2021-01-12
I renziani confessano la balla sui soldi Ue in regalo
Sconosciuto ai più, Luigi Marattin è la punta di diamante del renzismo quando c'è da parlare di economia e di Europa. Grazie agli studi universitari e alle materie insegnate in vari atenei, è stato eletto presidente della commissione Finanze della Camera e, a differenza dei compagni di partito, quando parla di Mes e Recovery plan sa quel che dice.Infatti, al contrario delle varie Bellanova e Boschi, si tiene alla larga dai luoghi comuni, evitando scivoloni. O per lo meno questo è ciò che prova a fare, ma anche a lui qualche volta scappa la frizione e va a sbattere. Gli è capitato ieri, in un momento di sincerità, quando via social ha espresso il suo pensiero sul Recovery fund. Riportiamo il post senza aggiungere una virgola, inchinandoci di fronte a tanta franchezza. «Basta, non ha più senso mentire: le condizionalità su quel famoso strumento europeo esistono.Oggi al Parlamento europeo si vota un regolamento che disciplina l'utilizzo di alcuni fondi europei di cui si è molto parlato negli ultimi mesi». Già qui c'è da saltar sulla sedia, perché l'onorevole invita a smetterla di dire bugie, ma poi il post prosegue e si chiarisce perché Marattin ritenga che non sia più il caso di mentire. «Dice (il regolamento, ndr) che essi verranno revocati se il Paese in questione non rispetta la più forte delle condizionalità macroeconomiche: il rispetto delle terribili regole fiscali europee (quando, probabilmente già il prossimo anno, saranno ripristinate). Sono i fondi del Mes, vero? No. Quelli del Recovery fund». Le parole di Marattin hanno bisogno di una chiosa, in modo da rendere comprensibile a tutti ciò di cui si parla e perché fino a ieri sono state sparate balle spaziali pur di confondere l'opinione pubblica. Come avrete capito si discute di Recovery fund, ovvero della madre di tutti i finanziamenti, quella che dovrebbe salvare il Paese e che fino a ieri i compagni hanno descritto come manna piovuta dal cielo, che il Patreterno ci avrebbe regalato per salvarci dalla dannazione economica e dal Covid. Per la sinistra unita il Recovery era un miracolo e solo una banda di idioti poteva respingere la mano che ci veniva tesa. Lo stesso Marattin, tempo fa, assecondando la vulgata del miracolo europeo che ci avrebbe tratto dai guai, disse che i fondi in arrivo dall'Europa ci avrebbero consentito di mettere a posto 30 anni di economia. Ora, noi non sappiamo se con i soldi della Ue si sistemeranno i problemi nazionali, però condividiamo il giudizio dell'onorevole di Italia viva, il quale fuori tempo massimo ammette che quei fondi non sono gratis, ma sono previste condizioni capestro, che potrebbero obbligare l'Italia a restituire i quattrini se non fossero rispettate le clausole contrattuali. E di quali condizioni parliamo? Ma ovvio, delle «terribili regole fiscali» che già l'anno prossimo potrebbero essere ripristinate in Europa. Detto in parole semplici, quando ci raccontavano che i soldi erano un dono di Dio, che non c'erano svantaggi ma solo vantaggi perché avremmo risparmiato fior di miliardi, beh, ci stavano raccontando balle, perché è vero che i finanziamenti hanno un tasso favorevole, ma in cambio ci leghiamo mani e piedi alle decisioni di Bruxelles, che domani potrebbe anche imporci misure draconiane per abbassare il nostro debito. Tradotto: se la Ue vuole può ordinarci la patrimoniale oppure un taglio delle pensioni, minacciando la restituzione con gli interessi di ciò che abbiamo ricevuto. Quel «basta, non ha più senso mentire» scritto nel post di Marattin è una confessione. L'onorevole renziano conferma ciò che noi abbiamo sempre detto e scritto e che la sinistra, a partire proprio da Italia viva, ha sempre negato. Le frasi dell'onorevole renziano però meritano anche un approfondimento, in quanto oltre ad alzare il velo su mesi di fandonie, Marattin afferma che ora non ha più senso continuare sparare balle. Qualche lettore forse si chiederà cosa sia cambiato per indurre il presidente della commissione Finanze di Montecitorio a una tardiva confessione. La risposta è facile: dopo mesi di polemiche e di tentennamenti ormai non si può più fare marcia indietro e bisogna ingoiare il rospo. Se n'è resa conto la stessa truppa di peones «italovivi», i quali hanno assecondato il pifferaio magico di Rignano, convinti che li avrebbe portati chissà dove e invece lo sta portando nel fosso. Dopo aver minacciato la crisi di governo e financo le elezioni se non fosse stato cambiato il piano del Recovery, Renzi si appresta a votare ciò che Giuseppe Conte gli proporrà, perché il capo dello Stato non vuole un esecutivo dimissionario proprio quando ci apprestiamo a bussare a quattrini. Risultato, il senatore semplice di Scandicci e i suoi seguaci rischiano di rimanere a litigare e a chiedere il rimpasto per mettere le mani sugli 007 e poco altro. Insomma, nel paniere dell'ex presidente del Consiglio non pare essere rimasto molto. Ergo, come dice Marattin, «non ha più senso mentire», meglio sparire. Che poi è una cosa che Renzi promise agli italiani 4 anni fa.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)