2024-07-23
I sicari ora lo elogiano ma Biden lascia macerie
I big del partito che l’hanno fatto fuori ora si sperticano in lodi e lo elogiano come grande statista. In realtà ha sbagliato tutto in politica estera, come dimostrano Ucraina, Taiwan e il rafforzamento di Teheran. E le sue scelte hanno danneggiato i Paesi alleati.Innanzitutto, chiariamo una cosa: a far fuori Joe Biden, costringendolo al passo indietro, sono state le stesse persone che fino all’altro ieri lo hanno lodato e sostenuto. Per loro, il presidente americano era il migliore in campo e dunque la sua ricandidatura non poteva essere messa in alcun modo in discussione. Con la stessa facilità con cui lo elogiavano, Obama, Clooney, Pelosi, e assieme a loro la corposa famiglia dei media liberal, sono poi passati agli appelli pubblici affinché Biden rinunciasse a battersi contro Trump. Tutto in pochi giorni e con pochissimi scrupoli. Già: l’attuale inquilino della Casa Bianca è stato messo alla porta con la stessa rapidità con cui si liquida una colf. Accantonati mesi di campagna elettorale per la scelta dell’uomo che avrebbe dovuto rappresentare i democratici, dimenticata la decisione finale delle primarie e pure congelata la raccolta fondi pro Biden, pare sia bastato un colloquio con l’ex speaker della Camera, Nancy Pelosi, a mettere fine alla telenovela della ricandidatura. L’italo americana che da quasi quarant’anni rappresenta i Democratici al congresso (è al suo 19° mandato), sembra sia stata decisiva. «Se Nancy ti dice che sei morto, sei morto», scrivono i cronisti, riferendo evidentemente ciò che si racconta nell’entourage presidenziale. Il che la dice lunga sul processo di selezione che accompagna le candidature nella più grande e potente democrazia del mondo. Mesi di dibattiti, centinaia di comizi, migliaia di spot, e poi la scelta del candidato per la Casa Bianca non la decidono gli elettori delle primarie, ma una signora di 84 anni, che da qualche decennio tiene banco nel partito e che è dotata di un fine senso politico al punto che due anni fa, con una sua visita a Taiwan, ha quasi provocato l’invasione dell’isola da parte della Cina. Tuttavia, con la stessa ipocrisia e lo stesso cinismo con cui elogiavano Biden, salvo poi metterlo da parte, ora che hanno deciso di avere tra le mani il cavallo sbagliato e il ronzino è tornato ai box, Obama, Clooney e Pelosi lo riempiono di giudizi lusinghieri. Sì, ora che se lo sono levato dai piedi in malo modo, il presidente uscente non è più un concorrente azzoppato, ma uno dei migliori inquilini della Casa Bianca che si sia mai visto a Washington. Da impresentabile, per motivi anagrafici e di lucidità, adesso che ha annunciato di ritirarsi dalla corsa per il secondo mandato, Biden ridiventa presentabile. È lo zuccherino che si dà al trombato, quello con cui lo si gratifica per la sconfitta, trasformando tutta la sua storia in una narrazione positiva, affinché il viale del tramonto appaia meno triste di com’è.E però, così come si sono presi in giro gli elettori delle primarie, nascondendo le défaillance del presidente, ora si vogliono occultare i passi falsi e i clamorosi errori compiuti da Biden durante il suo mandato, scrivendo pagine tutte rose e fiori, come se la strada che ha accompagnato gli ultimi anni fosse costellata di successi. Proprio in questi giorni in Medio Oriente si è aperto un altro fronte. Dopo aver bombardato Gaza e il Libano, Israele colpisce lo Yemen, da cui era partito un aereo carico di esplosivo diretto contro Tel Aviv. Ma chi ha allentato le misure contro l’Iran, consentendo a Teheran di finanziare e armare i movimenti che si battono contro lo Stato ebraico, tra cui gli Huthi? La politica che ha portato a una minore attenzione nei confronti delle trame degli ayatollah ha un nome e un cognome: Joe Biden. Come detto, le cose non sono andate meglio a Taiwan, dove si fa sempre più sentire la pressione della Repubblica popolare cinese, che ogni giorno minaccia di riprendersi l’isola con la forza. E ad allentare la tensione non ha contribuito la visita di Nancy Pelosi. Infatti, dal 2022 le cose vanno di male in peggio, con il rischio di un conflitto in Oriente a cui l’America e i suoi alleati non saprebbero come rispondere.Dell’Ucraina credo non sia neppure il caso di parlare, perché la politica americana che ha impedito con le sue promesse di prendere atto di una situazione critica ha prodotto solo danni, con una parte del Paese saldamente in mano ai russi e nessuna soluzione alle viste. Tralascio le questioni economiche, che hanno indebolito proprio gli alleati degli Stati Uniti (l’Europa sta pagando la politica suicida in favore di Kiev, ma anche le misure protezionistiche e anti tedesche), ma pensando ai conflitti si capisce che la presidenza Biden per il mondo, per lo meno per quello occidentale, è stata disastrosa. Nonostante gli squilli di fanfara di politici e giornalisti, il 46° inquilino della Casa Bianca lascia un mondo peggiore di quello che ha trovato e per quanto si voglia indorare la pillola della sua uscita di scena, Biden resta un pessimo presidente degli Stati Uniti. Di sicuro non ci mancherà.