2020-03-22
I pm ora frenano sulla corruzione al Csm
Il decreto di sequestro svela che a Luca Palamara non sono più contestate presunte mazzette per le nomine, ma solo regali ottenuti per il suo ruolo. Sotto inchiesta anche Paola Balducci, ex consigliere in quota Vendola: «Per lei hotel, massaggio e prodotti di bellezza».Le 191 pagine del decreto di sequestro preventivo (per un valore complessivo di oltre 66.000 euro) emesso dal gip di Perugia Lidia Brutti nei confronti del pm Luca Palamara, dell'amica Adele Attisani e del lobbista vicino al Pd Fabrizio Centofanti, svelano che il caso Csm sta prendendo una piega inaspettata, un po' diversa da quella raccontata dai giornaloni tra maggio e luglio 2019. Se ne deduce che i pm umbri, i quali con le loro indagini avevano causato un ribaltone della maggioranza del parlamentino dei giudici, hanno dovuto fare una parziale retromarcia. Non contestano più la corruzione di Palamara per un atto contrario ai doveri d'ufficio, che i pm dopo anni di indagini (iniziate già a fine 2017) non hanno trovato, ma la più generica corruzione per l'esercizio della funzione. Gli avvocati difensori, Roberto Rampioni, Benedetto e Mariano Buratti, hanno già fatto istanza di Riesame e depositeranno a breve una richiesta di revoca del provvedimento «convinti che anche le residuali ipotesi saranno presto chiarite». In sostanza Palamara avrebbe ricevuto utilità per il ruolo che ricopriva, anche se nei capi di imputazione non vi è alcun riferimento all'attività di ufficio o di consigliere del Csm mentre tutto è incentrato sulle utilità ricevute, consistite in gran parte nei lavori a casa della Attisani che però Centofanti non ha pagato. L'imprenditore Piero Perciballi non ha, infatti, riscosso neppure un euro e non ha emesso neanche una fattura sebbene i lavori (la costruzione di una veranda e altre opere di ristrutturazione e manutenzione) siano andati avanti per tre o quattro anni. A carico di Palamara resta la contestazione di viaggi aerei e di nove soggiorni in albergo tra Madonna di Campiglio, Favignana, Dubai, Madrid (nel pacchetto pure i biglietti per Roma-Real Madrid), San Casciano dei Bagni del valore di circa 19.500 euro, di cui contestabili quelli successivi al 2012 per un importo di 7.600 euro. A pagare sarebbe stato Centofanti, il cui «atteggiamento costantemente munifico» per il giudice non è spiegabile con l'amicizia, ma frutto di una relazione «inquinata da interessi non confessabili». Nel decreto c'è però una grossa sorpresa: scompare dai capi di imputazione la dazione di 40.000 euro per favorire la nomina a procuratore di Gela di Giancarlo Longo, che costituiva il capo A del decreto di perquisizione nei confronti di Palamara del 30 maggio 2019. Di quel pagamento gli inquirenti sembrano non aver trovato traccia. Nella motivazione della Brutti si parla tuttavia delle nomine dei magistrati Carlo Maria Capristo, Longo e del procedimento disciplinare di Marco Bisogni ma, come detto, tali presunti illeciti interessamenti attribuibili a Palamara non vengono riportati nei capi di imputazione. Si ammorbidisce anche la posizione dell'avvocato Piero Amara, già arrestato e condannato per corruzione in atti giudiziari e sospettato di essere il motore di tali sponsorizzazioni illecite. I pm, riferendosi ai suoi rapporti con Centofanti, con l'avvocato Giuseppe Calafiore e con Longo, si limitano a parlare di «una condivisione di interessi che ha sfiorato l'ambito delle competenze del Consiglio superiore della magistratura». Quindi non ci sarebbe stato sfondamento a Palazzo dei Marescialli, contrariamente a quanto sostenuto dai giornali nei mesi scorsi.Nel suo interrogatorio Longo ha ammesso un rapido abboccamento con Palamara prima che quest'ultimo iniziasse una partita di calcetto, ma ha anche detto di aver incontrato l'attuale presidente del Senato, all'epoca consigliere del Csm, Maria Elisabetta Alberti Casellati e l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, il quale su Facebook ha rivendicato: «Era mio dovere ricevere i magistrati che mi chiedevano appuntamento». Dal decreto scopriamo che è stata iscritta sul registro degli indagati per lo stesso reato contestato a Palamara anche l'avvocato romano Paola Balducci, ex consigliere del Csm ed ex deputato con i Verdi. Nel 2014 è stata eletta componente del Csm in quota Sel, il partito di Nichi Vendola. Su di lei i pm hanno iniziato a indagare dopo aver ascoltato un'intercettazione in cui Palamara esclamava: «Centofanti gli ha pagato tutte le vacanze alla Balducci […] perché Pignatone andava a mangiare dalla Balducci […] perché la Balducci gli rompeva il cazzo “amico mio mi fai conoscere quello che organizza i viaggi e tutto quanto"».I magistrati rimarcano di non avere trascurato alcuna pista e di aver scoperto che in effetti Centofanti aveva fatto alcuni omaggi alla Balducci, «in proprio e quale amministratore di fatto della società Energie nuove srl». L'elenco comprende un soggiorno in una spa di Bagno Vignoni, un altro in un hotel di Barcellona, un massaggio in un hotel di via Veneto a Roma e quasi 1.700 euro di prodotti di bellezza per un totale di circa 3.900 euro pagati tra il 2015 e il 2016. Nell'interrogatorio del 27 dicembre 2019 l'avvocato Balducci ha spiegato che il massaggio pensava fosse una promozione, ha negato l'acquisto di prodotti di bellezza e non è stata in grado di fornire indicazioni in merito al soggiorno di Barcellona. Ha dichiarato anche di aver conosciuto Centofanti quando era a Montecitorio: «Mentre ero in Parlamento, e siamo nel 2008, ricordo che veniva a parlare con i membri della commissione Bilancio per questioni inerenti i due gruppi per cui lavorava (tra cui Acqua marcia spa, ndr). Posso definirlo un lobbista». Nelle carte del decreto di sequestro emerge anche una vicenda che riguarda il Giglio magico. Le toghe perugine scrivono di aver ricevuto dalla Procura di Milano un verbale di sommarie informazioni, pieno di omissis, reso nel luglio scorso dall'imprenditore Andrea Bacci, già stretto collaboratore di Matteo Renzi, nonché ristrutturatore della villa dell'ex Rottamatore. Bacci ai pm racconta di una richiesta di Amara, che aveva conosciuto tramite un poliziotto: «Mi parlò del dottor Capristo, procuratore della Repubblica di Trani, che voleva andare alla Procura della repubblica di Firenze e mi chiese di sponsorizzare tale trasferimento presso Luca Lotti». Bacci e Capristo si conobbero di persona e il magistrato «compulsò» l'imprenditore «per evitare di andare in una sede del Nord» e per essere trasferito in Toscana: «Capristo mi disse che voleva un contatto con Lotti per avere tale trasferimento a Firenze. Andammo a cena e casualmente incontrammo Lotti e io mi recai al tavolo di Lotti, ma lui non ne volle sapere in quanto era stanco e non voleva parlare di lavoro. Poi comunque Capristo riuscì a parlare per poco tempo con Lotti e ad avvicinarlo. Questo incontro è avvenuto in un ristorante di via dell'Orso a Roma». Il gip conclude che tali dichiarazioni dimostrano come Amara per cercare di incidere sul Csm poteva contare non solo sull'asse Centofanti-Palamara, ma «disponeva anche di altri mediatori».
Jose Mourinho (Getty Images)