche effetti positivi? «No, perché è un bilancio costruito sulla crescita all'1,5%, ma tutti sanno che non ci sarà nessuna crescita. È un numero messo lì a tavolino per legittimare la spesa in deficit!». Quindi secondo lei il 2% non è un buon accordo? (Sorriso amaro). «Ma quale 2%? Il disavanzo andrà come minimo al 3%. Conosco dirigenti di istituti a Oxford che prevedono per noi lo 0,6% di crescita. Sarà un dramma. Hanno impostato la finanziaria pensando alle europee. Pagheremo caro. Stanno sfasciando la finanza».L'Istat dice che il reddito di cittadinanza produrrà lo 0.3% di crescita del Pil. Condivide? «Non so come si possa stimare una cosa simile. Solo qualche centinaio di milioni tornerà in circolo. È accaduto già per gli 80 euro di Renzi. Accadrà quel che vogliono loro dall'inizio. L'origine del M5s è antisistema. È una sinistra populista. Non a caso gli esponenti dell'estrema sinistra plaudono». Non crede alla redistribuzione della ricchezza? «Il principio redistributivo, nelle scelte di questo governo, produce solo danno». Non le piace quota 100? «Volete fare reddito e taglio delle pensioni? Ma non finanziatelo in disavanzo, Santo Iddio! Dovevano tagliare le tax expenditures: volete dare il reddito? Tagliate i bonus di Renzi! Tagliate gli 80 euro. Quei soldi finiscono in risparmio e non fanno crescere l'economia». E poi? «I sussidi alle imprese a fondo perduto: 40 miliardi. Meglio togliere quello, ma non più spesa in disavanzo». E la Fornero? «A me sembra che abbia portato il nostro sistema a un livello di sostenibilità nel lungo periodo. Le pensioni anticipate di Salvini saranno coperte con un debito di imposta. È un boomerang». E la flat tax? «La razionalità della flat tax produceva un sistema semplificato, di fatto più equo». Voterebbe Lega? «Dopo questo scherzo, no. Voto solo chi sostiene i sentimenti liberaldemocratici». Chi ha votato alle politiche? «Un partito meno lontano dai principi di cui parlo: Forza Italia. Ma ormai è un partito finito». E Salvini?«Dovrebbe vincere la linea Giorgetti. Ma il problema è di sistema. Emerge un populismo che attribuisce all'Europa colpe che l'Europa non ha. Gli effetti della globalizzazione hanno colpito le classi meno abbienti. Questo fattore combinato con le migrazioni fa saltare il compromesso sociale ovunque». Anche fuori dall'Italia. «In un paese liberale come la Svezia un partito anti-immigrati è al 30%! Da sei mesi non riescono a formare un governo». E il Pd? «Facevo parte della Margherita. Il Pd si è spostato a sinistra, e con Zingaretti temo che lo faccia ulteriormente». Vede nero? «Sì. Ma so che gli italiani sono più saggi». Lei ha fatto una riforma importante delle pensioni. «Ne sono orgoglioso: pensi che prima di me alcuni dipendenti pubblici andavano in pensione dopo 19 anni e sei mesi! Ho abolito io questa norma folle». Però è contro il taglio alle pensioni d'oro!«Se la prendono con i pensionati perché non hanno una costituency politica. È la classe sociale più debole. Se il governo continua così arriveremo in primavera con 40 miliardi di buco. L'unica via sarà imporre patrimoniali e misure coercitive, acquisto obbligato dei titoli. La Lega non reggerà politicamente queste misure e cadrà il governo». Scommette su questo scenario? «Sta già accadendo. I fondi hanno tirato via 75 miliardi. Il M5s è fatto di uomini stupidì, velleitari e ideologici. Non possono fermarsi. Solo sull'orlo del baratro gli italiani si risveglieranno e troveranno un'alternativa, magari con un governo istituzionale. Ma dovremo pagare caro, per risvegliarci da questo brutto sonno».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.