2020-01-30
I super procuratori della von der Leyen potranno scavalcare i giudici italiani
La Procura europea interverrà sulle frodi anche se il crimine contestato costituisce un reato diverso nei singoli Stati.E se all'Europa, dopo la sovranità monetaria e una bella fetta di quella politica, stessimo per cedere pure un pezzo di potere giudiziario? Tutto parte dallo schema di decreto legislativo, depositato il 21 gennaio dalla presidenza del Consiglio, che recepisce la direttiva europea sulla lotta alla «frode che lede gli interessi finanziari dell'Unione». La bozza contiene una serie di modifiche alle norme esistenti, necessarie a uniformare il diritto penale alle indicazioni di Bruxelles. Ma il diavolo non sta in questi dettagli. Il punto è che il provvedimento è strettamente collegato all'istituzione della Procura europea (Eppo), l'ente con sede in Lussemburgo fondato nel 2017 per contrastare le frodi Iva transfrontaliere che comportino danni superiori ai 10 milioni di euro. È qui che casca l'asino. Come sottolinea la relazione illustrativa del testo giallorosso, le violazioni delle norme introdotte da Bruxelles a tutela degli interessi finanziari dell'Unione (quelle che il decreto recepisce) devono essere sanzionate proprio dall'Eppo. Il cui regolamento, però, specifica che l'organismo «è competente» per tali reati «indipendentemente dall'eventualità che la stessa condotta criminosa possa essere qualificata come un altro tipo di reato ai sensi del diritto nazionale». Per intenderci: se, secondo la Procura, una pratica lede gli «interessi finanziari» comunitari, l'Eppo può contestare un reato individuato dalla direttiva europea pure nel caso in cui, in base all'ordinamento degli Stati, essa integrasse una fattispecie diversa.Ora, la foglia di fico individuata dai tecnici di Palazzo Chigi è che «il nostro ordinamento risulta in gran parte già allineato a quello che richiede la direttiva». Segue, difatti, un nutrito elenco di delitti, dalla malversazione all'indebita percezione di fondi di Bruxelles, dal riciclaggio di denaro alla famigerata frode transfrontaliera sull'Iva, già sanzionati dal sistema penale italiano. Nondimeno, aleggia un'ipotesi inquietante: «In linea teorica, un fatto potrebbe persino non essere reato per le leggi nazionali e la Procura europea potrebbe decidere che per lei lo è». Lo denuncia il deputato leghista Claudio Borghi, già protagonista di un accorato intervento in Aula sulle insidie nascoste nei meccanismi dell'Eppo. Ieri, l'onorevole ha dedicato alcuni tweet infuocati alla vicenda dello schema di decreto legislativo, presentato dal governo di Giuseppe Conte: «Sta arrivando prontamente la fregatura incostituzionale. L'Ue ha già deciso che decide lei quali reati sono di pertinenza della Procura europea, anche se le leggi nazionali dicono altro. Conte ovviamente dice sì». In sostanza: il grimaldello dell'Eppo era pronto, ma Conte avrebbe spalancato la porta.Ricapitoliamo. L'Eppo, «competente per individuare, perseguire e portare in giudizio gli autori dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione», ossia, quelli stabiliti dalla direttiva Ue che il decreto dei giallorossi recepisce, può agire «indipendentemente» dal fatto che tali condotte integrino, in base all'ordinamento del singolo Stato, un reato diverso. O addirittura - è l'osservazione di Borghi - indipendentemente dal fatto che esse costituiscano in assoluto un reato. In teoria, per la Procura europea può essere reato ciò che per l'Italia non lo è. E la Procura europea stessa si arroga il diritto di «perseguire e portare in giudizio gli autori dei reati» da lei individuati. Il decreto, portato all'attenzione delle commissioni Affari Ue e Giustizia di Montecitorio, ha come ratio proprio quella di adeguare il nostro ordinamento penale alle linee guida europee (lo ripetiamo, in materia di reati che ledono gli interessi finanziaria dell'Unione). Nondimeno, lo stesso testo legislativo precisa che, per lo più, il nostro ordinamento è già uniformato ai criteri della direttiva di Bruxelles. A questo c'è da aggiungere che i procuratori Ue delegati, per procedere a una misura cautelare, dovrebbero chiedere la convalida delle toghe italiane. Ciò dovrebbe rendere dal punto di vista pratica molto difficile che vi siano condotte giudicate criminose dalla Procura del Lussemburgo, ma non dalla magistratura nazionale. Adottiamo pure un'altra cautela, riconoscendo che solo a causa delle frodi sull'Iva, l'Ue perde ogni anno 50 miliardi. Detto questo, bisogna però sottolineare che quest'Europa ci ha abituati al peggio. Da enormità come il bail in, a regolamentazioni maniacali tipo quella sulla curvatura delle banane, essa ha dimostrato che se un'usurpazione è possibile in teoria, prima o poi si verificherà. Forse, prima di piegarci a Bruxelles, avremmo dovuto accertarci che all'Eppo non sia mai possibile scavalcare le nostre Procure. E invece, a quanto pare, anche su questo dossier Conte ha adottato la strategia inaugurata con il Mes. Non logica di pacchetto, ma comprare a scatola chiusa.
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